Colpo di scena. Anzi, no. Perché la cessione con l’elastico andava sempre considerata. Patrizia Testa si riprende la Pro Patria. Mossa del cavallo che rimette in panchina l’isoscele Tosi/Cerrone/Alberti coagulata dall’advisor Studio Spreafico. A dispetto del comunicato ufficiale datato martedì 31 maggio, il Consorzio Sgai cederà entro i prossimi 10 giorni il proprio 90% del club di via Cà Bianca non a chi aveva formalmente avanzato una proposta di acquisto ma esattamente da chi lo aveva ricevuto nel novembre 2021. Portando così il socio di minoranza a rivestire i panni del socio unico. Anche se la geografia azionaria potrebbe essere in ogni caso condivisa. Strano? No, a voler rileggere in filigrana quanto occorso nei mesi passati.

La sensazione (prendetela come tale) è che soluzione ponte per soluzione ponte (quale sarebbe stata con il panel di imprenditori del territorio tuttora fermo al nucleo originario), la Testa abbia deciso di gestire la transizione nella piena responsabilità del ruolo. Sempre nell’attesa della beata speranza che allo “Speroni” possa bussare qualcuno con idee e fresca in proporzioni congrue. E con (almeno) due ulteriori nodi da sciogliere. Il primo relativo all’incompatibilità con la carica di consigliere comunale (non eludibile e con tempi ristretti). Il secondo nel rapporto chiaramente da rimodulare con l’attuale management biancoblu (leggasi Turotti). Regole istituzionali accanto a relazioni umane e professionali. Materie delicatissime. Tanto le une quanto le altre. Il 30 aprile alla vigilia della sfida di playoff con il Lecco, l’attuale Presidentessa Onoraria ci aveva confessato: “Quando nelle prossime settimane la Pro Patria verrà ceduta ad un gruppo di imprenditori del territorio, allora dirò finalmente la mia“. Fino a ieri parole profetiche. Poi le cose hanno preso una piega diversa.                                       

Giovanni Castiglioni  

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