Novembre è stato il mese dei recuperi in Serie D, ma i continui rinvii hanno evidenziato una volta di più la necessità di rivedere il protocollo sanitario. Per questo motivo la FIGC, in vista della ripartenza del campionato prevista per il 13 dicembre, ha pubblicato il tanto atteso aggiornamento. Le reazioni non sono però quelle che i vertici del calcio italiano si aspettavano e infatti la perplessità regna sovrana, perché come sottolinea il presidente del Città di Varese Stefano Amirante: “L’aggiornamento è una parafrasi sulle norme anti-Covid”.

La sostanziale novità introdotta dal nuovo protocollo riguarda l’impiego obbligatorio dei test antigenici, i tamponi rapidi, cui tutto il gruppo squadra deve essere sottoposto entro le 48/72 ore antecedenti la disputa della gara. Ma questo comporta tre grandi problemi, rispettivamente di natura sanitaria, economica e burocratica, che Amirante non manca di sottolineare: “Le certezze mediche dei test antigenici sono inferiori rispetto a quelle date dai tamponi molecolari, e il loro impiego settimanale costituisce un esborso economico non indifferente da parte delle società perché, nel nostro caso ad esempio, significa che dovremo sottoporre tutto il gruppo squadra ad almeno 32 giri di tamponi da qui alla fine del campionato. Si è parlato di una convenzione con la LND per agevolare il compito delle società, ma ad oggi non c’è nulla di ufficiale. Inoltre nella definizione ufficiale di gruppo squadra rientrano tutti coloro che compaiono sulla distinta e chi ha accesso agli spogliatoi, vale a dire presidente e direttore sportivo, ma non il magazziniere o il preparatore dei portieri; è un paradosso, dato che anche loro stanno a stretto contatto con la squadra”.

Ma è il problema di natura burocratica a tener banco nella riflessione del presidente perché, di fatto, “il nuovo protocollo dice tante cose ma non risolve nulla”; inoltre manca ancora un regolamento ufficiale della LND in merito alla gestione dei rinvii. Questo perché con i tamponi rapidi, tecnicamente, si dovrebbe garantire alle società la possibilità di giocare più partite, scongiurando così i rinvii, ma a tal proposito Amirante fa riferimento ad uno specifico passo dell’aggiornamento che recita:

Con la modifica del protocollo, la gestione dei casi di accerta tata positività al virus SARS-CoV-2 consente il proseguimento degli allenamenti per tutto il Gruppo Squadra ad esclusione di coloro identificati, in coordinamento con il SISP della ASL di competenza, come “contatti stretti” con il positivo confermato dalle ordinarie attività di “contact-tracing”. […] In ogni caso è obbligo del Medico Sociale o del MAP, in caso di positività al test molecolare o antigenico rapido, darne immediata comunicazione (con la collaborazione attiva dell’interessato e della Società) al SISP della ASL competente per territorio e al Medico di medicina generale dell’interessato che rimangono “ope legis” i responsabili dei procedimenti a tutela della salute individuale e collettiva e dell’attivazione delle procedure di sanità pubblica necessarie.

Questo fa capire come non cambi nulla – spiega Amirante –, perché già prima la società, nel momento in cui rilevava una positività, doveva avvertire il SISP della ASL di competenza che sanciva la quarantena per tutto il gruppo poiché il calcio è uno sport di contatto stretto. Stesso discorso per questo nuovo protocollo: i contatti tra compagni di squadra ci sono eccome per cui, in presenza di positivi, le ATS non potranno far altro che decretare i dieci giorni di isolamento per tutto il gruppo. Sono molto dispiaciuto del fatto che ci abbiano messo mesi a partorire un documento che si limita solo ad aumentare la burocrazia”.

L’unico aspetto positivo rilevato dal presidente biancorosso riguarda la possibilità di scongiurare il rinvio nei casi in cui ad essere positivo non è direttamente il giocatore, ma un suo parente: “In questo modo si limitano gli abusi relativi ad un provvedimento abbastanza confusionario. Noi abbiamo avuto il caso di un giocatore che aveva la madre positiva e siamo intervenuti solo nel momento in cui è emersa anche la sua positività; volendo, avremmo potuto chiedere il rinvio senza avere la certezza che anche il giocatore fosse positivo. Senz’altro è un passo in avanti, ma rimango estremamente perplesso perché anche per quanto riguarda la gestione di asintomatici, sintomatici e positivi a lungo termine non ci sono novità”.

Ci potrebbe essere qualche speranza con il nuovo regolamento di Serie D? “Non credo – conclude Amirante –, perché non possiamo essere messi in bolla come avviene nel professionismo e ritengo che il nuovo regolamento non potrà fare altro che confermarlo. A mio giudizio con questo aggiornamento non è cambiato assolutamente nulla nella tutela della prosecuzione del campionato: applicando il nuovo protocollo ai mesi passati avremmo ottenuto lo stesso numero di rinvii”.

Matteo Carraro

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