Siamo arrivati al termine di questa pazza stagione per la Pallacanestro Varese che domenica alle ore 20:45 sul parquet dell’Enerxenia Arena saluterà il campionato 2021/2022 di LBA.

Un’annata a dir poco particolare che però ha lasciato in dote una salvezza preziosissima, passata attraverso la rivoluzione orange dell’esonerato coach olandese Johan Roijakkers che, oltre a restituire punti ed identità in campo ai biancorossi, tralasciando poi i motivi per i quali è stato cacciato, ha portato anche una sorta di rivoluzione nei modi di fare e pensare soprattutto rispetto ai giovani dando molto spazio a Nicolò Virginio e soprattutto Matteo Librizzi.

La giovane guardia con Roijakkers aveva trovato una propria dimensione, addirittura da titolare nello starting five varesino, con la prima squadra, che lo aveva messo in luce in tutta Italia. Una fama frutto del tanto lavoro che Librizzi ha sempre fatto in palestra, della crescita esponenziale mostrata e dell’ottimo valore del giocatore, che ha saputo al meglio giocarsi le sue carte nonostante un evidente gap fisico contro i soliti rispettivi avversari.

Un problema che non è mai parso un ostacolo per Matteo, capace di andare ben oltre le difficoltà con spirito di sacrificio, sudore e tanto, tantissimo lavoro sulle gambe in difesa, abbinato ad una grande personalità palla in mano ed una buona tecnica al tiro, soprattutto dalla distanza.

Qualità che, dall’addio di Roijakkers, si son viste meno per un minutaggio tornato a ridursi considerevolmente dal momento dell’arrivo di coach Alberto Seravalli in panchina. Niente quintetto e pochi minuti contro Tortona, in cui Librizzi si è comunque messo in mostra con due triple in altrettanti tiri, con la Fortitudo Bologna e con Brescia.

Tre gare, soprattutto quella con Bologna, cruciali per la salvezza varesina, nelle quali il coach ferrarese ha deciso di impostare il proprio piano tattico su una maggior fisicità per contrastare al meglio le caratteristiche di squadre molto più fisiche e possenti di Varese. Un sistema di gioco in cui la figura di Reyes, l’uomo della discordia nell’affaire Roijakkers, è stata determinante per offrire atletismo e muscoli ad un reparto lunghi altrimenti in sofferenza.

Una scelta assolutamente legittima e che si è rivelata vincente, vista la salvezza conquistata ma che gioco forza ha tolto minuti e spazio al talentino biancorosso.

Perché tutto questo discorso? Perché Andrea, un tifoso biancorosso, ha deciso di scriverci proponendo per l’ultima partita stagionale un modo per dare risalto a quella mossa, Librizzi in quintetto, ed al tutto lo starting five tipico della gestione Roijakkers, che a conti fatti ha rappresentato il cambio di marcia in casa biancorossa: “Ciao, come molti tifosi sono molto soddisfatto della salvezza raggiunta in una annata a dir poco travagliata . È inutile nascondere il fatto che il principale artefice di quello che non esiterei a definire miracolo sportivo è coach Roijakkers. Mi rendo conto che è improponibile tributargli elogi pubblici dopo i fatti che ne hanno determinato l’allontanamento, ciò non di meno io (e credo molti tifosi come me) ritengo di avere un debito di riconoscenza nei confronti di questo personaggio apparso dal nulla che ha saputo riaccendere la passione in una città… depressa! E vengo al punto: si potrebbe tributare il giusto riconoscimento a squadra e coach iniziando l’ultima gara contro Sassari con lo starting five che è stato il marchio di fabbrica della gestione Roijakkers: con Librizzi in campo (cosa che non è successa nelle ultime uscite). Potreste farvi promotori di questa proposta ?Grazie Andrea“.

Un pensiero, quello di Andrea, di grande attualità e senza dubbio largamente condiviso tra gran parte della tifoseria biancorossa, che ci ha dato spunto per questo articolo e chissà, magari potrà darlo anche allo staff biancorosso al momento della scelta del quintetto base domenicale.

Alessandro Burin

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