
E’ il tempo delle valutazioni in casa Pallacanestro Varese. Non può essere altrimenti dopo il quarto ko consecutivo che, al netto della vittoria di Cremona con Trapani, ha fatto ripiombare i biancorossi nell’incubo lotta retrocessione. Non può essere altrimenti dopo la contestazione aperta del pubblico di Masnago che non ci sta più a vedere in campo una squadra che gioca senza cuore ed energia, ovvero quello che a Varese si chiede più di tutto, anche del risultato.
Le sensazioni della settimana pre sfida con Trento, che portavano a non vedere più così saldo Mandole sulla panchina varesina, si sono amplificate dopo la sfida con la Dolomiti Energia: vuoi per una situazione ambientale surreale (con lo speaker che deve anticipare la lettura del nome del coach per evitare una bordata di fischi sonora da parte del pubblico), vuoi soprattutto per una realtà di gioco tecnico-tattica e caratteriale ormai alla deriva.
Il malcontento nello spogliatoio è forte e le prestazioni in campo ne sono la massima espressione: una squadra slegata al suo interno e che, è ormai palese, al di là delle dichiarazioni di facciata, che fatica moltissimo a seguire le indicazioni del proprio allenatore in panchina. E’ diventato ormai un deja-vu doloroso quello che si ripete ogni settimana: coach Mandole chiede determinate cose il venerdì in conferenza stampa e la squadra le sconfessa completamente la domenica in campo.
A questo si aggiunga il linguaggio del corpo, che molto spesso vale più di quello parlato, dei giocatori, spaesati in campo ed incapaci di reagire alle difficoltà normali che una partita di basket porta con sé.
Non c’è più traccia del player development che dovrebbe far crescere i giocatori, si escludano Assui e Librizzi; non c’è più traccia di quella velocità, intensità e spettacolarità che il Moreyball vorrebbe; non c’è più traccia, o forse è meglio dire non c’è n’è mai stata, di quella difesa qualità principale di questa squadra tanto decantata per mesi ma mai effettivamente realizzata in campo, se non in qualche sporadica apparizione.
Non c’è più, soprattutto, quel senso di appartenenza e d’identificazione della gente con questa squadra e società ed è la cosa peggiore che possa mai accadere in una piazza come Varese che ha bisogno del calore dei propri tifosi più di ogni altra cosa, soprattutto quando Masnago deve essere fortino nel quale costruire la salvezza e non Caporetto dove perdere anche le ultime speranze di evitare la retrocessione.
C’è tutto questo sul tavolo delle valutazioni della dirigenza biancorossa, la prima a non essere felice di questa situazione ma anche la prima che ora è chiamata a scelte forti e decise per invertire un trend chiaro a tutti e che solo in queste tre settimane di pausa, eventualmente, si può invertire
Le prossime 48-72 ore potrebbero essere decisive in tal senso: se la società dovesse propendere per un cambio in panchina la scelta potrebbe ricadere su Legovich come nuovo capo allenatore, perché già inserito nel contesto, perché subito a disposizione e perché conoscitore della squadra in ogni sua componente.
Non solo però, perché le valutazioni sarebbero a più ampio raggio anche sul roster, con la posizione intoccabile fino a venerdì di Sykes che, dopo l’ennesima prova altamente negativa, potrebbe diventare la più scottante in termini di un eventuale taglio.
Alessandro Burin