Derby perso? No problem. O meglio: la sconfitta fa sempre male, a maggior ragione in casa della Varesina al termine di una partita oggettivamente brutta in cui i biancorossi hanno compiuto un passo (o due) indietro rispetto a domenica scorsa. Ma nello sport c’è di più. E allora ecco che, all’uscita dallo stadio di Venegono Superiore, il solito manipolo di irriducibili capeggiato da Maurizio Bertani ha dato via all’immancabile terzo tempo.

Bottiglie stappate, pane e salame. La semplicità, la grande bellezza. Sì perché il Varese è qualcosa che non si può spiegare, se non vivendolo. Tra un sorso e l’altro si commenta il match: cosa è piaciuto, cosa no, io avrei fatto questo, io avrei fatto così, io avrei messo lui, io avrei tolto quello là, aspettative, previsioni per il futuro (ma l’attaccante quando arriva?) e… tante risate. Ripetiamolo: nello sport c’è di più. Il Varese è i suoi tifosi e finché la fiamma della passione continuerà a bruciare non ci potrà essere sconfitta.

Se il terzo tempo di Venegono è giunto dopo un ko nel derby, figuriamoci quando arriveranno le vittorie in un girone particolarmente apprezzato per le trasferte enogastronomiche come quello piemontese/ligure. A prescindere da come andrà la stagione questa è già una vittoria per il Varese: al netto di tutto, la squadra e il nuovo corso risulta più “simpatico” e una sconfitta di inizio stagione (dolorosissima, per carità) può tranquillamente esser buttata giù con un buon sorso di vino.
Ora testa al campionato: 38 battaglie aspettano i biancorossi e, prescindere da come andrà, 38 terzi tempi sono tutti da vivere.

Matteo Carraro

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