Settimana di pausa per la Openjobmetis Varese che, a causa del turno di riposo imposto visto il ritiro della Virtus Roma con la quale avrebbe giocato il ritorno della sfida dell’8 novembre, è costretta ad interrompere quel flusso positivo che ha portato alle vittorie contro Sassari e Pesaro nelle ultime due giornate che hanno ridato smalto ed entusiasmo ad un ambiente demoralizzato dalla durissima stagione affrontata finora.
L’attuale stop permette comunque ai ragazzi di coach Bulleri di recuperare le tante energie mentali e fisiche spese in queste due settimane e di preparare al meglio la sfida salvezza cruciale del 28 marzo, sul parquet dell’Enerxenia Arena, contro Trento. Una sfida alla quale Varese arriverà con tante certezze ritrovate e con un’identità finalmente ben definita, cosa che fino ad ora in campionato era mancata e che ora è stata finalmente acquisita. Il merito va ad una forma psico-fisica ottimale, al tanto duro lavoro in palestra durante la settimana e agli aggiustamenti tattici, vedi la nuova impostazione di gioco con i tre lunghi, dettati dal Bullo che, contro tutte le pesanti critiche ricevuti in questi suoi primi mesi sulla panchina biancorossa, ha continuato a lavorare senza sosta, riuscendo a trovare la formula giusta.

Complimenti per le ultime due grandissime vittorie che vi rilanciano sensibilmente nella lotta salvezza. Avete saputo rispondere presenti nel momento cruciale della stagione.
“I complimenti vanno fatti ai ragazzi che hanno disputato due ottime partite, mostrandosi molto solidi e concreti sia in attacco che in difesa. Come ambiente siamo molto felici di quello che stiamo facendo ma la strada è ancora molto lunga. Siamo estremamente concentrati e decisi nel continuare questo periodo positivo”.

Alla sua prima esperienza in panchina sta affrontando la stagione probabilmente più disastrata e strana che si ricordi degli ultimi anni, sia per i fattori esterni che a livello di infortuni interni. Quanto è importante finalmente poter lavorare da tre settimane a questa parte a ranghi completi?
“La stagione è sicuramente quanto meno da asteriscare per vari motivi, dentro e fuori dal campo. Indipendentemente da questo, si cerca di fare il massimo, prendere il meglio da ogni situazione a prescindere, senza cercare scuse o alibi. Certamente negli ultimi 20 giorni, dopo la gara contro la Fortitudo, c’è stata la possibilità di lavorare bene in palestra, di farlo con continuità con tutti i giocatori a disposizione e questo ha aiutato il processo di crescita della squadra”.

Adesso Varese ha un’impostazione ben definita in campo e nell’assetto, sia offensivo che difensivo, che sta giovando dell’aggiunta di Egbunu al duo Morse Scola. E’ questo ciò che mancava e che vi sta facendo fare il salto di qualità, soprattutto a livello di intensità ed energia?
“Nelle due ultime partite, ma per certi versi anche contro la Virtus, abbiamo messo in campo un’intensità ed un’aggressività diversa. Ci sono degli interpreti diversi, il mercato ci ha portato un giocatore come Egbunu e abbiamo cercato di aggiustare la squadra di conseguenza. Il cambio tattico ha dato sicuramente dei buoni risultati a cui dobbiamo fare riferimento, sapendo quanto la strada verso l’obiettivo sia ancora lunga. Va benissimo questo clima di grande positività che siamo riusciti a creare intorno a noi, ma dentro di noi deve restare la consapevolezza di quanto sia ancora lungo e difficile il percorso che ci attende”.

Nelle ultime settimane Ruzzier ha fatto un cambio netto a livello di prestazioni rispetto  a quanto visto finora, sia in termini di leadership che di giocate. Cos’è cambiato in lui? Avete parlato? E’ stata una questione di ritrovata forma fisica o mentale?
“Non lo so francamente. Il nostro è un rapporto umano e tecnico eccellente, basato sul grande rispetto reciproco. In queste ultime partite la qualità della sua presenza in campo è sicuramente aumentata, testimoniata dai numeri e non solo. Per il ruolo che ricopre, infatti, è fondamentale non essere legati solo ai numeri. La sua presenza in campo ora è molto più solida e concreta, dentro di sé ha fatto uno scatto di maturità importante, un salto in avanti a livello di qualità e il miglioramento è sotto gli occhi di tutti. E’ chiaro che avere un playmaker che gioca così cambia volto a tutta la squadra”.

Per cercare l’equilibrio più giusto, negli ultimi tempi alcuni giocatori hanno pagato le inevitabili rotazioni che lei è costretto a fare, prima De Nicolao ed ora de Vico. E’ una scelta squisitamente tattica quella che ha messo in campo nelle ultime due gare tenendo fuori l’ala ex Cremona?
“Prima della parte tecnica voglio parlare della parte umana, che resta la più importante sempre e comunque. Umanamente mi dispiace molto di dover fare delle scelte che implicano che qualcuno non debba giocare. Mi è dispiaciuto molto per De Nicolao, mi sta dispiacendo molto per De Vico adesso, con il quale non c’è assolutamente nessun problema, se non il fatto che il ruolo mi “impone” di fare delle scelte e questa è quella che sto facendo in questo momento. Niccolò è un ragazzo estremamente positivo e collaborativo, con un grandissimo spirito e che quotidianamente porta in palestra tantissimo entusiasmo. Purtroppo però devo prendere delle decisioni”.

Lei è stato fortemente criticato in questa annata difficile perché, si sa, quando le cose vanno male la colpa principale la si dà sempre all’allenatore. Quanto le sono pesate queste critiche? Ora si sta riprendendo una piccola rivincita?
“Le critiche fanno parte del ruolo che ho in questo momento. Sotto questo punto di vista, sono abbastanza sereno, so che si sono state, ci sono tutt’ora e ci saranno, ma se fossero un problema si risolverebbero presto cambiando mestiere, ma io voglio fare l’allenatore. Certo, non fanno piacere, ma ultimamente non vivo nessuna rivincita, vado avanti giornalmente come fatto finora e come farò finche sarò su questa panchina, cercando di migliorare giorno per giorno, per poi arrivare alla fine di questa esperienza, che chissà quando sarà, e fare un bilancio e capire cosa posso migliorare e dove posso continuare a fare bene. Questo è quello che voglio fare da qui fino a quando, prima o poi, questo ciclo si chiuderà e faremo tutti, io per primo, le considerazioni del caso. Vivo quotidianamente questa avventura, senza rivincite o cose del genere, ma cercando di dare e ricevere dai ragazzi qualcosa di importante”.

Alessandro Burin

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