Torniamo a fare visita all’ASD Body Mind Energy Kung-Fu Academy a Gavirate, con il Maestro, Presidente e Direttore Tecnico, Fabrizio Bardelli che ci illustra le origini, tecniche e benefici fisici e psicologici del Wing Chun, con delle riflessioni in merito sia al risvolto sportivo che a quello cinematografico di quest’arte marziale

Come si avvicinò al Wing Chun Quan?
“Il mio approccio alle arti marziali risale al 1984, anno in cui iniziai a praticare il Karate Shotokan solo per il fatto di accompagnare mio fratello. Per quindici anni sono stato un karateka sotto la Federazione del Sensei giapponese Hiroshi Shirai. In seguito, leggendo una rivista, scoprii il Wing Chun, all’epoca già un’arte marziale famosa, perché fu la prima che Bruce Lee praticò. Del Wing Chun, termine dal cinese traducibile come pugno dell’eterna primavera, apprezzavo in particolare l’esecuzione delle tecniche, gli aspetti dal punto di vista mentale e da quello dell’energia interiore. Da giovani questa disciplina rende più forti e aiuta ad acquisire più fiducia in se stessi. Il Wing Chun è uno dei tanti stili del Kung-fu. Kung-fu significa duro lavoro, sia nella pratica marziale che nella vita quotidiana. Undici anni fa fondai questa mia associazione qui a Gavirate, allo scopo di insegnare il Wing Chun e di tramandare agli allievi il principio del legame tra il corpo e la mente, sia nella sua pratica in palestra che nella vita reale”.

Quali sono le origini di questo stile?
“Il Wing Chun è originario della Cina meridionale; nel Sud della Cina è ubicata la città di Foshan, della quale fu celebre il Maestro Ip Man, mentore di Bruce Lee, ma all’ epoca vi erano anche molti altri Maestri di Wing Chun. La leggenda narra che il Wing Chun fosse stato inventato dalla monaca buddista Ng Mui, che viveva e studiava nel Tempio Shaolin dell’Henan, in Cina, dopo aver visto un combattimento tra un serpente e una gru. La storia racconta, invece, delle sue origini generali all’interno di un monastero. All’epoca, anche per merito degli scambi culturali, le arti marziali in Cina subivano influssi da parte del Buddismo Chan, Confucianesimo e Taoismo. Wing Chun, ossia pugno dell’eterna primavera, riguarda anche una rinascita individuale a livello di consapevolezza ed anche una lotta contro dei disturbi come l’ansia e la depressione. In generale il Wing Chun prevede, nella difesa personale, dei movimenti diretti e lineari e delle tecniche nelle quali l’attacco e la difesa sono simultanei. Pur non essendo basato sulla forza fisica, sviluppa una flessibilità muscolare e consolida i tendini”.

Quali tecniche prevede?
“In un combattimento di Wing Chun si sfrutta la forza fisica dell’avversario, tagliando la sua linea d’attacco. Si allenano molto i riflessi visivi e tattili. Ritengo fondamentale il concetto del Chi Sao, nel duello a breve distanza, che consente di individuare la sorgente di forza dell’avversario, impiegandola a proprio vantaggio, permettendo così di essere più veloce e anche più rilassati sul piano corporeo. Nel Wing Chun confluisce molto la filosofia taoista dello Yin e Yang, ed è basato su quattro principi: liberarsi dalla propria forza, liberarsi dalla forza dell’avversario, prenderla ed aggiungere la propria forza. Il Wing Chun prevede delle forme, sequenze o dimostrazioni di tecniche, note in cinese come lù, sia a mano nuda, che con le armi. Nel metodo Ip Man sono incluse tre sequenze a mano nuda, mentre in altre si usa il manichino di legno; quelle armate il bastone lungo, o i coltelli a farfalla. Nel complesso i lù sviluppano forza fisica, concentrazione mentale, coordinazione ed evolvono il movimento del corpo. Nel Wing Chun vi sono diverse tecniche di pugno: verticale, orizzontale, rovesciato e a martello, a mano aperta o a taglio, per colpire con le dita o con il pollice e quelle di calcio sono dirette sotto la cintura, in prevalenza basse. Le parate, anziché fungere da blocchi, servono per contrattaccare immediatamente e sono incluse anche leve, controlli e proiezioni”.

Qual è il suo giudizio in merito al risvolto sportivo del Wing Chun?
“Il combattimento di Wing Chun sportivo è disciplinato dai regolamenti per salvaguardare la salute degli atleti agonisti e riprende solo alcune parti dell’aspetto tradizionale e marziale, quella che insegno io personalmente. Nei tornei di Wing Chun i combattimenti si svolgono tutti a mano nuda e le gare di lù variano a seconda delle diverse federazioni. In generale, nel combattimento sportivo di Wing Chun il principio della difesa personale è abbandonato, ed è privilegiato invece quello volto ad ottenere il maggior punteggio per poter vincere la gara; credo maggiormente nella pratica marziale. In allenamento usiamo dei bastoni da escrima, scherma spagnola o filippina, lunghi sessanta centimetri, in bambù o legno e dei coltelli in gomma, allo scopo di simulare delle reali ed ipotetiche situazioni estreme di aggressione. La finalità delle tecniche dirette e veloci è quella di frenare il pericolo imminente, ma solo in caso di vera emergenza. In Cina, ogni famiglia elaborò dei lù o forme, la famiglia Tang ne elaborò diverse a mano nuda e ogni Maestro o Sifu, sviluppò dei lù più adatti per tramadarli ai suoi allievi”.

Cosa ne pensa del Kung-fu che si vede nei film d’azione?
“Questi film hanno fatto conoscere a livello globale il Kung-Fu, anche se si tratta di un Kung-Fu più coreografico e romanzato, allo scopo di creare delle scene per attirare e coinvolgere meglio gli occhi del pubblico. I film su Ip Man e su Bruce Lee hanno contribuito alla scoperta del Wing Chun, nonostante il fatto che la star sino-americana abbia poi creato un proprio stile, noto come Jet-Kune-Do. Ho lavorato con diversi Maestri di Wing Chun che mi hanno consentito di aprirmi a diverse sue varianti. Questo mese è venuto a trovarci per un seminario l’attore e marzialista olandese Ron Smoorenburg, che attualmente vive in Thailandia; lanciato a fine anni novanta nei film con Jackie Chan, ci ha mostrato una sintesi tecnica di tutte le arti marziali che ha praticato finora. Lo scorso giugno abbiamo incontrato qui anche Nick “Blade” Khan, attore e militare, esperto di arti marziali del sud-est asiatico, soprannominato “Blade” da Steven Seagal, per la sua grande abilità nell’impiego delle armi da taglio, come i coltelli”.

Come svolgete gli esami di Wing Chun?
“Il Wing Chun si adatta a persone di tutte le età, dai bambini agli anziani e insegna anche il rispetto del proprio corpo. Anche le donne sono molto brave sia nel combattimento che a usare le armi. In Cina il Kung-fu era una tradizione di famiglia, e noi usiamo le cinture colorate, bianca, gialla, arancione, rossa, verde, viola, blù, marrone e nera, solo a fini didattici nei bambini e negli adolescenti, per stimolarli nella pratica marziale. Non lavoro più con le federazioni e negli adulti non sono previste le cinture, ma il livello superiore si raggiunge con un esame, che comprende lo svolgimento del combattimento e delle sequenze o forme. Siamo una famiglia marziale e il Wing Chun insegna l’equlibrio, sia nella pratica in palestra che nella vita quotidiana”.

Nabil Morcos

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