L’infortunio alla mano destra che terrà fuori Sean McDermott per almeno un mese, ma molto più verosimilmente almeno 6 settimane, ha fatto scattare l’allarme in casa Pallacanestro Varese.

Non potrebbe essere altrimenti per il fatto che, quasi in contemporanea, questa defezione si aggiunge a quella di Matteo Librizzi, che rimarrà anche lui lontano dai campi di gioco per almeno un mese per la lussazione della spalla sinistra.

Due infortuni sugli esterni che mandano in completa emergenza la Pallacanestro Varese, già squadra non profondissima e che ora si trova ad affrontare un ultimo mese primo del 2024 in grande difficoltà, quantomeno dal punto di vista numerico e delle rotazioni.

Un problema che, inevitabilmente, porta a fare ragionamenti per un eventuale intervento dei biancorossi sul mercato, con la società che si sarebbe già mossa in tal senso per cercare un profilo che possa sopperire a queste mancanze.

I problemi, però, sono molteplici: intanto Varese non ha alcuna intenzione di passare al 6+6, rimanendo fedele a quel 5+5 che a fine stagione vuole dire premi economici importanti per la società, ma non solo. In questo momento della stagione è davvero complicato trovare un giocatore adatto per caratteristiche al gioco ed alla filosofia della società biancorossa che cerca giocatori giovani e tendenzialmente di formazione americana, predisposti al gioco a stelle e strisce mantra del corso targato Luis Scola. Di profili del genere, sul mercato, che possano venire a Varese a gettone (il terzo problema) ve n’è veramente pochi sul mercato, se non quasi nessuno.

Inutile, intanto, fare paragoni con la scorsa stagione quando dopo il pesante infortunio occorso a Justin Reyes al menisco si pensò di andare sul mercato. La scelta della società fu chiara e decisa: si va avanti così. Peccato, o meglio, per fortuna che la squadra dello scorso anno aveva risorse tali da potersi permettere di non sentire quasi l’assenza di un giocatore importante come il portoricano, altro dato che fa capire la forza di quella squadra.

La Varese di quest’anno, ad oggi, non può fare a meno di due pedine nella stessa zona di campo, soprattutto di un McDermott che funge spesso da equilibratore tra le due fasi, portando atletismo e fisicità in difesa, dove Varese soffre tendenzialmente l’impatto con le altre squadre, soprattutto nel la copertura del pitturato.

Ed allora, che fare? L’ipotesi più suggestiva e forse anche la più semplice, sarebbe quella di Carlos Delfino, perchè svincolato, perchè grande amico di Scola, perchè conoscitore del campionato e perchè, fondamentalmente, anche disponibile a giocare a gettone a Varese. Ma età e costi ne frenerebbero l’operazione.

Ed allora si apre il grande mare magnum delle conoscenze extra oceano del management varesino, in particolare di Zach Sogolow, che oltre oceano può trovare la pedina giusta al posto giusto, anche se però qui torna la stessa perplessità della scorsa stagione: ha senso cercare un giocatore che abbia bisogno di almeno un mese per ambientarsi, guarda caso il tempo di assenza di Librizzi e McDermott dai parquet? Probabilmente no, per questo sarebbe ideale cercare un profilo che ha già conoscenza del campionato italiano o del basket europeo ma magari meno adatto alla filosofia di gioco attuale.

E poi c’è la questione economica: Varese è vero che ha ricevuto i soldi della sponsorizzazione dei Pelligra, ma quei 183.000 euro sono serviti per la maggior parte a coprire costi già sostenuti in estate.

Ed allora Varese studia, cerca di capire come uscire da questa situazione, guardando intanto alle attuali dirette avversarie per la lotta salvezza come Treviso, che piazza due colpacci come Robinson ed Olisevicius e Sassari che punta a quel Marcus Keene che due anni fa fu jolly estratto dal cilindro capace di cambiare il corso di una stagione, con la speranza anch’essa di trovare il modo di piazzare un colpo importante senza far passare troppo tempo, perchè dicembre sarà un mese intensissimo e Varese ha bisogno di poterlo affrontare al massimo della condizione.

Alessandro Burin

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