Prosegue il nostro viaggio all’interno del Budokai a Ispra, in cui il Maestro Valter Scolari, ex judoka agonista, cintura nera all’ottavo dan e l’istruttore Anzani, ci illustrano la nota e diffusa arte marziale nipponica, il Judo, evidenziandone l’aspetto relazionale, sportivo ed educativo.

Maestro Scolari, come si avvicinò al Judo?
“A vent’anni non conoscevo questa disciplina e vidi sul marciapiede delle pubblicità con su il numero dell’allora Asahi Judo Club, una palestra piccola, che scelsi di frequentare. Nel complesso, quest’arte marziale giapponese mi incuriosì molto e me ne appassionai, anche grazie ai metodi di lavoro del mio Sensei dell’epoca. Sono stato anche un judoka agonista e nella mia carriera ho vinto un campionato italiano cinture marroni, la medaglia di bronzo agli assoluti o nazionali senior e un campionato regionale medaglia internazionale, senza categorie di peso. Sono arrivato secondo al Trofeo Malatesti di Firenze ed ho vinto il Trofeo Torrazzo a Cremona, nei primi anni settanta. Ho svolto anche delle gare private all’estero con l’allora società Bussen, poi divenuta associazione amici del Judo. Iniziai ad insegnarlo quando mi recai a Gallarate, per sostituire Aldo Piatti, un ragazzo dell’epoca, che smise per motivi di studio. Mi ispiravo alle lezioni del mio Sensei e presso l’allora Centro della gioventù di Gallarate, gestito da un prete, disponevo di centosettanta iscritti, nel complesso adolescenti. Sempre a Gallarate, continuai con piacere ad insegnare il Judo, in un’ altra società, gestita da un Maestro di Karate”.

Quali sono i suoi benefici a livello psico-fisico?
“Il Judo è istruttivo, educativo, perché insegna ai ragazzi il rispetto reciproco ed aiuta anche a stringere delle nuove amicizie. Secondo il suo fondatore, il professor Jigoro Kano, il suo scopo è il miglioramento di sé stessi ed anche il rendersi socialmente utili nei confronti del prossimo. Jigoro Kano né codificò le tecniche, volgendole a fini educativi. Dal punto di vista fisico, il Judo consolida l’elasticità e la prontezza di riflessi, mentre da quello psicologico, lavora sulla forza di volontà e sulla pazienza. Nel momento in cui si insegna ad eseguire una tecnica del Judo, il Maestro dovrebbe comunicare e considerare a tutte le diverse menti dei suoi allievi. La pratica del Judo non ha limiti d’età, ed è quest’arte marziale ad adattarsi alle persone”.

Nel Judo, qual è lo scopo del combattimento?
“In gara, nel combattimento regolamentato, si ha la possibilità di esprimere le proprie abilità ed il proprio carattere. Un’ altra prova da superare è il controllo dell’emotività a causa del pubblico e ciò vale anche per la vita quotidiana. Il Judo prevede sia il combattimento in piedi che quello da terra; anche da terra bisogna immobilizzare l’avversario, mediante una leva o uno strangolamento. Sono incluse anche le tecniche di sacrificio, quelle in cui si proiettano gli avversari buttandosi per terra. Un incontro si può vincere anche proiettando bene il contendente. Nel Judo sono essenziali sia i katà che la difesa personale, nota in giapponese come “Shinken Shobu Waza”, una forma di combattimento reale che comprende la conoscenza dei punti vitali, la difesa in caso di aggressioni con armi, tra le quali pistola, bastone o coltello, in cui oltre alle leve e alle proiezioni, vi sono anche delle tecniche di pugno e di calcio, le stesse previste nel Karate. Quest’ arte marziale non prevede diversi stili, è unica”.

Avete dei judoka agonisti?
“Attualmente sì e ne ho avuti anche in passato. A Gallarate ebbi degli allievi che vinsero la Coppa Italia. Franco Ghiringhelli, sessantatra anni, ha vinto due campionati del mondo e un europeo nella categoria Master, circuito creato dalla FIJKLAM. Marco Ghiringhelli, insegnante di Judo a Varese, ha vinto due campionati europei ed ottenuto il secondo posto ai Mondiali. Le donne si allenano insieme agli uomini e tra le loro finalità, non vi è quella del potenziamento fisico. In occasione degli esami, per il passaggio tra i diversi gradi delle cinture, chiedo ciò che spiego durante l’anno. Ad esempio, per il conseguimento della cintura gialla, l’allievo deve dimostrare di saper eseguire correttamente tre tecniche in piedi e tre a terra. Intendiamo insegnare ai nuovi ragazzi il Judo in senso educativo, e far sì che siano persone corrette anche nella vita quotidiana”.

Istruttore Anzani, quali basi del Judo insegnate ai bambini?
“Sono responsabile tecnico e seguo tutte le fasce d’età presso il nostro club Budokai, dai più piccoli quindi bambini in età pre-scolare, dai tre ai cinque anni. Per loro sono previsti dei corsi di Mini-judo allo scopo di avvicinarli alla disciplina.  Dai 6 anni in poi, gestisco diversi corsi con il Maestro Scolari. Le basi che forniamo sono sia quelle del Judo che di ginnastica e psico-motricità; già a partire dall’età di tre anni, insegniamo il contatto fisico con gli altri bambini, le regole di igiene, il rispetto fra loro e anche nei confronti degli istruttori. Grazie al Judo acquisiscono sicurezza, tenacia, responsabilità e sviluppano abilità nel gestire le situazioni in materassina e non solo. Per esempio, un bambino cintura arancione deve essere d’esempio educativo per una nuova cintura bianca”.

Come prepara i judoka agli esami e alle gare?
“Alleno gli adolescenti sul katà e sulle tecniche da dimostrare agli esami, nei quali ad esempio, alle cinture marroni sono richieste tutte le tecniche del Go-Kyo nel Judo. Con il gruppo adolescenti e giovani, lavoriamo anche sull’aspetto agonistico e la preparazione consiste anche nel potenziamento fisico. Eseguiamo i randori, degli esercizi propedeutici ai combattimenti di Judo in gara, noti in giapponese come shiai”.

Nabil Morcos

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