CECCO: caro Beppe, siamo reduci da un weekend di lacrime.
BEPPE: ollallà, io riserverei le lacrime a questioni più serie.
CECCO: tu stai sempre a precisare, a sottilizzare, a pignolare. Se dico lacrime non dico necessariamente piangere, se dico che Varese e Cimberio sono morti non dico che ci sono stati una quarantina di funerali in giro per il mondo.
BEPPE: mi piacciono questi tuoi scatti di suscettibilità. Come se tu non avessi capito che io avevo capito. Va beh, andiamo avanti: dove eravamo rimasti? Al Varese e alla Cimberio che ti hanno fatto piangere.
CECCO: beh, è stato un brutto weekend, in particolare per i tifosi del Varese, perché quelli della Cimberio avrebbero anche potuto aspettarsi di perdere a Siena.
BEPPE: diciamo pure che perdere così come ha perso la Cimberio contro i campioni d'Italia è stato un po' come vincere. Anche se.
CECCO: anche se?
BEPPE: anche se la Montepaschi, e questa è l'impressione che ho ricavato vedendo la partita alla tv, non ha certo sudato le solite sette camicie per vincere 'sta partita… Però sappiamo anche che certe squadre non possono giocare sempre a mille, dando il massimo: se qualche volta inciampano sono da giustificare, visti i carichi di lavoro in Italia e in Europa.
CECCO: lo sappiamo, è il destino dei forti: contro i “pari grado” devono soffrire perché anche gli avversari sono forti e perché quando si affrontano i forti giocano per obiettivi importanti; e contro i “piccoli” i forti devono comunque impegnarsi perché gli altri, almeno qualche volta, mettono in campo il 101 per cento.
BEPPE: meglio essere forti e soffrire qualche volta che essere deboli e soffrire sempre!
CECCO: potrebbe essere uno slogan di Catalano, dunque lo appoggio in pieno. Senti, entriamo nel vivo: sono un po' deluso dal Varese.
BEPPE: purtroppo si sta verificando ciò che si temeva: questa squadra potrebbe non essere da quartieri alti, cioè da playoff, dunque a volte fatica, s'inceppa, s'impappina. La mia speranza, visto che questo campionato è di una durezza estrema, è che non vada incontro a dei problemi, anche se la cosa mi sembra francamente da escludere.
CECCO: che cosa intendi per problemi?
BEPPE: una classifica pericolosa, per cui i biancorossi si debbano battere per la salvezza, per evitare i playout. Come vedi, ci vuole poco a passare da un obiettivo diciamo così “elevato” a un altro molto meno gratificante. In questo momento il Varese è a cinque punti dai playoff e a sette punti dai playout, vedi tu.
CECCO: non mi pare una squadra da playout.
BEPPE: infatti, anch'io ne sono convinto: questa non è una squadra da playout. Però in casa deve cercare di essere più concreta, più “produttiva”. Non vai tanto lontano se in casa ottieni gli stessi punti che conquisti in trasferta e al Varese sinora è accaduto esattamente questo.
CECCO: un pochino di sfiga contro il Cittadella.
BEPPE: ma sì, c'è sicuramente stata. Però non possiamo ridurci a questo genere di analisi. Anche se sono il primo a sottolineare che il gol del Cittadella è venuto solo su calcio di punizione e su un errore del portierone, che è uno dei punti di forza della squadra (almeno così è stato sinora) ma che può anche sbagliare, come tutti.
CECCO: rimedi?
BEPPE: mica sono un tecnico, che cosa vuoi che ti dica? Bisogna mettere giù la testa e lavorare, darci dentro. Piuttosto noto quanto sia importante un giocatore come Corti in quella che si dice “economia del gioco” del Varese. Se questo qui gioca una partita un pochino al di sotto del suo standard è subito un casino.
CECCO: eh sì, Corti è uno che conta in questa squadra. Però se il tiro di Carrozza anziché stamparsi sul palo al primo minuto fosse finito in rete probabilmente adesso saremmo qui a raccontarci una storia diversa.
BEPPE: potrei fare polemica fino a domattina su questa cosa dei “se”. Ma ti pare un ragionamento? Com'era quel proverbio? Ah sì: “se mia nonna avesse la ruota sarebbe una carriola”. Siamo a questi livelli.
CECCO: non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire ma non c'è peggior stupido di chi non vuol capire. Sai che il mio discorso non era legato alla fortuna, come forse hai inteso, ma alle questioni di centimetri, forse di millimetri, che decidono spesso le partite di calcio.
BEPPE: eh, dovrei fare dei discorsi troppo complicati. Va beh, sarà per un'altra volta. Magari vedremo nel frattempo di proporre l'allargamento delle porte, almeno di qualche centimetro, mica tanti.
CECCO: ridi ridi. Dimmi piuttosto la tua su Jobey Thomas.
BEPPE: se è sano, è fortissimo, nettamente meglio di Hurtt, almeno dell'attuale Hurtt. Ma è sano? E Hurtt che margini di crescita ha? E in quanto tempo può crescere?
CECCO: e qual è la combinazione della prossima estrazione del Superenalotto?
BEPPE: perfetto: siamo a questi livelli di difficoltà nel fornire le risposte. Però la Cimberio con Thomas sano è più forte della Cimberio con questo Hurtt, è sicuro.
CECCO: questo mi interessava sapere da te. E, se la cosa ti interessa, ti dico che sono anche d'accordo. Anche se devo dirti che nei confronti di Hurtt, che pure non ha mai entusiasmato, non ho mai sentito neppure un minimo accenno di contestazione.
BEPPE: vero. E non so se è perché questo ragazzo si è presentato con l'immagine del bravo giovane, con mamma al seguito. Un po' spiacerà vederlo andare via, sempre che la cosa abbia uno sviluppo.
CECCO: la scorsa settimana Yannick Noah, che certamente ricorderai come uno dei migliori tennisti del mondo negli anni Ottanta, ha proposto una sorta di legalizzazione del doping.
BEPPE: calma, calma. Non era affatto così. Noah, osservando polemicamente le vittorie in ogni campo degli sportivi spagnoli, ha fatto chiaramente intendere che la cosa non poteva essere la semplice conseguenza di tecniche avanguardistiche di allenamento ma, probabilmente, di qualche “pozione magica”. E ha citato anche Obelix alle Olimpiadi e al pentolone nel quale era caduto. Un po' diversa la questione. Però a Noah bisognerebbe obiettare che i casi sono due: o gli spagnoli hanno trovato il sistema per beffare i controlli antidoping di tutto il mondo, oppure sono puliti. Anche se qualche sospetto c'è, visto che pure Contador è finito nei premi.
CECCO: in compenso i casi nel ciclismo sono diminuiti di molto e la cosa è stata anche sottolineata in un convegno a Faenza al quale, ho letto, hanno partecipato studiosi e magistrati. E più d'uno, nel sottolineare l'impegno del ciclismo nella lotta al doping (almeno a livello professionistico, perché tra i dilettanti e gli amatori la situazione sarebbe addirittura drammatica), ha avanzato qualche illazione sul calcio.
BEPPE: non sarebbe la prima volta. E, ti dirò, anch'io sono convinto che qualcuno ad alto livello si aiuti un pochino. Ma chi lo potrebbe giurare? In compenso, ti giuro che ho una fame da lupo, per cui penso sia il caso che ci salutiamo.
CECCO: alla prossima?
BEPPE: non mancherò: alla prossima!