Gianvito Plasmati mostra una maglia per Pettinari dopo la doppietta alla Reggina

La campagna toscana in questi giorni è grigia e triste come l’animo di Leonardo Pettinari. La pioggia battente, che lava via dalle colline sopra Firenze tutte le impurità del cielo, non riesce proprio ad annacquare i pensieri tetri, né a stemperare le “opacità” che opprimono il giocatore del Varese scosso, come tutti, dalla morte di Piemario Morosini.

“Da sabato scorso non faccio che pensare a quello che è accaduto al povero Piemario (dice con un filo di voce Leo, ndr) e in mezzo a sonni che in queste notti non sono stati esattamente tranquilli e sereni affiorano sempre più sconcerto e perplessità. Senza aver mai giocato nella stessa squadra ci si conosceva bene perché Morosini era mia coetaneo e fin dal livello giovanile ci s’era incontrati tantissime volte sul campo. Mi fa strano pensare che non ci sia più, ma mi abbatte totalmente il pensiero che, dopo il terzo tentativo di rialzarsi sia rimasto là, fermo e steso su quel prato verde che tanto amava”.
Quanto c’è di immedesimazione con Morosini dopo che, recentemente, sei stato sospeso dall’attività agonistica per episodi sospetti di tachicardia?
“Nei confronti del “Moro” c’è una sconfinata partecipazione sotto il profilo umano ed è grandissimo il dispiacere per aver perso un ottimi ragazzo che, come me, viveva per il calcio.
Tuttavia, non può esserci alcuna immedesimazione sotto il profilo clinico perché, i nostri casi non sono nemmeno lontanamente sovrapponibili anche perché, come tutti sanno, Morosini, ragazzo sanissimo che non aveva mai avuto avvisaglie, né campanelli d’allarme non poteva rappresentare un caso. Non esiste alcun legame possibile tra la mia e la sua, peraltro infausta, vicenda che, davvero, potrebbe capitare a chiunque”.
Ti va di parlare e spiegare qualcosa in più di quello che ti sta accadendo?
“Nessuna difficoltà nell’affrontare l’argomento e, anzi, se la mia storia può funzionare come elemento divulgativo, ben venga. Di fatto, nei mesi scorsi, durante gli allenamenti ho accusato qualche problema, non mi sentivo al 100%, avvertivo che il cuore non stava facendo il suo dovere e parlando coi medici del Varese, in particolare col dottor Giulio Clerici, abbiamo ritenuto di svolgere esami diagnostici e strumentali più accurati che, per ora, non sono ancora terminati”.
I tifosi hanno la speranza di rivederti in campo per i playoff.
“Se quella dei tifosi, che saluto con grande affetto, è una speranza, il mio è addirittura un sogno. Parlo molto spesso con mister Maran e quotidianamente mi capita di sentire qualcuno dei miei compagni. Il regalo più bello che loro potrebbero farmi è quello di portare la squadra ai playoff, mentre io, se tutte le cose andranno per il verso giusto, confido di ripagare i loro sforzi cercando di dare il mio contributo proprio nel momento più delicato, importante e bello della stagione. Quindi, che altro aggiungere? A presto!”.

Massimo Turconi