Terza giornata di campionato e secondo appuntamento casalingo per la Pallacanestro Varese che affronta la Dolomiti Energia Trento in cerca del riscatto dopo la sconfitta di Brescia. Una gara dai due volti quella di sabato scorso. Nella prima parte una OJM spumeggiante e fiera di sé, una squadra che ha letteralmente travolto nei primi 25′ di gara. Ritmo, contropiede, recuperi e gioco di squadra in velocità. Simbolo di questa Varese proprio il suo capitano. Un Ferrero capace di infilare un percorso netto dall’arco con un pesante 5/5 che ha catalizzato anche gli improperi della curva bresciana nel vedere i propri beniamini impotenti di fronte a cotanta dimostrazione di forza. Poi, però, è giunto il rovescio della medaglia.

Quando Brescia ha capito che poteva e doveva dare di più in difesa, l’OJM si è progressivamente spenta andando a sbattere ripetutamente contro la difesa della Germani. Certamente, oggi, questo è uno dei limiti della squadra allenata da coach Brase. Se sarà un problema strutturale oppure uno risolvibile ce lo dirà solamente il tempo che nella pallacanestro si traduce col lavoro in palestra. In una gara così tirata, perché alla fine si è risolta in volata ed un tale arrivo contro una formazione di elevata caratura come quella di Brescia è da ritenersi un pregio, alla fine hanno pesato i tanti secondi e terzi tiri concessi dai biancorossi in difesa.

Insomma, un altro indizio che porta al solito problema di centimetri e chili che mancano a questa formazione. Un’altra costante è stata anche l’ultimo quarto. Dopo il +15 con Sassari tramutatosi in un 87-81 finale (e 17-26 di parziale), è arrivato il +8 esterno del 30′ divenuto 88-83 per Brescia (e 28-15 di parziale). Una OJM regina al 30′, ma che fatica nell’ultimo quarto che in entrambe le occasioni è stato il periodo in cui i biancorossi hanno segnato di meno. Per ora sono solo delle tendenze che il tempo dirà se da indizi si trasformeranno in altro.

Di certo Trento è un ottimo banco di prova. La squadra di coach Molin è il solito connubio di fisicità e poliedricità, ma in questo avvio di stagione risente delle assenze di Ladurner, pivot, mentre potrà contare sul recupero del playmaker 19enne Spagnolo. Rotazioni a nove dunque in questo avvio di stagione per i bianconeri con l’immarcescibile capitan Forray a dividersi minuti con un Flaccadori sempre più a suo agio nel ruolo di regista e leader della formazione trentina. 18 punti, 6,5 rimbalzi e 2,5 assist a gara sono il biglietto da visita del varesino mancato Diego Flaccadori che a 26 anni è nel pieno della sua maturazione cestistica.

In guardia troviamo Drew Crawford, di cui parliamo in occhio a…, e Luca Conti. Nato e cresciuto a Trento, prodotto del settore giovanile bianconero, Conti si sta ritagliando anno dopo anno il suo spazio in prima squadra dando agonismo e difesa. In ala piccola troviamo Mattia Udom e il cavallo di ritorno Trent Lockett. Visto a Trento nel 2015/16 e passato anche da Treviso, Lockett è una guardiona che per fisico e tecnica può avere impatto su ambedue i lati del campo. L’ex brindisino Udom è giocatore discontinuo dall’arco, ma capace di grande impatto fisico e che sa andare forte a rimbalzo.

In attesa di Ladurner, e forse di un altro straniero dato che Trento inizia la stagione con soli 4 stranieri e 6 italiani, giostrano il talentuoso Graziulis e il pivot Atkins. Il lettone non lo scopriamo certo oggi: giocatore che abbiamo imparato a conoscere nei due anni a Trieste per la sua intelligenza sul parquet, ma anche per la capacità di attaccare il canestro in vari modi e quel tiro da fuori che può essere un’arma letale. Infine, c’è il nuovo arrivato Darion Atkins, pivot piccolino, ma di peso: 203 cm per 109 chili. Un giramondo del parquet che ha girato mezza Europa prima di arrivare a Trento, può giocare anche da ala forte, ma a Trento giocherà da pivot. Non un grande raggio di tiro ,anche se può colpire da 3 punti (nella scorsa stagione in Germania ha avuto il 32% da oltre l’arco), ha un buon tiretto dalla media, ma non è giocatore che allarga il campo.

Occhio a…Drew Crawford

Alla soglia dei 32 anni che compirà il prossimo 18 ottobre, Drew Crawford è all’ultima chiamata utile per valere un posto nel basket che conta. Figlio di un ex arbitro Nba, Crawford manca l’appello con la Nba stessa dopo una più che discreta carriera al college. Dopo un anno in G League, approda in Europa in Israele nel 2015/16, ma dovrà attendere l’anno di Cremona per scrivere qualcosa di portentoso sulle pagine del grande libro del basket. Trascina letteralmente la Vanoli alla miglior stagione della storia conquistando la Coppa Italia e venendo nominato Mvp sia della Coppa Italia che della stagione regolare del campionato italiano. Correva l’anno 2018/19. Impressionante la dimostrazione di forza fisica unita a tecnica e talento della guardia americana. Stranamente, però, dopo una stagione così eccellente Crawford trova spazio solo al Gaziantep, squadra turca non di primissimo livello. A gennaio 2020 lascia la Turchia per l’Olimpia Milano: poche gare senza impressionare prima dello stop per covid. Nel 2020/21 torna in Italia a Brescia, ma con numeri minori rispetto a Cremona: 10,4 punti e 2,9 rimbalzi a gara. Il biennale firmato nel 2020 viene rescisso a luglio 21 per firmare ad Andorra in Spagna: 20′ di media, 7,3 punti col 34% da 3. Numeri modesti per un Mvp. Le fortune di Trento passano anche dalla sue mani: se dimostrerà di poter essere il giocatore determinante di Cremona saranno guai seri per tutti, viceversa potrebbe essere l’ultima apparizione in una grande lega per la stella di Crawford.

Matteo Gallo

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