La Pallacanestro Varese come grande amore, una passione che va oltre tutto. Questo è quello che prova Stefano Bonfiglio per i colori biancorossi.

L’imprenditore milanese, fondatore e socio-amministratore del fondo Stirling Square Capital Partners, società di private equity con sede a Londra che ha un capitale totale superiore al miliardo di euro, che qualche mese fa ha acquisito l’11,3% delle quote della società di Piazzale Gramsci si racconta tra passato, presente e futuro, sempre a tinte biancorosse e con la pallacanestro come grande passione.

Com’é nata la sua passione per la Pallacanestro Varese?
“Ero un bambino, abitavo a Milano e facevo minibasket ed un giorno scoprì che il mio frigorifero si chiama Ignis come una squadra di basket italiana, ovvero la Pallacanestro Varese. Da quel momento ho iniziato a seguire quella squadra fantastica che ha scritto la storia del basket italiano ed europeo, so che suona buffo ma è così”.

Chi era il giocatore di quegli anni che ammirava particolarmente?
“Più di uno: da Bob Morse a Dino Meneghin, da Ossola a Yelverton. Purtroppo non riuscivo a venire al palazzetto a vedere le partite, da quel punto di vista Varese sembrava tanto lontana anche se, per me, è sempre stata vicina per la passione con cui la seguivo. In classe a scuola avevo tanti compagni che tifavano per l’allora Billy Milano, quindi sentivo molto questa “rivalità”, ma non solo, perché poi tanta competizione la sentivo anche con Cantù, perché mia mamma era canturina”.

Nel corso degli anni com’è proseguito il suo rapporto con il basket e con la Pallacanestro Varese?
“Non ero bravo a giocare a basket, però ho avuto la fortuna di frequentare in America l’Università di Georgetown, a Washington, negli anni in cui si stava rilanciando in maniera importante sotto il vista cestistico nelle mani di coach John Thompson. Nell’anno in cui venni ammesso in Università, reclutò la prima scelta dei licei, ovvero Patrick Ewing. Un giocatore straordinario, con lui arrivammo per 3 volte in finale del campionato, vincendone una e perdendo le altre due contro la North Carolina di Michael Jordan e la Houston di Hakeem Olajuwon, che ho avuto la fortuna di vedere dal vivo”.

Ebbe quindi la fortuna di giocare con Ewing?
“No, purtroppo, perché io a Georgetown ero nella squadra di nuoto, però così facendo ho avuto la fortuna di conoscerlo come persona visto che frequentavamo entrambi la sezione atleti. Si creò un bel rapporto tanto che poi ci rincontrammo più avanti negli anni quando lui andò a New York”.

La passione ed il seguito per la Pallacanestro Varese sono sempre rimasti però?
“Assolutamente sì, ho continuato a seguire sempre con grande attenzione: mi ricordo benissimo lo Scudetto della Stella, l’anno degli Indimenticabili, per dire due annate su tutte, fino a due anni fa quando sono tornato in Italia”.

Ecco, cosa succede due anni fa?
“Il mio amico Marco Vittorelli, che conosco ormai da 40 anni, che allora era ancora Presidente della Pallacanestro Varese, mi ha aperto le porte del mondo biancorosso: ho conosciuto Toto Bulgheroni e Luis Scola, con cui ho avuto subito un ottimo rapporto. Scola, poi, è argentino come mia moglie e la sua famiglia si ricorda ancora perfettamente le Olimpiadi del 2004 quando fummo sconfitti in finale proprio dalla Seleççion di cui faceva parte Luis. Con lui mi sono trovato subito molto bene ed ho deciso, così, di entrare a far parte di questo progetto”.

Cosa l’ha convinta?
“Mi piace molto l’approccio che Scola ha del mondo Pallacanestro Varese, non solo legato alla Prima Squadra ma anche alle giovanili, alla squadra femminile, a quella del basket in carrozzina. C’è stato un confluire di visioni collegate anche alla sostenibilità del progetto. La passione e le persone sono state le cose più importanti che mi hanno spinto ad iniziare quest’avventura”.

Ha deciso di fare un investimento importante, acquisendo l’11,3% delle quote societarie per una somma considerevole. E’ stata una scelta puramente dettata dalla passione o ritiene che nel corso del tempo la Pallacanestro Varese possa diventare un asset importante anche a livello di ritorno economico?
“Io mi occupo d’investimenti, gestisco un fondo istituzionale su cui ho la responsabilità fiduciaria, tanti fondi di pensione internazionali ed altro, quella è la mia vita e da lì spero di avere un ritorno. Sarei felicissimo se a seguito dei risultati sportivi positivi, la Pallacanestro Varese riuscisse a valorizzarsi economicamente e poi finanziariamente. Varese deve essere tra le prime 3 squadre italiane quasi stabilmente. Speriamo di poter raggiungere questo obiettivo ma per tornare alla sua domanda, il mio è un investimento legato alla passione più che al possibile ritorno economico: se dovesse arrivare, vorrebbe dire che avremmo fatto bene tutto il resto”.

Una scelta, quella d’investire per passione in un club sportivo, non così comune nel mondo di oggi…
“Io credo che alla fine uno fa bene le cose quando le fa con passione. Io a Varese do il mio sostegno per passione, soffro e gioisco per i risultati della squadra, sono molto passionale da questo punto di vista. Son tornato in Italia dopo 40 anni e vorrei poter lasciare un segno nel territorio e non è un caso che, oltre a Varese, abbia deciso d’investire anche nel Club Milano, società di cui ho sposato il progetto per i valori etici e di rispetto che contraddistinguono questa società e che per me sono fondamentali”.

Come valuta lo sviluppo che in questi anni ha avuto la Pallacanestro Varese?
“La società si sta strutturando sempre meglio: ha investito nel palazzetto con una nostra società, Itelyum, che lo ha sponsorizzato e ora stiamo cercando di coinvolgere quante più società nel progetto. Io credo che l’istituzionalizzazione e professionalizzazione di tutto il mondo Pallacanestro Varese siano in continuo sviluppo, poi la Prima Squadra può rendere più o meno bene: sappiamo quali sono state le nostre mancanze l’anno scorso sistemate poi nella seconda metà dell’anno, quest’anno siamo già intervenuti in corsa. Per me, questa stagione, è più di assestamento per capire bene tante cose, poi da questa primavera inizieremo a fare sul serio, parlando anche di un aumento a livello d’investimenti. C’è tanto in ballo per cercare di rendere sempre più virtuosa la società”.

Quindi da questa primavera lei ha l’idea di aumentare il sostegno economico alla società?
“Assolutamente sì”.

Che idea s’è fatto del momento attuale della squadra?
“Stiamo cercando una svolta, abbiamo un allenatore bravo ma ancora giovane, ci sono mancati un paio di giocatori finora che adesso abbiamo preso per tenere la squadra al livello che le compete. Il caso Mannion è stata una cessione inevitabile, non era più per lui una questione di soldi ma di volontà di giocare in Eurolega, confrontandosi di nuovo a certi livelli e noi abbiamo trovato la soluzione migliore per lui e per noi dal punto di vista economico. Questo ci ha permesso di prendere giocatori che ora ci permetteranno di fare meglio secondo me, siamo andati a rafforzare la squadra, poi è chiaro che quando vengono a mancare certe figure che sono state leader anche se per un breve periodo, gli altri compagni tendano ad assumersi maggiori responsabilità, com’è stato nella vittoria contro la Virtus Bologna, e quindi anche questa sarà una variabile importante per noi. La responsabilità ora è divisa su più giocatori perché non c’è più un solo salvatore della patria e credo che questa sarà una situazione positiva per lo sviluppo della squadra e non negativa”.

Ha dato un termine temporale all’investimento qui a Varese? Un’eventuale retrocessione cambierebbe le cose?
“Assolutamente no. Non penso e non credo che retrocederemo ma se mai, malauguratamente, dovesse capitare, non cambierebbe nulla nel mio impegno con Varese. Io ho deciso di sposare questo progetto e la causa biancorossa che è la mia causa in quanto in primis grandissimo tifoso varesino e poi come imprenditore, sono al fianco di Scola e di Bulgheroni, sostengo e sosterrò con forza la società per cercare di riportarla il più in alto possibile e lo farò sempre”.

La rivedremo presto al palazzetto?
“Sì, se riesco dovrei esserci già per la partita con Venezia di domenica 1 dicembre”.

Vuole mandare un messaggio ai tifosi varesini?
“Io sono solo un piccolo ingranaggio nella grande macchina della Pallacanestro Varese e quello che posso dire ai tifosi è di stare affianco alla squadra, di sostenerla ed avere fiducia. Io ripeto, farò di tutto per sostenere la società e contribuire così al ritorno alla vittoria di Varese”.

Alessandro Burin
Foto sito Stirling Square Capital Partners

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui