Dopo una vita alla Castellanzese e qualche altra esperienza tra Prima Categoria e Promozione, Alessio Nardone è approdato al CAS Sacconago dove è rimasto per sei anni, conquistando anche il passaggio dalla Prima Categoria alla Promozione. All’inizio di questa stagione il classe ’92 ha provato ad alzare il livello, ma non ha trovato grande fortuna al Meda.

A 30 anni giocare diventa fondamentale e quindi il mediano ha deciso di cambiare di nuovo tornando al CAS, squadra che ormai è come una seconda casa per lui. Il gruppo di Luciano Cau ha grandi potenzialità ma al momento non è riuscito ancora ad esprimerle al meglio: una rosa giovane giovane può mancare della giusta mentalità ed è qui che scende in campo Nardone che, grazie all’esperienza maturata negli anni, vuole essere leader ed esempio per il suoi compagni. L’obiettivo per il CAS è la salvezza: questa sosta potrà essere utilizzata per recuperare le energie e provare a migliorare alcuni aspetti per prepararsi ad affrontare al meglio la seconda parte di stagione.

Ripercorriamo insieme la tua carriera
“Ho giocato per quasi vent’anni alla Castellanzese, dal settore giovanile fino alla prima squadra, dove ho esordito a 15 anni. Ho vissuto un’esperienza molto bella, con alti ma purtroppo anche qualche basso. Nel 2015, ultimo anno a Castellanza, ho conquistato il passaggio da Prima Categoria a Promozione, rifacendomi da una retrocessione di qualche stagione prima. In quegli anni ho svolto qualche provino, ma l’unico momento in cui sono andato via è stata una parentesi al Roncalli per una stagione in Eccellenza che è anche il mio traguardo più alto raggiunto in carriera. Dopo sono andato all’Antoniana, al Saronno, alla Cantalupo e successivamente per 6 anni al CAS. Siamo saliti in Promozione e l’anno dopo stavamo disputando un buon campionato ma il Covid lo ha interrotto. Quest’anno ero andato al Meda per poter fare uno step in più ma non è andata come speravo, quindi ho deciso di tornare al CAS”.

Cosa non ha funzionato al Meda?
“Personalmente non ho nulla da recriminarmi: ho dato il massimo in ogni momento. Nonostante conoscessi già il mister non è scoccata la scintilla e nel frattempo se n’è andato anche il direttore sportivo Cavallini che era colui che mi aveva contattato. Dopo alcune tribune e panchine di troppo ho pensato fosse meglio andarmene: ci siamo lasciati con grande serenità. C’è sicuramente un po’ di rammarico perché vedendo la posizione occupata dal Meda mi sarebbe piaciuto giocarmela, ma non è andata come speravo”.

Perché hai deciso di tornare al CAS?
“Mi sembrava la scelta più logica: conosco bene l’ambiente e loro conoscono me, sanno cosa posso dare. Arrivato a 30 anni per me l’importante è giocare e sapevo che qui avrei potuto ancora dire la mia: anche perché stare in panchina non piace a nessuno. Mi avevano contattato altre squadre ma ho preferito tornare dove sapevo che sarei stato bene. Tra l’altro la prima partita dal mio ritorno al CAS l’ho giocata proprio contro il Meda”.

Quali sono gli aspetti sui cui poter migliorare?
“Siamo un gruppo piuttosto giovane quindi bisognerà sicuramente lavorare sulla mentalità. La prima squadra è diversa dalla juniores e il passaggio non è sempre semplice. Le qualità ci sono e proprio per questo cambiare la mentalità diventa fondamentale per fare il salto di qualità e lottare per la salvezza: unico obiettivo che ci possiamo prefissare e che dobbiamo raggiungere a tutti i costi. Ovviamente avere un gruppo giovane non può e non deve essere una giustificazione, anche perché scendiamo in campo tutti e può capitare a chiunque di non essere sempre al top”.

Invece hai ancora qualche soddisfazione che vorresti toglierti personalmente?
“Nella mia testa c’è sempre la speranza di poter salire di categoria, ma so che quel treno è già passato da anni. Ho dato molto al calcio e continuerò a farlo finché non smetterò. In squadra sono uno dei più “vecchi” e voglio essere il leader e trascinatore della squadra. Il mio obiettivo al momento è quello di essere un esempio per i miei compagni più giovani”.

Come vivrete la sosta?
“Avere tanto tempo per allenarsi ti può dare la possibilità di migliorare, provare nuove soluzioni o cambiarne altre che magari non hanno funzionato. La sosta sicuramente a noi farà comodo, mentre magari potrà minare le squadre che hanno già più certezze. Inoltre ricaricare le pile e recuperare gli infortunati con calma ci darà la possibilità di preparare al meglio la seconda parte di stagione”.

Giovanni Enrico Civelli

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui