L’Eccellenza ha ripreso la sua marcia con gli allenamenti di gruppo che porteranno l’11 aprile alla partenza del campionato. Tutte le altre categorie dei dilettanti dalla Promozione in giù sono state ufficialmente bloccate e la stagione non riprenderà più.
Ma il pensiero del CRL, del suo Presidente Carlo Tavecchio e del Consiglio Direttivo è anche rivolto ai più giovani, a quei bambini e ragazzi che da un anno a questa parte si sono potuti allenare soltanto poche settimane e anche ancora oggi, con la Lombardia in zona rossa, sono fermi.

Ecco allora che il CRL chiede a gran voce che la Federazione pensi anche a loro, ai più piccoli, al futuro: “Chiediamo a tutti, dai dirigenti ai genitori, dalle istituzioni politiche a quelle scientifiche, ai media locali di aiutare questi ragazzi a tornare il prima possibile ad una vita normale fatta di sport e socialità“.
Questa la richiesta che viene esplicitata in un lungo testo che pubblichiamo di seguito.  

E i nostri ragazzi?

Si sta consumando, forse con troppo silenzio delle istituzioni, un dramma che coinvolge i nostri tesserati, quelli più giovani, i nostri bambini e adolescenti.

Fermi, bloccati da questa pandemia e dalle conseguenti norme governative che, per proteggere loro e tutti noi da una tragedia sanitaria, stanno in realtà minando altri aspetti della loro salute fisica e psichica.

Non è cosa normale vedere i nostri figli chiusi in casa, privati della loro vita sportiva e sociale, di contatto. Strumenti di crescita fondamentale, riconosciuti da tutti. Dalle istituzioni politiche, dalla costituzione, da studi scientifici e anche dalla nostra esperienza di genitori che, prima di diventarlo, ci ha visti bambini e adolescenti potendo così sperimentare sulla nostra vita quanto sia stato importante frequentare la scuola in presenza, esercitare attività sportiva individuale o di gruppo, socializzare con gli amici in ogni situazione.

Questi anni non ci verranno restituiti e non verranno restituiti soprattutto a loro.

E allora perché la Federazione accetta queste scelte? Scelte fatte dalla politica, una politica che non presenta nemmeno un Ministero dello Sport e che, con il Ministero presente durante la prima parte di questa pandemia, ha pensato solamente a partorire una legge che porterà ulteriori difficoltà alle associazioni e a quel volontariato che permette da sempre ai nostri ragazzi di svolgere la loro attività sportiva in ambienti sani, protetti e organizzati.

E’ una domanda molto aperta alla quale è difficile dare una risposta in poche righe, tuttavia il pensiero del Comitato Regionale Lombardia è possibile sintetizzarlo.

Il nostro pensiero è che queste norme sono troppo restrittive e forse un po’ cieche verso la generazione dei più giovani, ma sono leggi e vanno rispettate.

La FIGC ha presentato un elenco chiaro e dettagliato di quali devono essere considerate le categorie di “PREMINENTE” interesse nazionale. Il dizionario spiega chiaramente il significato di “interesse prioritario”.

Si poteva “bluffare” e raccontare che le nostre migliaia di squadre italiane Under 15 e Under 17 che portano nel mese di giugno 6 di loro a svolgere il torneo per l’assegnazione del titolo sportivo nazionale avrebbero potuto ricondurre tutta la categoria ad un preminente interesse nazionale.

In ogni caso sarebbero partite solo due categorie e solo quei ragazzi che svolgono un torneo regionale.

Abbiamo lottato e ottenuto di fare ripartire le massime categorie regionali dilettantistiche, qualcuno ha criticato questa scelta ma era l’unica categoria che poteva realmente giustificare l’interesse previsto dal DPCM in vigore e siamo orgogliosi che almeno una piccola parte dei nostri atleti potranno presto confrontarsi in un mini campionato.

Stiamo lottando e continueremo a farlo per farci ascoltare dalle istituzioni affinché anche i nostri ragazzi possano tornare nei propri centri sportivi a fare sport. Siamo certi che i volontari delle nostre associazioni rappresentano una grande garanzia di serietà e sicurezza per loro, più di quanto non possano esserlo dei parchi, senza vigilanza, dove inevitabilmente i ragazzi si rifugiano per cercare la loro libertà.

Riprendiamo le parole anche di un collega Dirigente Federale del CR Veneto, Il Vice Presidente Vicario Patrik Pitton, che condividiamo e vogliamo fare nostre. “È vero, il calcio giovanile è fermo ma noi non lo siamo. Tutti noi abbiamo un debito nei confronti dei ragazzi e dei bambini e questo debito vogliamo onorarlo al meglio. Stiamo lavorando senza sosta per trovare soluzioni e non per creare nuovi problemi: mi rendo conto che sia difficile accentarlo o capirlo, ma la realtà dei fatti è questa anche se non viene sbandierata giornalmente. Il perché è semplice: viviamo nella precarietà e tutto ciò che avrebbe un senso oggi, potrebbe essere smentito domani dall’evoluzione della pandemia, dai provvedimenti del Governo, dai Dpcm, dal colore delle Regioni, dal Comitato Tecnico Scientifico e dagli organi che sovrintendono il mondo dello Sport. Una cosa è certa: noi non ci siamo dimenticati dei più piccoli, non abbiamo abbandonato i nostri ragazzi e non abbiamo nessuna intenzione di farlo. Sarebbe un errore imperdonabile, soprattutto per le nostre coscienze.”

Chiediamo a tutti, dai dirigenti ai genitori, dalle istituzioni politiche a quelle scientifiche, ai media locali di aiutare questi ragazzi a tornare il prima possibile ad una vita normale fatta di sport e socialità. 

Siamo disposti ad ascoltare tutti, ricevere ogni suggerimento che possa integrarsi con le nostre idee, sicuri che tutti gli sforzi non saranno vani.

Carlo Tavecchio e il Consiglio Direttivo del Comitato Regionale Lombardia

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