Tra le tante note positivie di questo inizio di stagione, ce n’è una che sicuramente stona, ed è quella di Tomas Woldetensae. La guardia azzurra classe 1998 infatti, sta vivendo il periodo più difficile da quando è sbarcato ai piedi del Sacro Monte, collezionando in questa stagione una serie di prestazioni assolutamente al di sotto degli standard mostrati lo scorso anno.

Standard che sorpresero tutti quando Tomas, arrivato in sordina dall’A2, si rivelò uno degli interpreti più importanti, nonchè terminale principale della rivoluzione orange targata Roijakkers, che portò Varese ad un passo dall’accesso ai playoff, stupendo tutti con quel filotto di vittorie in cui Woldetensae incarnava l’elemento giusto al posto giusto: intensità e ritmo in difesa, qualità e freddezza in attacco, soprattutto con il tiro dall’arco.

Giocatore versatile e capace di interpretare diversi ruoli, l’8 biancorosso incarna perfettamente il concetto di giocatore che il nuovo corso targato Scola-Arcieri vuole in maglia OJM ma quest’anno qualcosa non sta funzionando.
Eppure sembra tutto così strano, perché il contesto, di gioco ed ambientale, sono dei migliori. In campo, fin dal ritiro a Gressoney e nelle prime uscite stagionali, coach Matt Brase ha messo prepotentemente gli occhi su di lui, dandogli molta fiducia, investendolo di un ruolo da titolare e di primaria importanza nel suo spartito tattico, concedendogli quella centralità che ogni giocatore vorrebbe, con il compito di fare quello che sempre gli è venuto naturale in difesa, ovvero difendere forte nell’1vs1 e con libertà di esprimersi in attacco, in un gioco dove il catch and shoot, marchio di fabbrica di Tomas, è la soluzione prediletta.

Fuori dal campo le cose sembrano anche lì andare a meraviglia, con la coppia fissa ormai formata con Giovanni De Nicolao e una confidenza con Varese ormai consolidata, eppure qualcosa non va, qualcosa lo blocca.

Soffermandoci puramente sulle questioni di campo, che sono le uniche che ci interessano e sulle quali ci vogliamo esprimere, esclusa la partita di Reggio Emilia, dove Woldetensae si è mostrato nella sua totalità nelle due fasi di gioco, chiudendo il match con 14 punti in 25 minuti ed un bel 17 di valutazione, nelle altre 4 partite di campionato le difficoltà sono parse evidenti. Merito degli avversari che hanno studiato e capito come arginare il giovane azzurro o demeriti di Wolde, incapace di essere efficace come vorrebbe?

In questi casi la risposta sta nel mezzo, è chiaro che la sorpresa dei primi tempi è venuta meno e l’adeguamento sul suo modo di giocare da parte delle difese avversarie è aumentata di molto ma è anche vero, allo stesso tempo, che Woldetensae non sta mostrando quella crescita, soprattutto offensiva, che diventa fondamentale in queste situazioni. I numeri, a riguardo, sono lì a parlare: 5 punti di media nelle prime 5 partite, con il 22,2% da 2 e il 26,9% da 3.

Medie basse, che sono lo specchio del momento di Woldetensae che, anche in difesa, non sta riuscendo ad esprimersi come vorrebbe. Nonostante il tanto sacrificio che sempre mette in campo, come fatto nella gara d’esordio contro Sassari quando si era trovato a marcare Onuaku, sembano lontani, oggi, i tempi in cui stupiva tutta Europa rubando palla a Doncic in 1vs1 con la maglia della Nazionale. Emblematica in questo senso, è stata l’ultima prestazione contro Treviso dove, escluse le due difese finali, è apparso disorientato contro Banks ed in continuo ritardo su cambi e adeguamenti difensivi. Difficoltà che già si erano palesate ampiamente con Trento, quando il duo Flaccadori – Spagnolo aveva inferto gravi danni alla difesa biancorossa nella sua zona di competenza.

Un momento difficile che però può e deve solo essere parte di un processo di crescita fisiologico, nel quale a favore di Woldetensae gioca la fiducia totale ed incondizionata di coach, società e compagni, per un giocatore essenziale nello spartito tattico varesino, a maggior ragione ora che, con l’assenza di Reyes, le rotazioni si stanno accorciando e il peso difensivo da redistribuire aumenta. AAA vero Woldetensae cercasi, tutta la OJM ne ha bisogno per continuare a stupire.

Alessandro Burin

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