![Cantù-Varese 11 vene](https://varesesport.com/wp-content/uploads/2018/02/cantu-varese-11-vene.jpg)
Arrivato a inizio 2018 per sostituire quel Damian Hollis che non ha convinto coach Caja, l’estone Siim-Sander Vene – nonostante fosse reduce da un lungo infortunio che gli aveva impedito di scendere in campo con la maglia di Reggio Emilia – si è subito messo in mostra per le sue qualità trasversali da giocatore di squadra. L’impatto dell’ala, soprattutto in termini di minutaggio, è cresciuto di settimana in settimana e il rendimento è stato fino ad ora molto soddisfacente: tanta solidità, quattro partite in doppia cifra di valutazione e ottime percentuali al tiro (55% da due e 33.3% dall’arco). Sabato scorso, sul campo di Trento, Vene ha fornito quella che è ad oggi la sua miglior prestazione realizzativa in Serie A: 14 punti (in aggiunta a 7 rimbalzi) con 4/5 da due e 2/2 da tre.
Sei tornato in campo da due mesi dopo un lungo stop per infortunio. Ti senti al 100% adesso?
«Settimana dopo settimana sto ritrovando la condizione, mi sento in costante miglioramento. La pausa per le nazionali oltretutto ci ha permesso di allenarci duramente e di concentrarci sul lavoro, per cui adesso mi sento bene. Non saprei dire se ho già raggiunto il 100% della condizione, però penso che sia importante che io percepisca queste buone sensazioni sul campo».
Sei parso fin dall’inizio molto integrato nei meccanismi della squadra. L’adattamento al sistema di coach Caja è stato effettivamente facile o c’è voluto tempo?
«L’apparenza in questo caso ha un po’ ingannato perché non è stato affatto facile inserirmi, principalmente per il fatto che ho passato, prima di arrivare a Varese, un lungo periodo senza giocare a causa dell’infortunio. Oltretutto l’allenatore è molto esigente, ha un sistema di gioco ben definito e per cui ci vuole tempo per capire esattamente quello di cui ha bisogno la squadra. Adesso, però, sento di essermi perfettamente integrato».
Al di là della nazionalità, hai ricordato a molti Kristjan Kangur per il tuo modo di giocare. Secondo te è un paragone sensato? Ti piacerebbe avere una carriera simile in Italia?
«Non siamo noi giocatori a dover fare paragoni, è giusto che siano altre persone a decidere se io e Kristjan sul campo ci assomigliamo o meno. Lui ha avuto una buonissima carriera, soprattutto qui in Italia. Io non mi precludo niente: so che lui si è trovato molto bene qui e anch’io non sto avendo problemi in Italia, perciò se il destino dovesse riservarmi un futuro in questo paese non ne sarei dispiaciuto».
Varese si è messa fino ad ora in mostra per la capacità di impedire agli avversari il gioco interno. Fesenko costringerà la squadra a rivedere il piano partita?
«Sappiamo tutti che Fesenko non è solo uno dei migliori giocatori del campionato, ma è probabilmente anche il più forte fisicamente. Però non sarà in campo per tutti e 40 i minuti. Noi dobbiamo sempre cercare di seguire il nostro piano partita e di avere la capacità di adeguarci a quello che ci propone la partita. Con lui in campo potrebbe essere più difficile per quella che è la nostra identità difensiva, ma noi dobbiamo comunque provarci».
Con le quattro vittorie di inizio girone di ritorno, Varese si è guadagnata la reputazione di ammazza-grandi. Ciò può costituire un vantaggio psicologico per la sfida con Avellino?
«Spero che questo fattore possa aiutarci e possa darci una buona spinta per una partita comunque difficile. Sul piano mentale, effettivamente, potrebbe permetterci di avere buone sensazioni fin dalla palla a due. Di per sé credo comunque che giocare contro squadre di alto livello costituisca una motivazione aggiuntiva, soprattutto se siamo in casa: vogliamo sempre regalare soddisfazioni ai nostri tifosi».
Filippo Antonelli