Full immersion nello Sporting Club Samarate e nel Centro Taekwondo Busto Arsizio, dove il Maestro Vitale Monti, già presidente nazionale UNITAM Unione Taekwondo ed Arti Marziali, è Direttore Tecnico con un passato agonistico di tutto rispetto (Campione Italiano e per circa 10 anni membro della Nazionale Italiana, 3° classificato agli Europei di Monaco nel 1978 e 10° ai Mondiali di Taipei del 1979), ci illustra questa antica “Arte Marziale” nei suoi vari aspetti (stilistici  e sportivi) e ci introduce anche al risvolto nella difesa personale.

Come si avvicinò al Taekwondo?
“Ho iniziato a praticare il Taekwondo all’età di 14 anni presso il Budo Club Napoli, dove c’era un maestro coreano che insegnava un’arte marziale ignota che prevedeva tante tecniche di calcio. Oggi ho 65 anni e continuo ad allenarmi e ad allenare tantissimi ragazzi e ragazze. Dopo vari anni di attività agonistica e dopo essermi diplomato all’ISEF con 110 e Lode, nel 1982 venni a Gallarate, per una supplenza come insegnante di Educazione Fisica presso l’Istituto Tecnico Industriale. A quell’epoca il Taekwondo non era conosciuto, ed in tutto il nord Italia le palestre che promuovevano questa discilpina erano poche; ricordo che in Lombardia c’era solo a Milano una palestra, gestita da un Maestro vietnamita  che la promuoveva insieme al Viet Vo Dao, o kung-fu vietnamita. Il significato del termine “Taekwondo” è “Tae”, alias saltare e dare calci, “Kwon”, sferrare pugni e “Do”, ossia arte o via. Il Taekwondo è l’arte marziale dei calci e pugni in volo, divenuta poi uno sport olimpico, rinunciando alla sua marzialità. Negli anni 80 fui nominato dalla Federazione di allora, la FIKTEDA (Federazione Italiana Karate, Taekwondo e Discipline Associate) Commissario Straordinario con la missione di diffondere il Taekwondo nel Nord d’Italia e ricordo  che a quei tempi difficilmente passavo un fine settimana a casa, ero sempre via a fare stage ed esibizioni in Lombardia, Piemonte, Veneto e Friuli Venezia Giulia per diffondere il Taekwondo. Oggi con orgoglio posso affermare che tanti maestri odierni sono stati miei allievi”.

Quali sono le origini di quest’arte marziale?
“Il Taekwondo nacque più di 2000 anni fa nella penisola coreana e si è tramandato negli anni con varie denominazioni fino ad arrivare a circa 70 anni fa, dove si riunirono tutti i vari Kwan (Scuole) per uniformare tecniche e stili in un’unica disciplina che rappresentasse la cultura coreana, senza gli influssi cinesi e giapponesi che avevano da sempre prevalso in Corea. Nacque così il Taekwondo, grazie alla lungimiranza del generale Choi che ne aveva già individuato le sue potenzialità sportive. Poi in seguito alla divisione delle due Coree ci fu una scissione in due organizzazioni differenti per stili. La ITF (International Taekwondo Federation) che pratica il semi-contact, con guantoni e calzari,  facente capo alla Corea del Nord e la WT (World Taekwondo) che pratica il full-contact con corazza, caschetto e parastinchi, che fa capo alla Corea del Sud. I due stili sono simili nelle tecniche ma differenti nella sostanza. Infatti nello stile ITF è consentito il pugno al viso, mentre nello stile WT solo il calcio al viso, oltre tutti i colpi sulla corazza. In entrambi, vige la regola della tutela dell’incolumità fisica dell’atleta, ed i regolamenti di gara e le varie protezioni hanno lo scopo di garantirla. Personalmente ho sempre insegnato ai miei allievi prima l’educazione e il rispetto e poi a tirare calci e pugni. Logicamente nel Taekwondo ci sono tecniche di attacco e di difesa; le parate, che vanno usate come ultima soluzione, in quanto un buon atleta deve saper schivare ma soprattutto, deve saper anticipare l’attacco dell’avversario. Quindi deve avere una strategia che lo porti a gestire il combattimento imponendo all’avversario il proprio ritmo. Questo perché i calci fanno male anche a pararli, ed inoltre se penso troppo a parare, sarà l’avversario a gestire l’incontro”.

Qual è differenza tra il Taekwondo Sportivo e l’Arte Marziale Taekwondo?
“Nel Taekwondo sportivo, con l’andare degli anni, è venuto meno il principio della marzialità, che prevede tecniche portate a segno efficacemente. Infatti, gli incontri sportivi hanno visto l’introduzione delle corazze elettroniche, dei piedini, che oltre a proteggere piede e caviglia, hanno al loro interno dei sensori che come sfiorano la corazza o il caschetto, assegnano il punto. Tutto ciò ha snaturato sia la tecnica che la tattica del combattimento; tanti maestri hanno deciso di riabbracciare l’aspetto marziale, che negli anni 80’ ha reso grande il Taekwondo, riavvicinandosi agli antichi Kwan come abbiamo fatto noi, ispirandoci al Song Moo Kwan, di cui sono il rappresentante italiano”.

Cos’è l’UNITAM?
“L’Unitam è una associazione di maestri e cinture nere (attualmente sono oltre 200) che a loro volta sono tecnici di altre associazioni sportive. L’Unitam è riconosciuta dal Coni, attraverso l’affiliazione all’ENDAS (uno dei 14 Enti di Promozione Sportiva) che certifica i gradi e le qualifiche in Italia, ed dalla World Song Moo Kwan Association, che certifica i gradi a livello internazionale. Quindi una splendida realtà di cui ho il piacere e l’onore di esserne il Presidente. Inoltre i nostri tecnici praticano anche l’Hapkido, utilizzato come difesa personale, che è una sintesi delle tecniche del Ju-jitsu e del Taekwondo, dove sono incluse anche prese, proiezioni e cadute, non comprese nel Taekwondo sportivo. Personalmente svolgo anche tanti corsi di Hapkido finalizzati all’ autodifesa femminile, che promuovo con un progetto denominato “Difesa Donna”, in cui grazie alle tecniche dell’Hapkido, ci si può difendere, anche in caso di eventuali aggressioni a mano armata. Nel nostro Taekwondo, il Maestro è colui che ti insegna l’arte e ti indica la retta via, mentre in quello sportivo è colui che ti prepara e allena”.

Il vostro Taekwondo include l’uso di armi?
“Nel Taekwondo sportivo non sono impiegate, ma noi nell’Hapkido utilizziamo bastoni, nunchaku, spade e coltelli in legno, ma solo per completare la conoscenza tecnica e culturale del Taekwondo. All’interno dell’UNITAM, abbiamo introdotto anche la spada coreana a doppio taglio, a differenza della katana o spada giapponese, che ne prevede uno solo. Con la spada coreana, più lunga, si eseguono dei movimenti di base, posizioni e impugnature con una mano sola, o con entrambe. Nel Taekwondo sono previste gare di combattimento (chiamati kyorugi) e gare tecniche che rappresentano combattimenti immaginari contro due o più avversari, codificati dalla federazione mondiale (detti Poomsae) di difficoltà crescente, stabilita dal livello della cintura, che dalla bianca arrivano alla nera. Per passare da un livello di cintura al successivo, occorre svolgere un  esame, nel quale l’allievo deve dimostrare la corretta esecuzione delle tecniche acquisite. Io ho conseguito il nono dan tre anni fa”.

Quali nazionali emergono nel Taekwondo sportivo?
“Nonostante l’ampio dominio dei coreani, l’Italia ha recentemente conquistato delle medaglie a livello olimpico e internazionale. Le protagoniste del medagliere in Europa, sono invece Germania e Spagna. Nei combattimenti, l’atleta gareggia sul tappeto esagonale o tatami, e il kyorugi è diviso in tre round da due o tre minuti, come nel pugilato dilettantistico. I colpi con tecniche di calcio sono validi solo se diretti sulla corazza o sulle parti del viso protette dal caschetto, e i pugni invece, solo se diretti alla corazza elettronica. Nella nostra organizzazione  i punti sono assegnati dagli arbitri. Un combattimento di Takewondo si vince causando il ko, che si ottiene sferrando all’ avversario un calcio al viso-caschetto o al tronco-corazza, facendolo cadere sul tatami affinché non si rialzi entro otto secondi; il ko si può ottenere anche con una differenza di 20 punti nei confronti dell’avversario. Per gli atleti fino all’ età di 15 anni, compresa la categoria cadetti, in gara è prevista anche una visiera trasparente, assente in quelle successive, come ad esempio la Senior”.

Disponete di atleti agonisti?
“Sì. L’anno scorso alla William the Marshal Cup in Irlanda, Luca Ferrario dello Sporting Club Samarate, cintura nera al terzo dan, è stato premiato come miglior atleta della competizione, arrivando primo sia nelle forme che nel combattimento, identici risultati anche per Leonardo Monti, cintura nera al terzo dan nella categoria Cadetti, e Roberto Vignati, cintura nera al secondo dan, è arrivato primo nel combattimento. Anche nel Centro Taekwondo Busto Arsizio abbiamo dei validissimi atleti: Simone Gabriele, Nannini Martina, Bonollo Beatrice e Lovati Elisa che hanno portato la società bustocca a vincere gli Internazionali d’Italia nel 2023. Prima della pandemia, nelle nostre palestre avevamo più maschi che femmine, ma adesso disponiamo di molte bambine. Le donne che praticano il Taekwondo sono in generale molto brave, volenterose, e dimostrano nei movimenti scioltezza, elasticità, rapidità e fluidità. Il prossimo 2 e 3 Marzo a Lonate Pozzolo si svolgeranno i Campionati Nazionali di Taekwondo Endas/Unitam e prevediamo la partecipazione di almeno 300 atleti da tutta Italia, che si contenderanno il titolo italiano creando spettacolo e divertimento per tutti. Al termine, tutti ritorneranno alle proprie abitazioni con una medaglia ed un premio in ricordo di questa esperienza”.

Nabil Morcos

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