
Non è normale che sia normale. Non è normale che in una settimana Varese abbia eguagliato e addirittura peggiorato il record di punti subiti in questa stagione, uno dei peggiori della sua storia.
Non è normale che sia normale vedere una squadra che sotto tante statistiche diverse continua a scrivere nuovi record negativi della propria storia.
Non è normale che sia normale vedere una squadra che da inizio stagione nel terzo quarto, praticamente ogni settimana, crolla completamente in tutti i suoi interpreti da un punto di vista caratteriale e di energia ancor prima che tecnico o tattico.
Non è normale che sia normale vedere l’AD della società lasciare per due volte, anticipatamente, il proprio posto a bordo campo e non avere poi cambiamenti nella squadra, che riguardino lo staff tecnico o il roster.
Non è normale che sia normale vedere una squadra perpetrare sempre negli stessi errori e preferire lo schianto contro un muro invece che un’ammissione di colpa e un cambio repentino di marcia e di direzione, anche se vorrebbe dire sconfessare i propri dogmi e principi.
Non è normale che sia normale approcciare ad una partita in un contesto di quasi rassegnazione sapendo già come andrà finire, perché è un film già visto e rivisto nelle settimane precedenti.
Non è normale che sia normale aver voluto cambiare tutto questa estate senza, fondamentalmente, cambiare nulla, sbagliando ancora una volta tante mosse sul mercato, risbagliandole in quello invernale e ritrovandosi una squadra smarrita, senz’anima ed energia (commenti degli addetti ai lavori di Pallacanestro Varese e non opinioni di chi scrive).
Non è normale che sia normale aver creato uno scollamento con il pubblico che in questa squadra ed in questa filosofia non si ritrova più, perché lontana dalla gente della Pallacanestro Varese, perché protagonista in campo di prestazioni in cui manca il primo valore che il popolo biancorosso cerca nei suoi giocatori: la fame, la voglia, la grinta, il senso di appartenenza, questo che ormai, sembra sconosciuto.
Non è normale che sia normale tutto questo e molto altro di un progetto sportivo che si ritrova, per la seconda volta in due anni, a fare i conti con la bagarre salvezza senza la prospettiva vera di poter puntare a qualcosa di più di questo e probabilmente conscia, come fu lo scorso anno, di salvarsi, nel caso, più per demeriti altrui che per meriti personali.
Non è normale che tutto questo venga vissuto come normale e lasciato passare come se nulla fosse; non è normale che il peso ed il valore di tante sconfitte pesanti venga ridimensionato; non è normale che la cultura del risultato venga quasi demonizzata quando sei una società sportiva e ciò che conta più di tutto sono proprio i risultati che poi determinano tutto, perché nello sport, che lo si voglia accettare o no, esiste solo un giudice supremo, che è il campo e non è normale che sia normale continuare a ricevere giudizi negativi da quel giudice che ogni domenica ti sta facendo capire che forse, più di qualcosa, lo stai sbagliando, continuando, però, a non cambiare nulla.
Alessandro Burin
Foto Ossola