Tra poco meno di una settimana sarebbe scaduto l’iniziale termine per presentare eventuali proposte per la riqualificazione/ristrutturazione del “Franco Ossola” di Varese (con conseguente apertura delle buste prevista per il 29 marzo), deadline fissata dal Comune per consentire ad altri investitori di rappresentare un’alternativa allo studio di fattibilità e alla proposta di realizzazione presentata dal Città di Varese in sinergia con Aurora Stadium il 16 novembre 2023.

La scorsa settimana, tuttavia, per voce dell’Assessore allo Sport Stefano Malerba, il Comune ha prorogato la scadenza al 27 giugno (con apertura delle buste prevista per il 5 luglio). Decisione passata quasi in sordina (dopo gli aggiornamenti sulla palestra di roccia di San Fermo, sui lavori alle Bettole e sulla querelle parcheggi al Palaghiaccio) che non ha fatto altro che alimentare il pensiero quasi collettivo del: “Non si farà mai”. Malerba, nel suo intervento, ha invece ribadito come la questione stadio sia di assoluto interesse e che, proprio vista l’importanza dell’intervento e la richiesta di integrazioni e chiarimenti, si sia deciso di prorogare il termine.

Se da un lato i malpensanti potrebbero puntare il dito contro il Comune reo di procrastinare, dall’altro appare quella che potrebbe esser definita una mancanza di rispetto nei confronti del Città di Varese. La domanda da farsi, pertanto, non è “perché il Comune non vuole che lo stadio sia rifatto?” (interrogativo che serpeggia tra qualche tifoso ma che viene subito spento rimarcando il fatto che il Comune stesso abbia aperto una manifestazione di interesse), bensì “perché sembrerebbe che il Comune stia ostacolando il Varese Calcio?”.

Condizionale che decade nel momento in cui si ritorna al 17 novembre 2023, quando nessun rappresentate del Comune partecipò alla conferenza indetta da Varese e Aurora Stadium per la presentazione del progetto. Il motivo? L’Amministrazione comunale avrebbe senz’altro gradito ricevere tutta la documentazione in anticipo rispetto alla conferenza pubblica, seppur questo non ne giustifica l’assenza visto che il mancare ad un appuntamento del genere sembra quasi aver certificato un “non interesse” nei confronti di questa proposta. L’apertura ad altri investitori, del tutto legittima, potrebbe inoltre apparire come un volersi aprire a soluzioni alternative che non coinvolgano direttamente il Varese (che, in quanto prima squadra della città, finirebbe comunque per usufruire dell’eventuale nuovo impianto); il Comune, a tal proposito, ha più volte smentito presunte illazioni su rapporti non idilliaci con la società biancorossa e ribadito come la questione stadio sia di assoluto interesse perché c’è la ferrea volontà di regalare un impianto moderno e polifunzionale alla città che sarà sfruttato dalla prima squadra cittadina cui, tra l’altro, vanno i complimenti di Palazzo Estense per la stagione corrente.

Ma, visto che si tratta di un progetto importante di parecchi milioni di euro, il Comune vuole fare le cose per il meglio, con calma, e prendere in esame anche eventuali altre proposte. Quali? Il primo pensiero a tal proposito non può che andare a Pelligra Group: la cordata australiana era stata addirittura ospitata al Salone Estense del Comune per la prima conferenza che aveva posto i semi per una rivoluzione nel mondo Pallacanestro Varese e un conseguente ridisegno delle strutture sportive di Masnago per la cosiddetta Cittadella dello Sport. I rapporti tra Pelligra Group e la Pallacanestro Varese sono poi andati via via raffreddandosi anche se, proprio qualche giorno dopo la conferenza sull’asse Varese-Aurora Stadium, il CEO di Pelligra Italia Holding Giovanni Caniglia aveva ribadito la volontà di muoversi per creare una “Cittadella dello Sport volta alla sostenibilità e che abbia un forte impatto sociale”. Da lì il silenzio.

Si parla di almeno un paio di buste che potrebbero pervenire al Comune (non è dato sapere se Pelligra Group sia ancora della partita), al momento di certezze non ce ne sono, ma se è vero che il tema stadio suscita tale interesse allora il Comune ha le sue ragioni per prorogare la scadenza del bando. Al tempo stesso appare evidente come il Varese e Aurora Stadium si sentano penalizzati da questa scelta: se c’è una scadenza tale scadenza va rispettata e, se nessuno è riuscito a presentare una controproposta nei termini previsti, non è corretto prorogare bloccando di fatto tutto l’iter per altri tre mesi. Oltretutto il Varese ha ribadito come un primo colloquio con i vertici del Comune sia avvenuto ad aprile 2023. Secondo quanto previsto dalla “Legge Stadi” il dialogo tra le parti (nello specifico Aurora Stadium/Varese e Comune) avviene solo dopo il deposito del progetto: da lì si inaugura una fase di confronto della durata di 60 giorni, prima della parte tecnica, che può portare a modifiche minime o sostanziali della proposta.

Tempistica che è stata congelata. Se entro il 27 giugno non dovessero arrivare altre proposte si andrà incontro ad un’ulteriore rimando? Al momento non si può far altro che aspettare: al netto dei buoni rapporti tra le parti, un dialogo più stretto e collaborativo tra Comune e Varese avrebbe senz’altro facilitato e velocizzato i tempi portando, magari, ad aver già individuato una data di inizio lavori. Di data fissata c’è invece solo la (nuova) scadenza del bando comunale: il 27 giugno. Tradotto: tutto fermo per almeno altri tre mesi. Da entrambe le parti, però, si ribadisce un unica certezza: lo stadio si farà.

Matteo Carraro

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