Rebecca Gheller, 21 anni, la voglia di rimettersi in gioco dopo lo stop. Una vera è propria dinastia di sportivi quella della famiglia Gheller, dopo la grande carriera del padre Mavillo, calciatore professionista cresciuto Varese Calcio e la vittoria del fratello Riccardo, Campione d’Italia l’anno scorso con il Novara Calcio, adesso, in attesa di qualche trionfo del piccolo Filippo, è arrivato anche il suo momento di festeggiare una vittoria importante grazie alla conquista dello scudetto con la formazione Under 20 Pallamano Cassano Magnago.

Avete vinto il campionato, come ti sei sentita?
“È stato bellissimo, molto emozionante, parlo sia a livello personale che di squadra. Siamo state molto contente del traguardo raggiunto, sia chi ha giocato di più sia chi ha avuto meno minutaggio, d’altronde in una squadra si pensa sempre prima al gruppo. Soprattutto nei gironi quando siamo scese in campo praticamente tutte, abbiamo avuto modo di rendere questa vittoria una vittoria del gruppo”.

Ci sono stati dei momenti durante la partita in cui sembravate molto tese nonostante il vantaggio, è stata solo un’impressione esterna?
“La tensione c’era e sicuramente ha fatto la sua parte in alcune situazioni, anche perché avevamo giocato contro Malo già il giovedì e il risultato era stato ingiusto. Questa voglia di rifarsi contro di loro ha aggiunto forse un po’ di pressione che, unita alla tensione di giocare una finale per diventare campioni d’Italia, non era facile da gestire. Complessivamente, a parte alcuni momenti, abbiamo retto molto bene le emozioni e si è visto con la vittoria”.

Con questo gruppo eravate consapevoli di poter arrivare fino in fondo?
“Sarò sincera, sì. La squadra è molto forte, in più giocando e allenandoci quasi tutte in A1 abbiamo una buona esperienza e una buona capacità di reggere la pressione, sarebbe inutile dire che è stata una sorpresa. Siamo andate lì per far meglio delle ultime partecipazioni ed era difficile perché comunque negli ultimi quattro anni siamo arrivate una volta terze e due volte seconde. Per migliorare serviva solo vincere. Aggiungo che, anche se si va per vincere, poi non è detto che si riesca a realizzare l’obiettivo, quindi rimane una grande soddisfazione”.

Parlando di squadra, se non c’è sintonia nel gruppo difficilmente si riesce a raggiungere un obiettivo, tu come ti sei trovata con le tue compagne?
“Devo dire molto bene, anche se quest’anno la maggior parte delle mie compagne si sono allenate con la A1. Io ho ricominciato a gennaio, un po’ per lo stop dovuto al covid e un po’ per situazioni esterne al campo. Ha aiutato molto il fatto che ci conoscessimo già tutte perché comunque, giocando dal 2016, la maggior parte della squadra è rimasta quasi la stessa. Avere un buon rapporto sicuramente aiuta e da noi c’è molta sintonia e penso che si veda anche da come giochiamo una volta in campo”.

Avevi smesso di giocare, come mai hai scelto di ricominciare?
“È stata una scelta quasi forzata quella di smettere, avevo impegni esterni alla pallamano che non mi permettevano di dedicarmi bene allo sport; in aggiunta, devo ammettere che non mi trovavo più molto a mio agio sul campo, mi era passata un po’ la voglia di mettermi in gioco. Adesso fortunatamente non ho più problemi, né a livello motivazionale, né fuori dal campo e, di conseguenza, mi è tornata quella cattiveria agonistica da spendere. Con questi presupposti, ho deciso di riprendere per vedere come sarebbe andata e, fortunatamente, sembra andare bene”.

Andrea Vincenzi
(foto Moroni)

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