“Le barriere sono solo nella mente”: è questo il motto di Pietro Scidurlo, giovane sommese paraplegico dalla nascita. Grazie alla sua grande determinazione e tenace forza di volontà, domenica 2 settembre è riuscito a portare a termine in handbike l’intero Cammino di Santiago di Compostela, più di 950 Km da Saint Jean Pied de Port all’imponente scogliera di Muxia-Finisterre che si affaccia sull’Oceano Atlantico. Ha percorso una media di 70 Km al giorno, su strade accidentate e pessimi asfalti, ha sfidato per giorni il vento contrario e ha scalato salite che sembravano interminabili, raggiungendo, soddisfatto, anche la cima più alta del Cammino, la vetta del monte Cruz de Hierro, a 1505 metri di quota. All’affetto e alla vicinanza di papà Bartolomeo, dell’amico Yari e di mamma Tiziana che guidava il furgone al seguito dei tre ciclisti, si è aggiunto il calore dei tanti viaggiatori che si sono avvicinati a Pietro con curiosità e stupore, attratti dalla sua simpatia e dalla costanza con cui, giorno dopo giorno, macinava chilometri; e così “Utreya”, il saluto di incoraggiamento tra pellegrini, è diventato un altro slogan che ha accompagnato l’avventura di Pietro. Il 33enne sognava di poter realizzare questo suo desiderio da tempo, più precisamente, da quando, per caso, si è imbattuto nella lettura de “Il cammino di Santiago” di Paulo Coehlo. Il regalo della sorella Chiara è stato un segno premonitore del viaggio appena compiuto e, forse più in generale, una svolta nel viaggio della vita di Pietro, una rinascita, un punto di partenza per guardare in faccia ai propri “demoni” e “ricostruire una persona che non mi è mai piaciuta. E quella persona sono io”.
Laura Paganini