In Serie CSilver “gira” quest’anno un giocatore interessante a nome Riccardo Caruso, playmaker classe 2001 dei Daverio Rams quinti in classifica, nonchè giocatore con un grande avvenire dietro le spalle.

Caruso, infatti, cresciuto cestisticamente tra Ardor Busto e soprattutto Robur et Fides alcuni anni fa (mica tanti in verità…) era considerato un “gioiellino” e un possibile prospetto ad alto livello tant’è vero che a soli 16 anni venne lanciato in Serie B proprio dal suo attuale allenatore: coach Fabrizio Garbosi.

Tuttavia, sulle soglie di spiccare il grande salto verso la Serie A – contatti avviatissimi con Trento -, qualcosa si è però interrotto e la carriera di Riccardo non è mai decollata verso cieli più azzurri.

Caruso, in uscita da Robur ha giocato in CGold a Gazzada e lo scorso anno ha scelto un’avventura professionistica “esotica”: in Serie B e C spagnole tra Sagunto e Valencia.

Dopo la stagione iberica Caruso è tornato in Italia e impegnato tra studio – Facoltà di Storia – e lavoro – per un provider telefonico -, per ricominciare a giocare ha scelto Daverio chiamato, come si diceva, proprio da Garbosi, il suo mentore.

“Considero eccellente e più che azzeccata la scelta di Daverio, una piazza in cui – spiega Caruso -, ho ritrovato coach Fabrizio, un ottimo ambiente, un club pieno di passione e una squadra giovane e talentuosa. Per riprendere contatto col basket di casa nostra non avrei potuto oggettivamente chiedere di meglio”.

Facciamo un passo indietro: cosa racconti dell’esperienza spagnola?
“Con grande semplicità mi sento di dire che ho trascorso un anno fantastico in una realtà, quella spagnola, che è avanti anni luce rispetto a quella italiana. In Spagna ho giocato a due livelli: in EBA, un campionato che corrisponde alla nostra vecchia B1, e per quattro mesi nel campionato corrispondente alla nostra Serie C. In entrambi i tornei si gioca una pallacanestro bellissima perchè in prima fila vengono posizionati tecnica, talento individuale, velocità, atletismo, rapidità d’azione mentre nel nostro paese c’è un uso fin troppo largo della tattica e si dà un’attenzione esagerata alla preparazione delle partite. In Spagna è differente anche il modo di insegnare il basket ai bambini e ragazzini perchè si privilegiano due requisiti fondamentali: tecnica e velocità e non caso mi sembra che poi, ai livelli più elevati, ci sia una certa discrepanza tra il nostro basket e quello spagnolo.

Prosegue: “Ma oltre a questi aspetti, molto graditi dai giocatori e dal pubblico perchè in buona sostanza significano spettacolo e divertimento assicurati, c’è il privilegio di aver toccato con mano la diffusione e la popolarità della pallacanestro in Spagna. A Valencia ci sono decine di palestre super attrezzate e tenute benissimo, ma anche campetti e canestri ogni tre strade. Insomma: un paradiso cestistico in una nazione in cui il basket non è subalterno al “totem calcio”. In sintesi: un’esperienza che consiglierei a chiunque ama la pallacanestro genuina e da giocare “per il gusto di”. In fondo, è anche per questi motivi che tra le varie proposte arrivatemi l’estate scorsa, ho optato per i Rams Daverio. Siamo una squadra che gioca in stile iberico: ricerca del contropiede, della velocità e dell’atletismo ad ogni battito di ciglia, grande circolazione di palla, coinvolgimento costante di tutti i giocatori e, in definitiva, l’idea che il talento possa prevalere sulle “menate” tattiche”.

Massimo Turconi

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