Dopo un inizio di stagione difficile, nelle ultime settimane si è ripreso la scena, i minuti ed un ruolo da protagonista nell’annata della Openjobmetis. Di chi stiamo parlando? Di Matteo Librizzi che, partendo dalle voci di mercato di quest’estate e arrivando alla sfida delicatissima con Tortona di lunedì 2 gennaio alle ore 19:30, ci parla della sua stagione e di quella della Pallacanestro Varese fino ad oggi.

Come valuta, ad oggi, la scelta di rimanere a Varese dopo un’estate in cui ha firmato un contratto pluriennale con la società e respinto tante sirene di mercato, provenienti soprattutto dall’A2?
“Il primo pensiero era ed è ancora quello di fare una carriera più lunga possibile a Varese, che è la squadra che tifo fin da bambino e per me sarebbe un sogno poter essere un simbolo di questa società un giorno. Le voci di mercato di questa estate erano vere, c’erano diverse squadre di A2 interessate a me e la mia volontà era quella di trovare il migliore ambiente dove poter crescere. Ad inizio anno non ho trovato molto spazio e ci può stare nella logica del nuovo sistema di squadra, dove ho gente più esperta e forte di me avanti nel ruolo, adesso però posso dire di essere felice della scelta fatta quest’estate e spero che anche con il roster al completo, possa dimostrare di valere questo livello”.

Cosa l’ha convinta a rimanere?
“Ho fatto una bella chiacchierata con Scola e Arcieri, mi hanno illustrato progetto e prospettive e mi hanno convinto. Il modo in cui a Varese si lavora sul giocatore in maniera individuale è super, infatti il primo pensiero che ho fatto è stato relativo a quanto avrei perso ogni giorno andando a giocare da un’altra parte. In più c’è un clima davvero fantastico e il rapporto tra giocatore e società è straordinario”.

Quanto ha inciso sul suo poco utilizzo ad inizio stagione l’infortunio al ginocchio che ha avuto proprio poco prima del campionato?
“Sinceramente non so dirti quanto, anche perché per quell’infortunio ho saltato le prime due partite ma poi sono rientrato e comunque ho giocato poco. Sicuramente non ha aiutato però c’è stato poi un percorso, per fortuna, che mi ha portato a recuperare minuti e spazio”.

Nelle ultime 4 partite è tornato ad avere quel ruolo importante in squadra che già l’anno scorso si era conquistato con il duro lavoro…
“Sì è vero. Secondo me questo avviene perché ogni volta che entro riesco a dare quel qualcosa in più che magari i miei compagni più esperti non danno, soprattutto a livello di intensità, aggressività e fame”.

Coach Brase le chiede proprio questo?
“Sì. Anche perché quest’anno i leader tecnici e carismatici sono ben delineati: Ross, Johnson e Brown. Il coach in me cerca quell’energia che possa spingere anche i nostri leader a dare quel qualcosa in più nei momento in cui la fatica inizia a farsi sentire e secondo me, da questo punto di vista, sto facendo un ottimo lavoro, facendomi trovare pronto quando sono chiamato in causa”.

Com’è condividere il ruolo con un giocatore dal calibro NBA come Brown?
“Proprio perché è Brown, ovvero una persona super, per me è qualcosa di unico. Mi ha sempre trattato, anche se avrebbe potuto non farlo, come un suo pari. Non è mai arrivato facendo il supponente o “tirandosela” per il suo passato ma si è sempre dimostrato disponibile e gentile. Questo è un plus enorme da aggiungere alle sue qualità tecniche, che gli permettono di segnare in qualsiasi modo e tattiche. Per me che amo difendere, vederlo giocare, vedere come aggredisce il diretto avversario, come lo marca, come interpreta il ruolo è un insegnamento. Nonostante possa anche permettersi a volte di dare qualcosa meno in difesa per essere più incisivo in attacco, lui non si risparmia mai, vuole sempre marcare il più forte giocatore avversario, ama sudare e faticare prima in difesa che in attacco e questo è un esempio per me. E’ un giocatore completo”.

Le faccio due nomi: Pajola e Ruzzier. Come li ha limitati nelle ultime partite giocate contro?
“Con Ruzzier ho qualità fisiche simili e mi è venuto più facile da marcare, non avendo il gap fisico che invece avevo nei confronti di Pajola. In entrambi i casi li ho limitati con la giusta grinta e voglia. Con Pajola è chiaro che cercavo di anticipargli la ricezione di palla in post, situazione mai verificatasi contro Ruzzier”.

Arriva Tortona ora. Cosa dovrete fare lei e la squadra per conquistare i due punti e l’accesso alle Final Eight di Coppa Italia?
“Loro sono sicuramente una squadra tra le top del nostro campionato. Per vincere dovremo difendere tutti assieme, sicuramente proveranno ad attaccarci sotto canestro come hanno fatto già altri in stagione e lì dovremo essere bravi nelle rotazioni, negli aiuti difensivi, nei raddoppi, per rispondere all’onda d’urto che ci arriverà contro. Dovremo essere più attenti rispetto ad altre volte”.

Pensa che nelle ultime settimane sia proprio mancata un po’ d’attenzione a livello di applicazione difensiva?
“Secondo me ciò che è mancato nelle ultime gare è un po’ la spinta finale. Magari difendiamo bene per 20 secondi sui 24 dell’azione e ci perdiamo quell’attimo che manda poi in fumo il lavoro fatto fino a quel momento. Penso che ci manchi solo quest’ultimo step per essere una squadra ncora più forte di quanto non lo siamo già”.

Alessandro Burin

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui