La storia del Varese, capitolo II. Potrebbe essere questo il titolo del secondo anno di Alessandro Unghero alla guida della Juniores Nazionale biancorossa e, a conti fatti, non andremmo troppo distanti dalla realtà perché il tecnico sta rispettando appieno quel copione prefissato la scorsa estate: dopo un anno di costruzione, la stagione appena conclusa ha visto il consolidamento dell’U19 in vista di quella che dovrà essere la consacrazione.

Un percorso ascendente che sta rispettando tutte le tappe di un naturale viaggio di crescita e il primo ad esserne consapevole (e soddisfatto) e proprio Unghero che non si esime dal classico bilancio di fine stagione: “Il voto non può che essere positivo perché abbiamo rispettato il programma di crescita che dovevamo compiere. L’anno scorso era una sfida per me, per la società e per i ragazzi: siamo partiti in sordina arrivando ai playoff e, nonostante l’amaro in bocca per la sconfitta contro la Giana Erminio, il rammarico era decisamente bilanciato dalla felicità di aver raggiunto un traguardo del genere. Quest’anno c’è stata un’ulteriore sfida per com’è iniziata la stagione: eravamo in bilico tra Nazionale e Regionale, il che ha inevitabilmente complicato alcune dinamiche nel rafforzare la squadra portando ad un gruppo spaccato a metà a livello di esperienza. Una volta partiti, però, c’è stata una netta e sana evoluzione da parte di tutti: arrivare terzi non era scontato e credo che abbiamo raggiunto il massimo rispetto alle nostre potenzialità. A differenza dell’anno scorso, però, prevale il rammarico per non aver centrato il secondo posto e per esser usciti in semifinale playoff: potevamo arrivare in finale e giocarci quello che sarebbe stato un bellissimo derby con la Varesina”.

Questo rammarico cosa comporta?
“Certifica la crescita della squadra sotto tutti i punti di vista. Ho già citato le difficoltà di inizio anno: a gennaio sono stati aggiunti nuovi profili e ho recuperato parecchi infortunati, per cui c’è stato bisogno di un naturale periodo di assestamento che ci ha penalizzati in classifica. Poi, come mi aspettavo, da febbraio siamo usciti alla grande inanellando tre ottimi mesi senza sconfitte nei quali abbiamo vinto gli scontri diretti che dovevamo vincere. Non sono io a dirlo, ma il Girone B è tra i più performanti del campionato e ricevere i complimenti da colleghi di altre realtà vuol dire davvero tanto per me, ma soprattutto per i ragazzi. E, per questo, paradossalmente, l’amarezza per la sconfitta playoff dimostra proprio la nostra crescita: arrivare allo stesso punto dell’anno scorso, ma con un sentimento diverso, indica la maturità raggiunta e ci stimola a fare ancora meglio in futuro”.

L’implicita conferma, qualora ce ne fosse bisogno, che Alessandro Unghero sarà ancora alla guida della Juniores Nazionale del Varese. Due estati fa si era infatti parlato di progetto triennale: possiamo dire che l’anno prossimo, a maggior ragione con una squadra finalmente in età, dovrà essere quello della consacrazione?
“Direi proprio di sì perché, e torno a battere sul “solito” punto, dobbiamo portare a termine il giusto cammino che abbiamo intrapreso. Quest’anno è stato messo un gradino importante, ora dobbiamo completare con il prossimo fondamentale step. Personalmente ritengo che l’essere sotto età possa dare ulteriori stimoli, ma giocarsela con squadre paritarie a livello anagrafico potrà senz’altro permetterci di alzare il livello. La rosa? La nostra volontà è quella di mantenere l’ossatura. Stiamo incontrando i ragazzi, ma soprattutto bisogna fare valutazioni relative al settore giovanile perché anche nelle altre annate ci sono profili davvero interessanti che potrebbero meritare il posto”.

In cosa deve migliorare questo Varese?
“Sicuramente nei famosi cinque minuti. Negli ultimi attimi di una partita c’è dentro un mondo fatto di tante cose, a cominciare dalla gestione del singolo momento alla capacità di reggere la pressione. Se le fondamenta gettate fin qui sono solide, l’anno prossimo mi aspetto di vedere questo miglioramento. Per il resto ho un’idea molto chiara di ciò che dovrà essere: mi ero posto l’obiettivo di creare un’identità di gioco di un certo livello e che questa ci venisse riconosciuta. In parte questo traguardo è già stato centrato: la scorsa settimana abbiamo fatto un’amichevole con l’U17 Nazionale del Monza e i feedback arrivati da una realtà professionistica sull’identità e sulla qualità di gioco hanno gratificato tutti noi. Chiaro, però, che non dobbiamo fermarci qui, ma crescere sempre più”.

Sembra di percepire una certa impazienza nelle tue parole, quasi come se stessi scalpitando per essere già a settembre; è così?
“Direi proprio di sì perché, alla luce di quanto ci siamo detti finora, sono molto stimolato in ottica futura. Ogni stagione è diversa dall’altra e io in primis voglio alzare l’asticella. Quest’anno è stato particolarmente intenso e sono arrivato alla fine abbastanza provato, ma abbiamo raggiunto l’obiettivo di chiudere in Top3 con una grande rimonta finale in cui non abbiamo mai mollato di un centimetro e per l’anno prossimo ho ben chiaro il nostro obiettivo che dovrà essere la summa di questo triennio. Vivrò questi mesi con serenità, in attesa di ripartire con ancor più stimoli”.

La stagione non è però ancora finita…
“Esatto, dall’11 al 14 giugno saremo in Finlandia per un torneo internazionale in cui affronteremo due squadre locali (tra cui l’Ilves Tampere dell’ex biancorosso Marco Baruffato, ndr) e una selezione belga. Sarà una bella esperienza anche solo per vivere quattro giorni insieme in un clima diverso, più sereno rispetto a quello che si può avere affrontando un campionato. Occasione, tra l’altro, che sfrutteremo per cementare ancor di più lo spirito di squadra”.

Prima hai parlato di stagione intensa. Ad un certo punto ti sei “sacrificato” anche alla guida dell’Under18: come hai vissuto quel momento?
“Credo fortemente nel lavoro di squadra che esiste all’interno del Varese nel suo complesso: la nostra finalità è quella di raggiungere gli obiettivi che la società si è prefissata e, nel momento in cui si è palesata la necessità di disputare qualche partita con l’U18, non ho esitato. Questo vale per me, per i ragazzi e per tutti i protagonisti delle altre annate che a loro volta si sono sacrificati con impegno, passione e dedizione. Lo abbiamo fatto al massimo delle nostre potenzialità nel rispetto dei campionati di ogni annata e, soprattutto, per il bene della società”.

Cosa ne pensi del futuro del settore giovanile biancorosso con Massimo Foghinazzi alla guida?
“Il progetto che mi hanno presentato offre tantissime potenzialità per i giovani e metterà un bambino nella condizione di potersi formare in biancorosso fino alla Prima Squadra vivendo tutti i giusti step di crescita che un giocatore può e deve avere. Il Varese, così facendo, avrà un bacino importante cui attingere: più grande è il lago più ci sarà la possibilità di trovare profili di qualità alzando il livello collettivo. La scelta intrapresa dalla società mi sembra un ulteriore passo concreto e coerente rispetto a dove si vuole andare”.

Tornando al tuo Varese, possiamo dire che vi state preparando a scrivere il capitolo finale della vostra storia?
“Direi proprio di sì. L’obiettivo era quello di riuscire a generare emozioni forti e l’abbiamo fatto. Ora dobbiamo continuare a farlo per scrivere il miglior epilogo possibile. In questo sarà fondamentale l’apporto di tutto e, oltre all’ovvio ringraziamento ai ragazzi, voglio dire un grande grazie al mio staff: io sono molto esigente (sorride, ndr), ma loro mi sono stati dietro in tutto e per tutto dando un contributo incredibile. Dobbiamo continuare così, avanti, insieme”.

Matteo Carraro

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