Empoli, 7 partite e 16 punti conquistati, questi i numeri della capolista della Serie B guidata da mister Alessio Dionisi. Dopo i molti anni nell’orbita del dilettantismo e dell’interregionale come giocatore, è entrato in numerosi staff e due anni fa ha raggiunto la panchina da allenatore per la prima volta nella serie cadetta col Venezia. Tante le sue emozioni legate al Varese in cui ricorda la sua fascia da capitano e la vittoria del campionato di Serie D.

Due anni fantastici col Varese coronati dalla fascia da capitano e dalla vittoria del campionato di Serie D. Cosa le è rimasto di quelle esperienza?
“Sono residente a Varese, mia figlia vive e frequenta le scuole a Varese, è stata una scelta di vita, poi chissà il futuro dove mi porterà. Porto con me l’anno della vittoria del campionato, un ricordo sicuramente indelebile, e l’anno successivo poi è stato ancora più bello con una salvezza d’oro. In realtà il capitano era Macchi, un mio grande amico, è di Varese ed è cresciuto nel Varese, ma a causa di qualche infortunio ha saltato molte partite e la fascia l’ho ereditata io. Sono davvero stati due anni intensi ed importanti per me, due annate positive. Vincere un campionato dopo il fallimento e quindi dopo essere ripartiti dall’Eccellenza è bello”.

Qual è il suo ricordo più bello in maglia biancorossa?
“La vittoria con l’U.S.O. Calcio in Serie D. Ricordandoci sempre che il Varese era ripartito dopo il fallimento e quella partita era il coronamento di un sogno, visti i due anni di purgatorio. Quella sfida non decretava realmente la vittoria del campionato anche se loro erano comunque secondi. Allo stadio c’era moltissima gente e secondo me quel match ha rappresentato il passo decisivo verso la vittoria del campionato e quindi il ritorno tra i professionisti per una grande piazza come quella biancorossa”.

Il rapporto particolare con mister Mangia ha contribuito nella sua carriera di allenatore?
“Ha contribuito ma non in questi anni, bensì quando giocavo. Mi ha aiutato a crescere e quello che ho imparato me lo sono portato dietro nella mia esperienza da allenatore. E’ anche grazie a lui se ho iniziato ad allenare. Ora non lo sento da un po’ ma lo ricordo ben presente in campo”.

Da giocatore non è mai arrivato a livelli professionistici alti, come allenatore invece si è già affermato con ottimi risultati. Il coronamento è allenare in Serie A?
“E’ stata una carriera da giocatore discreta e possiamo dire che ho avuto quello che mi spettava. Da allenatore non lo so, non mi pongo né limiti né obiettivi a lungo termine. Quando penso alla Serie A mi vengono i brividi, non è un mio punto d’arrivo ma sarebbe un punto di crescita, sarebbe un sogno che si realizza. Il mio traguardo immediato è confermarmi all’Empoli e se riusciremo a conquistare la Serie A insieme grazie alla squadra e allo staff ben venga. Non ho questo assillo, le mie ambizioni sono più nel breve periodo. In questo momento cerco di meritarmi l’Empoli partita dopo partita”.

Nato a Abbadia San Salvatore in provincia di Siena, che effetto le fa allenare ad una manciata di chilometri da casa?
“Mi fa piacere perché sono tornato in Toscana e io mi sento al 100 per 100 toscano. La cosa che mi fa più pensare è che oggi sono l’allenatore dell’Empoli, cosa che era impensabile per me solo qualche anno fa. E’ motivo orgoglio e allo stesso tempo ho molti stimoli e pensieri per continuare. Il calcio è un’altalena: si sale e si scende ed è una bella sfida ogni giorno”.

La serie cadetta negli ultimi anni ha alzato moltissimo il livello tecnico, basti pensare ai grandi nomi che ci sono in squadre appena promosse come Monza e Reggina o piazze come Venezia ed Empoli che hanno costruito progetti concreti e duraturi. Il livello sempre più alto dei settori giovani sta aiutando questa crescita della Serie B?
“Più che pensarlo me lo auguro, anche perchè la Serie B è la categoria dove possono maggiormente attingere la Serie A e la nazionale italiana Under 21. Nel calcio le squadre si stanno ringiovanendo, ma i senior sono fondamentali e anche a Empoli abbiamo giocatori che conoscono bene la categoria. Spero che nei settori giovanili si riesca a lavorare per il futuro dei ragazzi. Sia a Venezia che ancora di più ad Empoli mi confronto sempre con i mister del settore giovanile e investire nei settori giovanili giova nel medio-lungo periodo. La B può diventare una vetrina per i giovani. Credo che stia crescendo e devo dire che anche negli anni scorsi ci sono stati campionati importanti”.

Dati i molti impegni con l’Empoli, è riuscito comunque a seguire la stagione del Città di Varese anche se ricca di rinvii?
“Conosco bene l’allenatore Sassarini, conoscevo anche Iori dell’anno scorso perchè seguivo anche la squadra in Terza Categoria. Tramite giornali o siti cercavo sempre di informarmi ed ero anche più presente di ora, a causa dei blocchi per il Covid si fatica a seguire bene. Mi interesso molto alla Serie D anche perché questa categoria è il mio mondo, ci ho giocato un sacco di anni, ho allenato parecchio e mi tengo informato sulle squadre dove ho giocato o allenato. Spero che i tifosi del Varese non vogliano tutto e subito, cosa che succede nelle piazze che hanno fatto categorie importanti. Bisogna aspettare e capire gli sforzi fatti per ripartire, si devono supportare le persone che ci sono, anche perchè negli ultimi anni a Varese ci sono stati più dolori che gioie a livello calcistico. Speriamo che questa sia una ripartenza che abbia continuità”.

Molti anni di calcio giocato nei dilettanti, come vede l’attuale situazione di gestione Covid in queste categorie?
“Non vivendolo in prima persona posso immaginare che sia difficile gestire la situazione, è difficile anche per la Serie C, quasi impossibile per la Serie D quindi figuriamoci più sotto. Speriamo che ci sia una ripresa perché si rischia il collasso. Il calcio non morirà, ma questo periodo lascerà un segno e penso che ci sarà un riadattamento post Covid. Il calcio dilettantistico è portato avanti con passione da investitori che in un periodo così difficile faranno fatica a dare i soldi alle società. Dovranno essere tutti più bravi a riadattarsi, ma ci si rialzerà. C’è tanta passione nel calcio dilettantistico e questo basterà ad andare avanti, ne sono sicuro”.

Un augurio per il futuro.
“Varese Sport è un tornare indietro negli anni. Mi ricordo quando lo distribuivano allo stadio e questo mi fa un grande piacere.  Auguro a tutto lo sport varesino di crescere e spero che tutta la popolazione di Varese sostenga lo sport. Infine, questo Città di Varese è nato dalle ceneri, quindi, bisogna restare tutti uniti e supportarlo in moda da risalire tutti insieme”.

Ilario Maiolo

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui