Nella grande prova di squadra fornita dalla Cimberio sul parquet di Siena, è emersa con prepotenza la figura di Gabriele Ganeto. L'ala piemontese ha fornito una prova gagliarda, sia per qualità con punti arrivati nei momenti di maggior difficoltà del match con Varese scivolata a dieci lunghezze dai campioni toscani che per quantità di volume di gioco nei 25' in cui è stato in campo. 

Anche se, purtroppo, Varese è uscita dal campo con la classica pacca sulla spalla, ma senza i due punti.
“I complimenti fanno piacere, ma quando ci sono queste gare che vengono affrontate in condizioni fisiche abbastanza disastrate si possono fare due tipi di prestazione: o una gara assolutamente negativa perché molli sin da subito e lasci perdere la partita oppure vai lì con la faccia giusta e il giusto carattere e disputi la gara che vorresti fare. Noi abbiamo avuto questo secondo tipo di atteggiamento. Non siamo stati aiutati né dai fischi arbitrali, né da qualche nostro errore nei minuti finali che avremmo potuto risparmiarci e che non ci avrebbe fatto pensare alle cattive chiamate arbitrali”.

Siete tornati spesso su quella palla persa a 15 secondi dalla fine?
“Più che altro abbiamo messo la palla là dove volevamo metterla. Kangur ha detto che è stato spinto e Siena ha ammesso che volevano fare fallo sulla rimessa. Insomma, è stato un episodio dubbio a decidere una gara tirata”.

Uscite dalla trasferta di Siena con quintali di fiducia in più in voi stessi.
“Anche con tanta rabbia. Vincere a Siena è prima di tutto una vittoria in trasferta. In secondo luogo, una trasferta che vale doppio. Potevamo farcela e ciò fa aumentare il dispiacere e la rabbia. Certo, è stata una gara che ci ha dato tante buone indicazioni su cui lavorare. Sappiamo di non essere una squadra piena di talento e di prime punte, ma di essere una squadra operaia che se la le cose che sa fare e che se gioca con cuore e intensità può arrivare lontano”.

Avete mostrato una reazione di carattere e tu sei uno di quelli che pare averne da vendere di carattere. Importante la tua costante crescita sin dall'avvio del campionato con le triple della rimonta su Siena dal meno 10 a testimonianza.
“Mancava Fajardo che rientrerà sabato e mancava anche Rannikko. Ci voleva uno  sforzo ulteriore da parte di tutti per fare bene. Ho avuto la possibilità di giocare più minuti rispetto al solito e son ostato bravo a segnare qualche punto. Non sono soddisfatto al massimo della mia prestazione perché avrei potuto dare un po' di più in termini di rimbalzi e di difesa, però non sempre si riesce a fare tutto a meraviglia”.

Sabato incontrerete la Reyer Venezia che è un brutto cliente dato che viaggia sull'onda positiva di quattro vittorie consecutive ed è la sorpresa di questo inizio di campionato.
“Venezia è una sorpresa anche per il modo in cui è stata ripescata. Ho già giocato in Legadue contro di loro e sono sostanzialmente la stessa squadra, o meglio, il nucleo italiano è rimasto quello. Sono una squadra compatta, molto lunga con undici effettivi a disposizione di coach Mazzon e tutti possono essere protagonisti. Arrivano entusiasti e sanno di non avere nulla da perdere dalla trasferta a Varese. Se poi aggiungiamo che aspettavano da anni di tornare in A. Beh, aspettiamoci una grande sfida”.

Quale la chiave per la vittoria?
“Senza dubbio la difesa. Non possiamo non partire da lì. Sarà importante limitare anche il loro contropiede: sono molto offensivi e tendono a correre non appena recuperano il rimbalzo”.

Qualche settimana fa sulla Gazzetta è uscito un paragone abbastanza forte tra te e l'attuale Presidente Vescovi. Ti ha detto qualcosa in merito il buon Cecco?
“Nessuno m'ha detto niente (afferma ridendo di gusto Ganeto, ndr). E' da inizio anno che Recalcati mi accosta anche a Soragna. Sono paragoni che mi fanno molto piacere, ma so anche di non essere ancora accostabile a questi giocatori. Sono obiettivi a cui miro e spero un giorno di poter raggiungere”.

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