
7 vittorie, 7 sconfitte e solo un pareggio, a fronte di 32 gol fatti e 35 subiti, valgono la nona posizione al giro di boa della stagione. Questi i freddi numeri che non riescono però a descrivere il calore di Varese Femminile che avrebbe meritato molto, ma molto di più. Il realismo resta comunque un mantra insindacabile in casa biancorossa e chiunque ha accettato con serenità il verdetto del campo: se da una parte c’è la consapevolezza di poter ambire a ben altre posizioni, dall’altra c’è la serena rassegnazione di partecipare ad un campionato squilibrato in cui ci sono in gioco potenze che con l’Eccellenza hanno poco a che spartire.
Riflessioni che portano ad un voto oggettivo per questo Varese: 6,5. A darlo è stato nientemeno che Andrea Bottarelli, il tecnico che da ormai quattro stagioni guida questo gruppo e che contro il Segrate ha tagliato quota 100 panchine biancorosse. Voto equilibrato che lo stesso allenatore motiva con franchezza: “Abbiamo vinto le partite che dovevamo vincere e fatto zero punti con quelle che ci stanno sopra. C’è un po’ di rammarico perché potevamo senza dubbio portare a casa qualche punto in più, e molte partite le abbiamo buttate via per sfortuna e inesperienza. Senza esagerare, ritengo che avremmo potuto avere sei o sette punti in più che avrebbero convertito il voto in un 7,5”.
Ultime settimane di fuoco: avete affrontato tutte le più forti e, complice anche la rosa corta, c’è stato un lungo filotto negativo intervallato da qualche acuto. La sosta arriva nel momento opportuno?
“Diciamo di sì, avevamo bisogno di tirare il fiato. Da gennaio rientreranno Spagna e Sessa, due ragazze che erano in Erasmus, e la new entry Pomaro si è già inserita bene; queste aggiunte non stravolgeranno certo la situazione, ma mi daranno un minimo di scelta in più che potrebbe far comodo in certe occasioni”.
Domanda secca: chi vincerà il campionato?
“Palazzolo e Como sono fuori categoria, fin troppo dal mio punto di vista, ma credo che la spunterà il Como visto che sta prendendo gente che ha giocato in Champions League. Mi sembra un tantino esagerato, anche perché così il campionato diventa demotivante nei nostri confronti visto che, noi come tante altre, siamo una realtà completamente diversa. È come se una squadra maschile per vincere l’Eccellenza prendesse giocatori dalla Serie B. E, a proposito di Serie B, per le ossature che hanno allestito sarebbero entrambe già quasi pronte…”.
Il vostro calendario, con qualche eccezione, risulta spezzato tra squadre di media-bassa classifica nella prima parte e corazzate nella seconda. Le basi che avete gettato nel girone d’andata potrebbero aiutarvi ad affrontare il percorso in maniera diversa?
“Molte squadre si sono rinforzate e non sarà né facile né scontato anche solo ripetere quanto fatto fin qui. Se dovessimo riprenderci quanto lasciato per strada direi che arrivare a quota 50, facendo quindi 28 punti, sarebbe un bel traguardo; l’augurio, in tal senso, è quello di ripetere il girone di ritorno dell’anno scorso quando siamo stati secondi solo al Lesmo”.
Qual è la cosa che ti lascia più soddisfatto?
“Indubbiamente l’unione di questo gruppo. Le ragazze sono cresciute tanto soprattutto a livello di testa: se l’anno scorso affrontavamo male troppe partite, e diventava poi difficile girarle, quest’anno non abbiamo mai sbagliato approccio. Il Varese ha giocato al massimo ogni partita e credo che questo sia frutto dell’umilità e della consapevolezza acquisita nel tempo. Rispetto all’anno scorso, poi, l’essere in poche ha permesso alle ragazze di assumersi maggiori responsabilità”.
Quota 100 (e oltre, ormai) panchine: sensazioni?
“Sono qui da quattro anni: quattro anni intensi e meravigliosi, che hanno richiesto tanti sacrifici, tanta voglia e tanta passione. Sono onorato di aver scritto una pagina importante della storia del Varese Femminile, ma penso proprio che, a meno di ripensamenti, questa sarà la mia ultima stagione: ritengo che sia la scelta migliore per tutti, per me e per le ragazze perché dopo quattro anni servono stimoli nuovi e un cambiamento può solo far bene. Restare nel mondo femminile o tornare nel maschile? Credimi: ad oggi è indifferente. Vorrei allenare una Prima Squadra, o comunque una Juniores con determinati obiettivi, ma soprattutto voglio trovare un progetto stimolante e che mi dia l’adrenalina giusta per arrivare a conquistare grandi soddisfazioni. Al momento, comunque, voglio godermi gli ultimi mesi in biancorosso dando tutto me stesso, come ho sempre fatto”.
Alla luce di questo, come ultima domanda, qual è il tuo augurio per il girone di ritorno?
“Di chiudere senza rimpianti: voglio che le ragazze arrivino al traguardo consapevoli di aver dato il massimo. Io so di aver dato tutto e sono certo che anche per loro è lo stesso: se l’anno scorso perdevamo partite contro avversarie a noi inferiori, quest’anno abbiamo sempre vinto, eccezion fatta per il pareggio con il Brugherio. Per quanto riguarda le sconfitte, solo con Crema e Mantova avremmo meritato qualcosa in più, mentre sulle altre c’è poco da dire: ci sono superiori. Non tanto a livello qualitativo, penso senza superbia che il Varese sia tra le più forti da questo punto di vista, ma a livello fisico c’è un gap enorme che nel calcio femminile fa tutta una differenza enorme. Nonostante questo, sono certo che potremo toglierci qualche bella soddisfazione”.
Matteo Carraro