“Per me è una grande opportunità essere in una squadra importante come Varese. Ringrazio tutti i dirigenti e le persone coinvolte nel mio trasferimento. Sono veramente felice”.
Ecco le prime parole di Dejan Ivanov, ultimo tassello della Cimberio in vista dei playoff.
Non parla tanto, ma quelle pochi frasi dette in un italiano pressoché perfetto non cadono nel vuoto; anzi, sono decise, sicure, pronunciate quasi sospirando senza manifesti d’effetto ma con la sicurezza e, forse, la malizia di chi veramente ci crede. Non a caso il secondo pensiero è rivolto al primo obiettivo della squadra.
“Sono qui per riportare dopo tanto tempo lo scudetto a Varese; ci credo più che mai. So che questa squadra è prima in campionato con o senza di me. Non mi interessa mettermi in mostra, solo mettermi a disposizione della squadra per un bene comune. Se facciamo il massimo, tutti insieme, ce la possiamo fare”.
Varese, del resto, ha sempre colpito il bulgaro classe ’86 che vestirà la maglia numero 44: “Quando giocavo a Montegranaro sono sempre stato colpito dal calore che gira intorno alla squadra; storicamente non è facile giocare in un palazzetto come questo di Varese. Ho già avuto modo di conoscere lo staff e la prima impressione è quella di una società con persone veramente magnifiche. Per quel che riguarda la squadra, invece, i giocatori sono ottimi ed hanno una splendida alchimia. Conosco Sakota, così come Ere e gli italiani che, però, conosco solo di fama. Il mio ruolo? Posso giocare sia da ala forte che da centro; ma se necessario mi metto anche a fare il playmaker senza problemi”.
Qui a Varese ritrovi Gianmaria Vacirca: “Devo molto a lui. È la persona che più mi ha aiutato a livello personale per quel che riguarda il basket. Fu lui a portarmi a Montegranaro rimanendo sempre a completa disposizione per quel che riguarda le mie richieste e le mie necessità”.
Il primo appuntamento è Cremona: “Una squadra che gioca molto bene nonostante la posizione in classifica non sia delle migliori. Noi però dobbiamo pensare a vincere per blindare il primo posto il prima possibile”.
Chiaro, conciso, diretto.

Marco Gandini