Forse non tutti hanno capito la portata dell’impresa compiuta dai ragazzi della Under 19 di Varese Basketball che sono arrivati ad un tiro dalla finale scudetto riportando il nome di Varese nelle prime quattro dopo dieci anni. Giusto rendere omaggio a quello che è stato un mezzo miracolo compiuto da una squadra presentatasi senza Zhao, Nart e Villa e senza i chili e i centimetri di molte altre contendenti. Una squadra che, però, si è dimostrata molto più squadra di altre e con un cuore immenso.

Non potevamo non parlarne col condottiero biancorosso ovvero coach Roncari che è stato insignito anche del titolo, giustamente, di miglior coach: “Sono sincero, quando siamo arrivati domenica a Chianciano c’è stata la cerimonia di apertura con tutte le squadre in mezzo alla piazza di Chianciano mi sono domandato quali potessero essere le nostre possibilità. Infatti, vedevo ogni squadra più grande, più grossa, con al seguito una delegazione interminabile. Per me era la prima finale nazionale giovanile e avevo il terrore della prima partita con Francavilla. L’esordio contro una squadra che è arrivata nell’ombra, ma eliminando Napoli che ha fatto una signora Next Gen arrivando alle final eight. Loro non avevano nulla da perdere, giocavano a mente sgombra e la prima gara è sempre la più difficile. I primi tre quarti sono stati abbastanza strani, non riuscivamo a scioglierci, poi abbiamo ingranato negli ultimi 10′ e abbiamo capito che potevamo dividerci le responsabilità l’uno con l’altro. Quella è stata la chiave per affrontare le altre partite. Contro Pistoia non avevo timori perchè ho visto le facce dei ragazzi ed ero certo di come sarebbe andata a finire”.

Poi avete chiuso il girone con quella grandissima e voluta vittoria dopo due supplementari su Ferrara.
“Contro di loro ho detto ai ragazzi che sarebbe stata battaglia. Dovevamo giocare contro gente più grande, più grossa e che sarebbe stata dura sul piano fisico. Per noi era fondamentale prenderci il giorno di riposo e penso che il nostro spartiacque sia stato questo. Nel supplementare con Ferrara quando Bottelli esce per falli e andiamo sotto di 5 ammetto di essermi girato verso Federico Besio e di avergli detto che era finita. Poi Tapparo mette la tripla, Assui segna da 9 metri, poi difendiamo alla morte e mi sono fatto spingere da quello che i ragazzi mi stavano dando in quel momento”.

Lì penso sia venuta fuori definitivamente la consapevolezza di voi stessi. E gli ultimi 5/10′ con Ferrara sono proseguiti nel quarto di finale con Trento dove siete stati bravi voi a renderla semplice.
“Finita la gara con Ferrara ci avevano comunicato l’orario per allenarci il giorno dopo, ma io gli ho risposto che non avremmo messo piede in palestra. Avevamo bisogno di staccare e ho proibito a tutti i ragazzi di guardare le partite degli ottavi compresa Trento-Casalpusterlengo da dove sarebbe uscita la nostra avversaria”.

Entrare nelle quattro è stata una grandissima impresa. Ribadiamolo. Com’era l’atmosfera in spogliatoio dopo Trento?
“Mi hanno lavato completamente! A parte questo ho sottolineato ai ragazzi come nessuno ci dava fra le prime quattro e tutti ci davano per spacciati con le nostre assenze. Noi, però, siamo fastidiosi e abbiamo passato il girone tirando 13/64 da 3: una squadra normale avrebbe perso tutte e tre le partite mentre noi le abbiamo vinte tutte. Anche se le medie non ci sospingono, abbiamo qualcosa dentro di noi che ci tiene in alto. Dopo Trento ho detto ai ragazzi di godersi la gara contro Tortona. Era un po’ un film: avevamo già giocato 6 gare con Tortona con 3 vittorie a testa. La semifinale sarebbe stata la nostra gara 7”.

E siete arrivati a un tiro dalla finale. Forse l’unico rammarico, se mai ve ne possano essere dopo una finale così, è l’aver sprecato sull’85-92 almeno 3 possessi filati che potevano consegnarvi una stupenda e meritata finale.
“Metterei una firma adesso a far prendere a Tapparo quel tiro per pareggiarla in quel modo. Sicuramente dovevamo essere più cinici, ma è anche un qualcosa che ho imparato. La distribuzione delle responsabilità nei momenti decisivi delle partite. Durante l’anno ci siamo sempre appoggiato ad un determinato giocatore mentre invece dobbiamo distribuire quei momenti lì perché non sai mai con che quintetto sarai in campo in un momento decisivo della stagione. Faccio i complimenti a tutti e 12 i ragazzi. Vedere all’Itelyum Arena 200 persone a vedere e fare il tifo per noi penso sia stata un’emozione indescrivibile. Abbiamo regalato qualcosa di vero”.

Merito ai ragazzi, ma merito anche al coach. Davide, sei stato insignito del titolo di miglior allenatore delle finali a testimonianza del grande cammino che avete fatto.
“Devo ringraziare i coach che mi hanno votato, però, io mi sono affidato ai ragazzi. Il merito è soprattutto loro, io ho cercato di metterli nelle condizioni migliori per giocare e sopperire alle assenze tirando fuori il 100%. E’ stato bello e sono contentissimo, ma è un premio diviso per tutti per la settimana di gloria che ci siamo guadagnati”.

Hai un’istantanea di questi grandi sette giorni?
“Ne avrei un bel po’ di istantanee e tante sono fuori dal campo. E’ stata una settimana in cui siamo stati come una famiglia. Ho visto Assui tirare su Turconi con Ferrara quando perde una palla pesantissima: è andato a sostenerlo e anche Mana, che lì non ha giocato, lo ha sostenuto con forza. O a come Tapparo e Bottelli si sono presi cura dei ragazzi della Under 17 perché sapevano che avremmo avuto bisogno anche di loro. Siamo stati una grande famiglia. Anche l’abbraccio fra i tre big Bottelli, Assui e Tapparo, ma, davvero, sono stati tutti grandissimi. Come un Golino che ha vissuto l’anno in sordina, ma ha disputato delle finali nazionali di una qualità clamorosa”.

Matteo Gallo

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