È una Castellanzese acerba quella vista fin qui: il potenziale non manca ai neroverdi, che peccano qualcosina a livello caratteriale, aspetto che nel corso del girone d’andata è costato qualche punticino di troppo. Ad oggi sarebbe salvezza, ma il +2 sulla zona playout non è certo una distanza che può far dormire sonni tranquilli. Il pareggio contro la corazzata Desenzano ha senza dubbio ridato fiducia all’ambiente interrompendo una striscia di tre sconfitte consecutive, ma gli ostacoli Ospitaletto e Pro Sesto che si profila all’orizzonte impongono alla Castellanzese di tenere a livelli massimi la soglia dell’attenzione

Ne è consapevole Corrado Cotta che traccia una linea su quello che è stato il cammino della sua squadra fin qui: “Il bilancio è positivo, il momento meno. Non siamo certo stati agevolati da un calendario di ferro che ci ha portato, e ci porterà, ad affrontare tanti top team nel giro di poche giornate ma, tenendo a mente il nostro obiettivo e ragionando in prospettiva, posso dirmi soddisfatto. Certo, gli errori dei singoli ci sono costati più di qualche punto e stanno iniziando a diventare troppi: se guardiamo alle partite perse, o comunque a quelle non vinte, si registrano tanti deficit di concetto. Lì sta l’amarezza: va bene l’errore tecnico, ma sbagli del genere indirizzano la partita anche da un punto di vista mentale. Contro la Folgore Caratese, ad esempio, abbiamo preso il 3-1 su una palla scodellata dall’arbitro…”.

Questi errori si riflettono anche a livello statistico per quanto riguarda gol fatti e gol subiti. Le difficoltà nel segnare da cosa dipendono?
“Dal fatto che Diego Armando Maradona non c’è più (sorride, ndr). Ne facciamo pochi e ne prendiamo troppi proprio perché, se commetti errori del genere e vai sotto, la partita che avevi preparato cambia e andiamo a perdere gli equilibri di cui questa squadra ha bisogno, dando modo agli avversari di prendere il sopravvento. Quando invece riusciamo a restare compatti gestendo bene la fase di trasmissione e di esecuzione allora diventiamo una squadra che può dire la sua. Per noi il recupero di Chessa è fondamentale perché lui è quel giocatore imprevedibile e bravo a finalizzare che, se messo in condizione di performare, può darci quel qualcosa in più”.

Cosa ti è piaciuto di più fin qui?
“La qualità altissima di un girone davvero complicato: ogni partita è una gran bella sfida e questo campionato non ti dà la possibilità di respirare. In ogni girone ci possono essere le squadre che spaccano la classifica, mentre qui trovi il Vigasio che pareggia 3-3 col Desenzano, il Magenta che batte Ospitaletto e Varesina o anche la Castellanzese di turno che pareggia con la Varesina e batte la Pro Sesto. Ogni partita è aperta a qualsiasi tipo di risultato e questo è molto stimolante perché fa sì che le motivazioni di società, squadra e allenatore si rinnovino di partita in partita. E qui sta forse il nostro difetto”.

La continuità?
“Esatto, ciò che fa la differenza. A noi è mancata la partita dopo: ottima prestazione una domenica e passo falso quella dopo. Reputo lo 0-0 contro la Varesina un gran bel risultato, forse addirittura stretto per noi, e quindi ti aspetti di poterti ripetere con il Chievo; invece, vai a Verona e perdi. La continuità è figlia della qualità, del momento fisico e mentale, ma anche del calendario: bene il pareggio con il Desenzano, ma bisogna essere onesti e avere l’umiltà di doversi confrontare anche con squadre che hanno obiettivi e portafogli ben diversi. Questo al tempo stesso è uno stimolo: se da una parte non le puoi vincere tutte, dall’altra non le devi nemmeno perdere tutte. Serve pazienza e perseveranza”.

Hai giustamente parlato di tante squadre con obiettivi importanti: chi vincerà il campionato?
“Non lo so, e questa è la risposta migliore che posso darti (ride, ndr). Tante squadre hanno dichiarato il proprio obiettivo a inizio campionato, ma il rendimento non è solo in funzione delle rose bensì di tante situazioni particolari e imponderabili. Sicuramente Ospitaletto, Desenzano e Varesina sono dal mio punto di vista le società più pronte al salto; alla Pro Palazzolo manca la continuità, mentre il Sant’Angelo sta lavorando molto bene in prospettiva e, a differenza delle altre piazze, ha un pubblico che può fare la differenza”.

Tornando alla tua Castellanzese, qual è l’augurio per il 2025?
“Di centrare l’obiettivo che ci siamo prefissati. Qui c’è tutto per lavorare bene e proseguire un bel percorso di crescita: parliamo di una società modello, gestita a filo diretto dal vertice che mette tutti nelle condizioni di dare il massimo. Sono tornato qui proprio per questo motivo, a maggior ragione vista la mia età: quando vado sul campo mi diverto e sono sempre me stesso, piaccia o non piaccia. Come ho detto servirà pazienza, ma il calcio è bello proprio per questo: ti regala quello che ventiquattro ore prima sembrava impensabile. Come augurio vorrei che i ragazzi possano diventare sempre più consapevoli di ogni situazione per sbagliare il meno possibile e trovare quella continuità che può fare la differenza”.

Matteo Carraro

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