Il nostro viaggio alla scoperta delle arti marziali questa volta fa tappa ad Uboldo, presso la Real Kombat System, affiliata CSEN e Zamudio System, in cui il giovane segretario, full instructor, allenatore di Kali filippino e istruttore di autodifesa Krav Maga, Paride Cartabia, ci fa immergere nell’universo del Jeet Kune Do, confrontandolo con il Concept Jeet Kune Do.

Quali sono le origini del Jeet Kune Do?
“Si tratta di una filosofia elaborata dal celebre marzialista e star sino-americana del cinema Bruce Lee, che in precedenza aveva studiato sia il Kung-fu che il Wing-Chun; include delle tecniche molto utili per la difesa personale; si basa molto sul metodo d’attacco e di intercettazione. All’epoca di Bruce Lee, il Kung-fu e il Karate erano molto tradizionalisti e anche diffusi; in generale risultava difficile codificare una nuova arte marziale. Penso che i film nei quali recitava contribuirono alla prima conoscenza e alla diffusione del Jeet Kune Do. Nel Jeet Kune Do il nostro corpo lavora d’istinto e la tecnica d’attacco mediante l’immobilizzazione della mano crea al contendente una sorta di blocco, allo scopo di poter reagire e contrattaccare. La traduzione letterale del termine è “via del pugno che intercetta”.

Come’è avvenuto il suo primo approccio con quest’arte marziale?
“Da ragazzo ho praticato il Karate fino al conseguimento della cintura nera. Nel 2016, mi sono avvicinato nuovamente alle arti marziali e in questa società, affiliata CSEN e Zamudio System (Zamudio è un famosissimo istruttore spagnolo di Original Jeet Kune Do, e nostro referente), di cui sono segretario, presieduta da Marco Casalegno, guidata dal Maestro e direttore tecnico Riccardo Guidolin, si svolgeva già un corso di Jeet Kune Do; ne ho apprezzato molto la disponibilità generale da parte di tutti insegnanti e sono riuscito ad ottenere anche il grado di full istructor di Jeet Kune Do. Sono allenatore di Kali Filippino, nel quale si usano anche i bastoni e si richiede una determinata coordinazione di gambe e braccia, oltre che essere istruttore di autodifesa Krav Maga”.

Quale Jeet Kune Do insegnate?
“L’Original Jeet Kune Do, proveniente dall’insegnamento del Maestro Bruce Lee, senza alcuna influenza da parte di altri stili, sia nella visione che nelle tecniche, ma siamo in grado anche di praticare anche il Concept Jeet Kune Do, codificato dal Maestro Dan Inosanto, statunitense di origine filippina, il quale è condizionato sia da parte del Kali che dall’Escrima o scherma filippina. Nel Jeet Kune Do le armi principali sono i nostri arti e l’obiettivo principale è quello di evitare le liti e gli scontri, mentre il Concept prevede invece l’uso di qualsiasi arma. Una tecnica di pugno può essere sferrata da parte di un qualsiasi marzialista, ma la stessa, nel Jeet Kune Do è allenata con i principi della meccanica corporale, sia in elasticità che in scioltezza. Sono inclusi anche colpi di mano diretti, ganci, calci frontali, laterali, rotatori e invertiti, e anche le testate, al fine della difesa personale; lo scopo principale è quello di impedire o intercettare la reale situazione di pericolo o di aggressione. Nel Jeet Kune Do sono previste anche spazzate, sbilanciamenti, passi e spostamenti, mentre il Concept comprende anche le tecniche di leva a stretto contatto con i contendenti. Nel complesso, questa realtà ha scelto di insegnare l’Original, perché l’ha ritenuto più adatto anche per il metodo di allenamento£”.

Si svolgono delle forme o sequenze di tecniche?
“No, perché le forme sono state escluse dallo stesso Bruce Lee, in quanto all’epoca non le riteneva utili al fine del combattimento. La finalità del Jeet Kune Do è quella del combattimento reale e possiamo considerarlo come una difesa personale da strada; si combatte con le protezioni, che si tolgono progressivamente quando si consegue un livello superiore e per ora non esistono i combattimenti sportivi di Jeet Kune Do. Quest’ arte marziale nella pratica richiede molta fluidità e flessibilità; qui abbiamo molte donne che praticano il Jeet Kune Do e noto anche che eseguono al meglio le tecniche. Gli allenamenti si articolano in tre fasi: la prima di riscaldamento, la seconda di studio delle tecniche alte, basse e combinazioni, e la terza si basa sulla sensibilità nell’assorbire l’energia del contendente. Il Corso Allievi si articola in tre livelli diversi, mentre il Corso Istruttori ne prevede invece cinque”.

Qual è l’aspetto educativo del Jeet Kune Do?
“Gli allievi partono dall’età di 16 anni fino agli over 50. Da noi si lavora tutti insieme, uomini e donne e si rifiuta qualsiasi forma di violenza, sia fisica che verbale. Praticare un’arte marziale significa anche acquisire la conoscenza di ciò che si svolge, evitare delle situazioni critiche, oltre che rispettare la palestra o struttura dove ci si allena”.

Come giudica il futuro risvolto sportivo di quest’arte marziale?
“Personalmente non ne vedo un grande risvolto sportivo. Lo scopo del futuro Jeet Kune Do sportivo è il combattimento finalizzato a guadagnare i punti e a vincere le gare; preferisco gli stage organizzati dalla CSEN, nei quali ci si confronta con i diversi generi di combattimento e anche con i molteplici metodi di approccio”.

Nabil Morcos

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