No, non quel Gigi Riva. Equivoco compagno di una vita che fa da premessa alla presentazione dell’altro Rombo di Tuono. E cioè il giornalista/scrittore/inviato di guerra/sceneggiatore bergamasco solo omonimo del mancino di Leggiuno. Una volta scavallato l’impasse, restano le straordinarie empatia ed emozione con cui l’attuale editorialista del gruppo L’Espresso ha letteralmente stregato la platea dei soci ed ospiti del Panathlon Club La Malpensa che martedì sera hanno partecipato al primo meeting del nuovo biennio tenutosi presso il Tiro a Volo di Fagnano Olona. Assolto il passaggio di testimone (pardon, di spilletta), tra il Past President Massimo Tosi e il neoeletto Presidente Giovanni Castiglioni, l’ingresso di due nuovi panathleti (il Fiduciario Provinciale del CONI di Varese nonché Vice Presidente vicario di ASSB Fabrizio Ranisi e l’atleta della Pro Patria ARC oltre che ideatore delle Survivor Series Stefano Longo), salutata la visita pastorale del Governatore di Area 2 Lombardia Attilio Belloli e ricordata con i famigliari la parabola sportivo/imprenditoriale dell’indimenticato ed indimenticabile Cesare Cerana, il palco è stato tutto di Riva.

Innesco della relazione il link con “Non dire addio ai sogni” (opera inserita nella sestina vincitrice del Premio Bancarella Sport 2021 di cui il Consigliere del club Gabriele Gianduia è stato Grande Elettore). Un romanzo del reale (o realtà romanzata) che smaschera il dramma tutto contemporaneo della tratta di giovani aspiranti calciatori africani giunti in Europa con il sogno (poi trasformato in miraggio), di diventare assi del football. Da lì come in un mirabolante gioco ad incastri, il viaggio di Riva accompagna gli astanti tra le nefandezze delle guerre balcaniche (sedimentate nel suo libro forse più iconico, “L’ultimo rigore di Faruk”), passando per aneddoti talmente paradossali da essere verissimi.

Come il casuale incontro aereo con Maradona nell’86 (“Ti occupi di politica internazionale? Continua a farlo perché il calcio è una cosa seria”, la fulminante replica del Pibe ad una richiesta di intervista), un posto di blocco iracheno passato solo grazie alla password Francesco Totti, la semifinale Germania – Italia del 2006 vissuta tra i militari di Hamas nella Striscia di Gaza, fino alla sfida Stalin/Tito giocata a colpi di ordini di servizio e confinamenti nei gulag durante i Giochi di Helsinki del 1952. Sullo sfondo la perdita di innocenza (semmai c’è stata) dello sport moderno e la strumentalizzazione politica e identitaria di molti campioni tramutati in idoli. Un percorso di consolidato cinismo in cui l’umano deve spesso scendere a patti con il sistema. E non sorprende che l’ultima opera (in uscita per Mondadori) sia lo struggente “Il più crudele dei mesi”, diario al limite dell’autobiografico che ricostruisce le 188 vittime della sua Nembro durante la prima ondata del Covid. Libro andato in stampa solo qualche giorno dopo la perdita della madre. Circostanza origine di una struggente dedica e di un tumulto emotivo.   

Competente senza apparire polveroso, confidenziale oltre ogni retorica, magnetico al limite del rapimento. Semplicemente, Gigi Riva. No, non quel Gigi Riva.                       

Redazione

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