Inizia con una vittoria di alto profilo il campionato della Openjobmetis Varese che batte per 75-72 la Germani Brescia e si porta a casa il primo scalpo di livello della stagione. Ottimo, visto che nelle prossime due i varesini si troveranno di fronte a due corazzate come Virtus Bologna e Milano.

Detto fatto, tolto il dente tolto il dolore come si suole dire in questi casi, anche se di doloroso c’è ben poco se non la tensione e l’ansia per una gara vissuta sulle montagne russe per buona parte del match tranne i primi 10′ nei quali i biancorossi hanno giocato al limite della perfezione, con una difesa fatta di un’intensità incredibile e la fase offensiva che girava a meraviglia, forse tutto troppo bello per durare tutta la gara.
Condizione che infatti è andata a scemare, con Brescia che ha aumentato i giri nelle rotazioni dei cambi e Varese che piano piano ha perso di fisicità e forma atletica, fattori che hanno contribuito ad ingolfare sia la difesa che l’attacco. Proprio nella situazione più difficile, però, nel momento in cui l’inerzia del match stava volgendo verso Brescia, i ragazzi di Vertemati, forse per la prima volta davvero da inizio stagione, hanno avuto la forza, la voglia ed il carattere di prendersi con le unghie e con i denti un incontro che avevano fatto proprio fin da subito, regalando un’enorme gioia ai tifosi.

La vittoria finale è stata frutto di diversi fattori, in primis la capacità di distribuire tanti punti su diversi interpreti. Non è un caso che i due successi in partite ufficiali, quella di Supercoppa contro Cremona e quella di ieri sera contro Brescia, siano arrivate nel momento in cui la Openjobemtis è andata in doppia cifra con almeno 4 dei suoi giocatori. Gentile si è dimostrato subito faro della squadra, sia a livello di iniziative personali sia in fase di regia, dove da metà gara in poi si è sobbarcato una parte importante di quel lavoro che si spera al più presta possa tornare nelle mani di Kell, non perdendo mai la propria pericolosità palla in mano. Tutto questo, con il supporto dei suoi due fidi scudieri Jones ed Egbunu, che ad oggi rappresentato quell’asse portante sotto canestro che mancava l’anno scorso e che quest’anno finora sta facendo la grande differenza.

Impostazione tattica quindi chiara e definita, con Varese a fare dei centimetri e del peso specifico, in termini di chili e muscoli, le sue armi principali, per un piano partita modificato in corsa letteralmente dall’esplosione improvvisa di Beane, che torna a fare ciò che lo scorso anno gli veniva spesso naturale, ovvero mettersi in moto e sparigliare il match da un momento all’altro. Ieri sera nei minuti più difficili dei biancorossi, con una squadra arenata in attacco ed in debito di ossigeno, la guardia USA ha tirato fuori dal cilindro una serie di giocate che non solo hanno ridato morale e vantaggio ai suoi ma hanno spezzato le gambe ad una Brescia che pensava di aver trovato il bandolo della matassa per poter vincere.

Così Varese, nonostante un finale thriller viziato da qualche fischio discutibile, si porta casa una partita di capitale importanza per dare tranquillità ad un ambiente e un gruppo che ha ancora bisogno di molto lavoro in cabina di regia, dove il duo De Nicolao – Amato deve crescere notevolmente, in termini di leadership e di limitazione delle palle perse, 16 quelle di ieri, troppe in un solo incontro, ma soprattutto in fase difensiva, dove non esiste ancora un dettame tattico ben definito e la scelta di un continuo uno contro uno crea problemi quando calano l’energie, lasciando enormi buchi in area che mandano a nozze gli avversari.

Insomma, il lavoro da fare è ancora molto per i biancorossi, alla ricerca della continuità nei 40′ ed in attesa che il ritorno di Kell dia il via alla definitiva messa in opera del gioco di squadra di Vertemati, che si possono godere intanto la prima vittoria stagionale, il primo mattone di una costruzione che richiede tempo, sudore e sacrificio per essere portata a termine ma che intanto regala quelle emozioni di un’Enerxenia Arena festante e che torna a respirare il calore del pubblico. E per adesso va bene così.

Alessandro Burin

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