Il nostro viaggio nel mondo delle arti marziali fa ritorno presso il Kokoro Dai di Cairate, dove il direttore tecnico, Maestro e arbitro internazionale di Karate Mauro Volpini ci illustra gli aspetti sportivi e stilistici della diffusa e nota arte marziale nipponica, introducendoci all’Okinawa Seidokan, focalizzando i traguardi raggiunti dagli agonisti, ed evidenziandoci anche le altre discipline praticate in questa società.
Come si avvicinò alle arti marziali?
“Iniziai all’età di otto anni a praticare il Judo e nel 1982 incontrai in Africa un Maestro di Karate, il quale mi tramandò anche la passione in generale verso la cultura giapponese; da ragazzo del Karate apprezzai in particolare le metodologie di allenamento, basate sulla codificazione e sulla ripetizione delle tecniche acquisite. In Zambia praticai lo stile Seidokan, nel complesso simile all’okinawense, molto duro, fisico e basato sul mantenimento del corpo a corpo nel kumitè, o combattimento regolamentato; i suoi katà o forme richiamano alla mente le stesse dimostrazioni di tecniche espresse nel Karate Gojo Ryu. Mi avvicinai invece allo stile Shotokan in Italia; nella stagione 2005-06 aprimmo ad Addis Abeba, in Etiopia, una Scuola o dojo di Karate Shotokan e in seguito un altro dojo Shotokan anche in Uganda. Nonostante abbia praticato anche la Lotta, Boxe Thailandese, e pugilato, ho sempre conservato il Karate, tanto da scegliere poi di insegnarlo. Nel 1992 conseguii il primo dan della cintura nera, quattro anni dopo divenni Istruttore di Karate, e nel 2004 ottenni la qualifica di Maestro. Nell’ambito internazionale della FSKA ho arbitrato dodici volte e un mese fa, da arbitro Internazionale di Karate, ho partecipato ad una gara mondiale USKU in Giappone”.
Quali nazionali emergono nel Karate sportivo?
“Nel complesso, in gara il Karate si esprime con le prove di katà, forme o sequenze con tecniche prestabilite, e di kumitè o combattimento regolamentato. A livello globale il Karate ha raggiunto un buon livello e ritengo che tutte le nazioni, oltre al Giappone, Italia, Francia, Est Europeo, lo dimostrino al meglio; anche negli stati dell’ Africa vi sono dei validi karateka. Ho notato che le donne sono molto brave sia nel katà che nel kumitè e non ho visto a livello tecnico alcuna differenza rispetto al Karate praticato dagli uomini. Le donne, mentre svolgono i katà, mostrano anche l’armoniosità e la bellezza delle tecniche previste e prestabilite”.
Quale stile insegnate?
“Nel Kokoro Dai lo Shotokan, che ho da sempre praticato e che grazie alle posizioni basse previste, favorisce il consolidamento fisico sia nell’adulto sia nel bambino. Consideriamo il katà come un combattimento contro degli avversari immaginari, che fornisce delle solide basi per poi poter affrontare in futuro un combattimento reale; il kumitè o combattimento regolamentato sportivo richiede un ampia e lunga preparazione atletica. Personalmente non condivido la distinzione fra “Karate tradizionale” e “Karate sportivo”, perché anche il tradizionale, qui in Italia, si è progressivamente in parte sportivizzato”.
In allenamento, usate delle armi?
“Nello stile Shotokan è previsto anche l’impiego delle armi, tra i quali il bastone lungo, noto in giapponese come “bo”, e il bastone corto, chiamato invece “jo”. Alcuni katà prevedono anche delle tecniche di difesa da eventuali aggressioni da bastone. In generale lo studio del Karate a mano nuda è complesso, e in fase di preparazione ci esercitiamo anche sulle tecniche di proiezione. Il Karate è un’arte marziale da colpo, mentre il Judo è un sistema di lotta corpo a corpo; ritengo che un buon marzialista dovrebbe conoscere e applicare entrambi questi aspetti complementari”.
Voi del Kokoro Dai, avete dei karateka agonisti?
“Sì. Il settore Karate vanta 100 iscritti, di cui 25 dei quali, tra bambini, adulti e donne sono agonisti; due nostri karateka hanno partecipato a un torneo internazionale FSKA in Kazakistan: si tratta della cintura nera Giulia Amorosi, nella categoria Seniores, che ha vinto l’oro nel kumitè, e anche la nera Tommaso Volpini, nella categoria Juniores, vincitore dell’oro nel Kumitè individuale, e dell’argento nel Kumitè a squadre. Nei campionati italiani gareggiamo con l’US ACLI, e i nostri agonisti raggiungono sempre i primi posti; vi partecipano quasi 1000 atleti, provenienti sia dal centro-nord che dal centro-sud”.
Quali altre attività svolgete?
“Dal 1991 il Karate, finalizzato anche al Goshindo, ossia la via della difesa personale, e al Bunkai, ovvero l’applicazione delle tecniche previste nei katà a questa finalità. Dal 2003 anche il Judo, e da undici anni anche la Lotta Libera e la greco-romana, e anche Taekwondo, Boxe occidentale, Muay Thai, MMA, Autodifesa, Yoga, Pilates, Ginnastica per anziani e Fitness”.
Obiettivi futuri?
“Proseguire nell’essere un punto di riferimento nella pratica delle arti marziali, preservarle, e anche partecipare ai Campionati nazionali italiani di Karate assoluti a Cervia”.
Nabil Morcos