Lo scorso weekend, nella gara casalinga contro la Base 96 Seveso, ha trovato il colpo vincente che non solo ha deciso la partita, fruttando tre punti preziosi per la sua squadra, ma personalmente è anche coinciso con il gol numero 200 in carriera, di cui 173 in campionato e 27 in Coppa. Dai primi passi alla Paganese all’esperienza in C al Pergocrema, per poi collezionare centinaia di presenze in svariate piazze di Serie D, in queste ultime stagioni Giacomo Mammetti si è affermato in pianta stabile nel Girone A di Eccellenza Lombardia. Reduce dalla salvezza in extremis con la Vergiatese, quest’anno insegue tutt’altro tipo di obiettivo con la maglia a strisce biancocelesti del Saronno, che da qualche settimana è tornato prepotentemente in pista dopo una battuta d’arresto durata cinque giornate.
In una precedente intervista, quando eri a quota 149, ci avevi detto che i 150 gol sarebbero stati un punto di partenza e non di arrivo. E infatti, solo due anni dopo, stai festeggiando un altro traguardo. Cosa pensi di quanto fatto fin qui? E cos’hai in mente per il futuro?
“È una grande soddisfazione sotto l’aspetto della continuità. Questi ultimi anni, bene o male, a parte una stagione in cui non sono arrivato in doppia cifra, sono stati positivi da quel punto di vista. Sto bene, probabilmente sto vivendo una seconda giovinezza. Il punto è che, quando un giocatore è avanti con l’età, si potrebbe pensare che sia in fase calante e in procinto di ritirarsi. Personalmente, i miei 36 anni mi spingono a migliorarmi e curarmi più che posso a livello fisico e a dare ancora più valore a ogni minimo dettaglio, sempre con la stessa voglia. Per adesso, non riesco neanche a pensare di privarmi di quello che ho sempre fatto da quando sono piccolo. Mi diverto ancora, e tanto, quindi finché avrò questo entusiasmo andrò avanti. Infortuni e imprevisti permettendo, la mia idea è di continuare a giocare almeno fino ai quarant’anni, che sarebbe un piccolo traguardo che mi sono prefissato”.
Questo tuo 200° gol è stato decisivo per la vittoria. Pensi che sia stata una partita più dura di quel che si potesse immaginare?
“In cuor mio domenica ero convinto al 100% che avrei segnato, tant’è che lo avevo già detto ai ragazzi e mi ero anche preparato la maglia per i festeggiamenti. Peccato, però, che all’intervallo l’abbia dovuta togliere (ride, ndr) perché nel primo tempo la scritta si è scolorita. Riguardo alla partita, la Base aveva bisogno di smuovere la classifica, ma anche per noi era troppo importante fare punti. Non è stata una vittoria facile, anche perché la nostra squadra è ancora in fase di evoluzione e costruzione. So che può sembrare assurdo, essendo già a novembre, ma da inizio stagione ci sono stati tanti cambiamenti che hanno rallentato il nostro processo di crescita. Per strada abbiamo sicuramente lasciato diversi punti, ma non mi sento di dire quanti. La cosa certa è che nessuno ci ha regalato niente e tutto quello che abbiamo ce lo siamo guadagnati noi”.
Quel blackout durato cinque giornate si è interrotto con la rinascita contro la Sestese. Da allora, in quattro gare sono arrivati nove punti. Come ti spieghi quel periodo di crisi e il successivo cambio di rotta?
“Secondo me i motivi potrebbero essere due. Innanzitutto, nel momento in cui non eravamo ancora rodati, abbiamo incontrato avversari che a differenza nostra avevano un gruppo molto più compatto con qualità e valori in quel momento superiori ai nostri, non in termini di individualità ma di gioco espresso in campo. In particolare, le sconfitte contro Ardor Lazzate e Solbiatese sono state destabilizzanti e ci hanno portato a ridimensionare le nostre aspettative. Il secondo motivo, a mio avviso, è stato il cambio di panchina. Varaldi è un ottimo allenatore con cui ho un rapporto molto bello, ma a volte, quando le cose vanno male, non si può cambiare tutta una squadra e così a rimetterci è il mister. L’arrivo di Roncari ha sicuramente portato una scossa: oltre a essere estremamente competente, ha anche una personalità forte e ha affrontato con decisione situazioni non semplici. A parte la sconfitta legittima con il Mariano, in cui abbiamo fatto una grande partita e ho anche avuto l’occasione di pareggiare, in queste ultime uscite sembra che abbiamo trovato la quadra”.
E così, dal rischio playout siete a ora a solo cinque punti dai playoff. Un obiettivo più che fattibile?
“In questo momento, pensare di non lottare per fare i playoff vorrebbe dire gettare la spugna e rinunciare alle ambizioni iniziali. Inizialmente, eravamo una squadra quotata per fare persino qualcosa di più dei playoff, ma quando la stagione è entrata nel vivo ci siamo resi conto di essere un po’ lontani da quello che era il primo obiettivo. Sicuramente la Solbiatese sta dimostrando di avere valori più importanti di tante altre squadre e a mio avviso è la candidata numero uno alla vittoria del titolo. Noi possiamo ancora puntare ai playoff, ma per farlo, dovremo velocizzare questo processo di costruzione, senza perdere punti lungo il percorso”.
In questa stagione non hai trovato sempre spazio, eppure sei il miglior marcatore della squadra. L‘istinto del centravanti risiede anche in questa capacità di farsi trovare sempre pronto e sfruttare ogni occasione?
“Certo. Quest’anno mi si è presentata una situazione particolare, ma l’ho accettata come se fosse una sfida per far vedere il fuoco che ho dentro. Sicuramente non è stato piacevole fare parecchia panchina, anche perché questi sono i miei ultimi anni di carriera e vorrei viverli a modo mio. Avrei anche potuto fare altre scelte e invece e ho continuato a lavorare e mi sono messo in gioco. Per me è stata come una presa di coscienza del fatto che non importa quel che è stato fatto nel passato, perché bisogna sempre dimostrare di avere fame, cosa che a me non è mai mancata. Esserci riuscito è stato motivo di orgoglio, così come il fatto di essere fino a questo momento il miglior marcatore della squadra, nonostante abbia il minutaggio più scarso tra tutti gli attaccanti e forse anche tra i giocatori negli altri ruoli. Sono contento perché me lo sono guadagnato, poi vedremo cosa succederà più avanti”.
Intanto, domani c’è il Cinisello, a cui faranno seguito altre partite sulla carta abbordabili. Sono forse più difficili di quelle contro squadre più quotate?
“Quando l’obbiettivo è di stare nei piani alti, tutte le squadre che si incontrano devono essere aggredite in un certo modo. Loro, giocando in casa, proveranno a sfruttare il fattore campo, mentre noi dovremo essere bravi a non avere la presunzione di pensare che potrebbe essere una partita facile. Al contrario, servirà l’umiltà di affrontarla come se fosse la partita più importante della vita, che è quello che si dovrebbe fare ogni domenica. Mentalmente, giocare contro chi sta in fondo è difficile, e parlo per esperienza: l’anno scorso ero dall’altra parte, a Vergiate, e per salvarci si vendeva cara la pelle contro tutti. Con il Cinisello dovremo avere almeno la stessa voglia di loro e lo stesso varrà per i prossimi impegni. Oltretutto, ora che si riapre il calciomercato, tante squadre si rafforzeranno e i valori rispecchiati dalla classifica potrebbero essere azzerati”.
E ora la nostra schedina. 1, X o 2 per Meda-Rhodense? (sabato, ore 18:00)
“X”.
Base 96 Seveso–Robbio? (domenica, ore 14:30)
“1”.
Cinisello–Saronno? (domenica, ore 14:30)
“2”.
Ispra–Sedriano? (domenica, ore 14:30)
“X”.
Legnano–Caronnese? (domenica, ore 14:30)
“X”.
Lentatese–Ardor Lazzate? (domenica, ore 14:30)
“2”.
Mariano–Vergiatese? (domenica, ore 14:30)
“2”.
Pavia–Casteggio? (domenica, ore 14:30)
“1”.
Sestese-Solbiatese? (domenica, ore 14:30)
“1”.
Silvia Alabardi
(foto di Letizia Elli)