Parlare di decisioni strategiche nel calcio non è mai banale, né si riduce a un dualismo semplice tra due strade nette. Dirigenti, allenatori… si ritrovano spesso nel mezzo di un labirinto fatto di incertezze, pressioni che arrivano da fuori e informazioni che, più che complete, sono a pezzi. Nel mondo reale, molte delle scelte che poi si rivelano vincenti sembrano nascere da un equilibrio precario fra intuito e una specie di ragionamento a freddo – una prudenza tipica del tavolo da poker.

Ultimamente, diciamo nell’ultimo decennio o poco più, questa idea dei giochi di carte si è andata insinuando tra le mura delle società di Serie A e ben oltre. Non sono pochi gli allenatori che, almeno da quanto si percepisce, inseriscono il calcolo delle probabilità e la gestione prudente dei rischi nei loro processi di valutazione. Non soltanto nelle operazioni di mercato ma pure sul piano tattico – insomma, la costruzione di una squadra capace di lottare non si improvvisa e forse richiede una sorta di rigore mentale… che fa pensare a una lunga notte di carte.

Gestione del rischio e delle risorse nel calcio moderno

A dire il vero, rischiare bene nel calcio va parecchio oltre il momento in cui qualcuno carica il tiro da fuori area. Gli allenatori più scaltri sanno dosare energie e riserve, scegliendo con cura quando alzare il ritmo e quando attendere. Lo stesso accade nel poker online, dove non si tratta solo di puntare tutto su una mano, ma di gestire le risorse con pazienza, costruendo passo dopo passo la propria partita. Non a caso, le decisioni più vincenti – circa il 79% secondo alcune stime – nascono da un approccio graduale e da uno studio attento delle probabilità.

Qualche esempio? Juventus e Napoli sono state citate spesso negli ultimi anni per aver preferito l’investimento frazionato invece che le scommesse all-in, riuscendo così a non trovarsi a corto di flessibilità nei periodi decisivi. L’impressione è che rischiare, proprio come mettere i gettoni sul tappeto verde, renda solo se pensato nel lungo termine. Troppo spesso, il contrario porta più guai che vantaggi.

Probabilità, bluff e value: elementi condivisi

Sul serio, la distanza tra calcolare le probabilità di trovare la carta giusta e valutare se un modulo può funzionare contro, ad esempio, il pressing dell’Atalanta… beh, non sembra poi “così” ampia. Chi pensa in modo strategico tende a soppesare dati (quando disponibili), magari un po’ di numeri, ma anche come hanno reagito gli avversari in situazioni simili. In questa prospettiva, il valore atteso (“expected value”) assunto da una soluzione tattica ha la stessa dignità di una giocata da professionista al tavolo da poker online, dove ogni decisione si fonda su bilanciamento tra rischio e rendimento.

Alcuni tecnici, De Zerbi o Sarri ad esempio, sono famosi per i bluff preparati in allenamento: mostrano una soluzione ovvia, si comportano come se tutto sia scontato e poi, all’improvviso, sparigliano con un piano che spiazza tutti. Non è raro che la capacità di nascondere davvero le proprie reali intenzioni abbia trovato riscontro nelle ultime classifiche – almeno, stando ai numeri Opta del marzo 2024, le squadre “mimetiche” hanno raccolto anche il 20% in più di vittorie esterne nelle ultime tre stagioni. Fingere debolezza e colpire quando serve è una mossa antica, ma – in qualche modo – sembra ancora attuale.

Osservazione, lettura e adattamento durante la partita

Se c’è una regola non scritta, è che ogni gara – esattamente come una mano di carte – non resta mai uguale a sé stessa dall’inizio alla fine. Per molti, la posizione in campo, e paradossalmente anche la postura mentale, cambia a seconda di ciò che succede ogni minuto. Guardiola, ad esempio, tende a studiare le reazioni degli avversari e spesso aggiusta qualcosa tra il 60’ e il 75’, sfruttando quella finestra in cui tutto sembra congelato ma può ribaltarsi in un attimo.

È curioso che, secondo i file UEFA pubblicati ad aprile 2024, più di sei gol decisivi su dieci arrivino solo dopo che una squadra ha già cambiato qualcosa di sostanziale a livello di modulo o interpretazione. A stagione finita, ci si accorge che chi rimane troppo statico… paga dazio, quasi sempre. Il calcio, come il poker nelle mani finali, sembra privilegiare chi si adatta al ritmo e cambia tono senza dare nell’occhio. Anticipare i segnali e cogliere il flusso della partita – ecco, può fare davvero la differenza, ma non esiste ricetta precisa.

Psicologia, pressione e manipolazione delle percezioni

E poi c’è tutto il discorso, spesso sottovalutato, della testa. Gli allenatori più preparati – almeno si dice – giocano molto su ciò che l’avversario pensa di sapere, cercando di piegare mentalmente la partita ancora prima che inizino a rotolare i palloni. Magari pressano alto soltanto nei primi dieci-quindici minuti, provocano nei momenti chiave, regolano i ritmi come chi dosa le carte buone. I professionisti del poker vincono partite anche senza avere la mano migliore; allo stesso modo, una squadra tesa al limite può risultare pericolosa grazie a motivazioni e gestione della pressione.

Guardando al campionato 2023-24, non è passato inosservato come l’Inter di Inzaghi abbia elevato a sistema la pressione tattica, inducendo errori importanti e guadagnando campo proprio in virtù della tensione creata. Gli analisti di SportLab sottolineano che gran parte della differenza, nel calcio di vertice, si gioca proprio sul rendimento sotto pressione: le squadre capaci di mantenere la barra dritta raramente si accontentano di ruoli secondari. Curioso… ma spesso il match mentale parte molto prima di vedere il campo.

Responsabilità e consapevolezza nelle scelte strategiche

Alla fine, l’unico filo conduttore abbastanza solido sembra essere la prudenza: che si parli di calcio o di poker, serve ricordare che rischiare non vuol dire abbandonarsi al caso o alle scommesse sconsiderate. La responsabilità, in fondo, si vede nel riconoscere i propri limiti, nell’evitare di lasciarsi trasportare dagli entusiasmi momentanei e – forse – nell’aggiornarsi ogni volta che la situazione lo richiede.

Nonostante tutto, le strategie che davvero funzionano non piovono dal cielo: nascono piuttosto da una certa attenzione all’equilibrio, dalla voglia di restare lucidi mentre tutto intorno sembra cambiare di colpo. Più che formule magiche, servono pazienza e rispetto, sia per il tavolo di gioco che per l’imprevedibilità del campo. Anche se, diciamolo, nessuno ha mai trovato la combinazione perfetta.

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