Sui guantoni del tanto vituperato Donnarumma svanisce la speranza dei figli di Albione. Crolla la diga, ettolitri di melassa inondano le strade ed i cervelli d’Italia. Una rete da tennis, un campo verde, un pallone, rappresentano l’innesco di un incendio emotivo sportivo che si propaga inarrestabile e che incorona, nell’oblio quasi generale, i ragazzi della lunetta, autori di un’impresa sportiva da leggenda.

E poi arrivano loro. Dotti, medici e sapienti. Come è loro costume, depositari della verità ed amanti dello Sport da sempre, estimatori dei valori che ne incarna. Molti di codesti Redentori, in giovane età, predicavano a favore del lato oscuro, dipingendo gli atleti a guisa di scimpanzé senz’arte né parte, seguaci del viver come bruti, privi di virtute e conoscenza. Il vecchio adagio recita che il tempo sia galantuomo. E noi, galantuomini in calzoncini e scarpe da ginnastica, lo eravamo davvero. Gentiluomini di fortuna, ultimi romantici, come l’amico Corto vagavamo nei mari dell’attività motoria educativa, costituendo sacche di resistenza al dominante pensiero dello Sport sinonimo di fisicità priva di ragione.

Sin dai tempi dell’ISEF, oggi Facoltà di Scienze Motorie, si sosteneva l’assoluta necessità della motricità guidata in età prescolare e scolare. Iniziammo una battaglia – difficile, rischiosa, utopica – per affermare il valore assoluto degli schemi motori di base, per far comprendere quanto una postura corretta, una gestualità priva di vizi di forma, conducesse il bambino al miglioramento del gesto tecnico e cementasse l’autostima. Tra le mille dichiarazioni stucchevoli ed inutili, tra le centinaia di quadretti al miele ove lo Sport pare un personaggio dei libri di Liala, spicca, finalmente la presa di posizione di Valentina Vezzali, fiorettista di pregio, Ministro dello Sport in pectore, donna giusta al posto giusto, a capo delle truppe in soccorso dell’Attività Motoria per le fasce scolari più deboli.

Dichiarazioni di peso, dall’enorme valore educativo che mettono la museruola ai Templari dello Sport da salotto, i censori che, in piena pandemia con il dramma delle chiusure delle attività sportive, sentenziarono “almeno ora avranno tempo per leggere un libro”. Ne scrivete anche troppi e buona parte assolutamente inutili, esercizi di insopportabile spocchia intellettuale. Noi abbiamo letto l’essenziale ed abbiamo formato i nostri studenti all’autostima, all’impegno, alle regole ed al non cedere mai. Le ore di “ginnastica”, definita con quell’enfasi commiseratoria, sono sempre state le fondamenta della casa della personalità, il Vangelo motorio per formare il futuro atleta.
Vi perdete in polemiche inutili, stigmatizzando il rifiuto della medaglia, voi che non avete mai gareggiato nemmeno a mosca cieca e non capite che per un Professionista dello Sport, perdere una finale significa aver gettato alle ortiche mesi di lavoro e sacrificio. È una legittima reazione emotiva del momento, poi da metabolizzare. Siete imbesuiti dal girotondo dell’importante è partecipare. Non sapete distinguere tra un’attività educativa ed una competizione professionistica, due pianeti opposti. Ma ora salite sul carro delle dichiarazioni latte e miele, lo Sport maestro blablabla.

Datevi da fare davvero per cambiare la percezione dello Sport. Impegnatevi per lo Sport di base. Aiutate Valentina Vezzali. Fate in modo che possa realizzare i nostri sogni di vecchi Insegnanti di Educazione Fisica, inginocchiati alla Bibbia degli Schemi Motori di Base, ultimi dei Mohicani in tuta e scarpette. Noi ci sentiamo come il Walking Man di James Taylor: qualsiasi altro uomo si ferma e parla, ma l’uomo che cammina avanza

Marco Caccianiga
Coordinatore Tecnico Delegazione Provinciale CONI Varese

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