Piscinin, brut e cativ. Si dice così in Lombardia e, vedendo la nuova Pallacanestro Varese che si sta andando a delineare, sembra proprio un detto adatto al contesto, se si esclude il “brutti” ovviamente.
Piccoli, agili, intensi, cattivi, sportivamente parlando, rapidi, versatili, tutte qualità che il nuovo corso in casa biancorossa vuole vedere sul parquet il prossimo anno, continuando a seguire quel solco che già Johan Roijakkers la passata stagione aveva iniziato a tracciare.

L’idea di Scola, Arcieri e Brase è quella di vedere una Varese che sappia condurre il ritmo della gara, giocando molto sulla rapidità e versatilità dei propri interpreti, puntando su un’ottima fase difensiva, capace di creare tante situazione di transizione. Ma non solo, perché a difesa schierata, l’idea è quella di avere una squadra che sappia far girare tanto e rapidamente la palla, creando ribaltamenti di lato continui che possano aprire la difese avversarie senza dare punti di riferimento.

In questo senso, sarà molto interessante vedere all’opera la nuova batteria di esterni biancorossi: De Nicolao, Ross, Brown, Woldetensae, in attesa di un’altra guardia-ala piccola? Chissà, intanto i quattro sono questi, tenuto conto che ad oggi Librizzi fa parte del roster e le probabilità che vi ci rimanga sono alte, nonostante l’affollamento nel reparto.

Un gruppo di esterni capace di alternarsi, di scambiarsi di posizione, di non dare punti di riferimento alle difese avversarie, puntando sulla capacità dei singoli giocatori di fare più cose e non rimanere ancorati ad un ruolo fisso. Questo perché, se De Nicolao è forse il più inquadrato nel ruolo come play, Ross, grazie alle sue qualità balistiche, ha la capacità di giocare da due senza problemi, così come Brown che, pur nascendo guardia, ha numeri e fisico per giocare stabilmente come 3, sulla linea ad esempio di quanto fatto con la maglia del Darussafaka. Attenzione poi, perché l’ipotesi poi di vederli tutti e tre in campo insieme non è assolutamente da scartare, sapendo di poter contare su un Woldetensae in alternativa, capace di equilibrare la grande verve offensiva dei due nuovi americani, con un massiccio lavoro in difesa nell’1vs1.

In tutto questo si aggiunge Justin Reyes che, per quanto venga inquadrato molto più come un 4 che come un 3, ha le capacità e l’abilità di giocare da ala piccola, puntando su una struttura fisica e un atletismo che gli permetterebbero di sovrastare il diretto marcatore. Poi si apre il discorso lunghi, con Caruso più statico di Owens ma capace di colpire sia dalla media che dalla lunga distanza, mentre il nuovo centro a stelle e strisce ha tutte le caratteristiche per fungere da pendolo centrale del roster, capace di flottare rapidamente tra le due fasi di gioco, dando quantità e centimetri nella lotta a rimbalzo e nella copertura dell’area.

Cosa manca ad oggi? Mancherebbero un po’ di chili nel pitturato, cosa che proveranno a mettere in campo il solito Giancarlo Ferrero, che vede sempre più un futuro da 4 nel suo destino e Nicolò Virginio, che sta lavorando sempre più sulla propria crescita fisica, a meno che la società non decide di lasciare la strada vecchia (l’idea di acquisire un ultimo esterno), per intraprendere una nuova (puntare su un 4 fisico e strutturato che possa aiutare Owens e Caruso a reggere il peso della lotta nelle aree di tutta la LBA).

Ipotesi, quest’ultima, che a breve verrà svelata e che comunque non cambierà l’idea di base di una Varese che vuole correre, puntare sull’aggressività e l’intensità di gioco per costruirsi un destino vincente.

Alessandro Burin

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