Se fosse un libro sarebbe il “GGG”.
Non è vegetariano e non mangia i tanto ambiti “cetrionzoli” come il Grande Gigante Gentile narrato da Roald Dahl, ma Achille Polonara racchiude dentro di sè l’essenza della bontà fatta a persona.
Generoso, attaccato alla famiglia e senza fronzoli per la testa; l’atleta perfetto, insomma.
Nato il 23 novembre 1991, l’ala di 205 cm per 92 kg, si fa notare per la prima volta per la sua abilità vicino a canestro nell’estate 2009 quando ottiene la prima convocazione con la Nazionale U18 italiana per partecipare ai Campionati Europei di categoria. L’anno dopo, l’esordio in Serie A, con un’ascesa sempre netta anno dopo anno fino a diventare il miglior Under 22 della stagione scorsa.
Quest’estate l’approdo a Varese, in una squadra che fino ad ora non ha ancora fatto un passo falso guadagnando dodici vittorie in altrettante partite tra amichevoli e campionato con lui, ovviamente, assoluto protagonista.
Partiamo dalla sfera privata. Come ti descrivi?
“Sono un ragazzo tranquillo -esordisce il numero 33 biancorosso (omaggio a Scottie Pippen e Larry Bird)- Preferisco stare a casa a guardare la televisione oppure al pc. Sfrutto molto le potenzialità dei Social Network grazie ai quali riesco a stare in contatto con la mia famiglia. Poi, ovviamente, mi piace anche uscire ogni tanto; vado al cinema con la mia fidanzata Giulia, oppure a cena con gli amici. Tutte cose normalissime comunque”.
Altri hobby all’infuori del basket?
“Mi piace il calcio. Sono tifoso juventino, anche se non seguo la squadra assiduamente. Mi piace sapere però il risultato. Mi è capitato un paio di volte di assistere alle partite del Varese al “Franco Ossola”, anche se per ora non sono ancora riuscito a vedere una vittoria… Spero di non portare sfortuna!”
Parliamo di basket. Arrivi a Varese dopo un’estate particolare sia per la squadra, completamente rinnovata rispetto alla scorsa stagione, sia per la pallacanestro italiana in generale.
“Si, è stato un po’ un ‘anno zero’ per il basket di casa nostra. Onestamente credo non sia un periodo felicissimo per i giocatori italiani, che vengono totalmente danneggiati da regole volte a favorire sempre più stranieri. Varese, sotto questo punto di vista, rappresenta un po’ un’isola felice, perché quest’anno ha deciso di puntare su tre azzurri con contratti triennali che indicano l’importanza per il presente ma, soprattutto, per il futuro. La creazione del consorzio “Varese nel cuore”, inoltre, è uno degli aspetti più belli ed interessanti che si possano trovare in tutta Italia. L’unione fa la forza, come si suol dire; nulla di più vero”.
Fino ad ora, infatti, non avete sbagliato una partita. Dove può arrivare questa Cimberio dopo la spettacolare vittoria contro Brindisi?
“Spettacolare e faticosa -afferma sorridendo- Anche se preferisco le vittorie più tranquille, magari di 40 punti alla fine dei tempi regolamentari. Dove possiamo arrivare? Tutti dicono che siamo tra le prime quattro o cinque squadre ed io, onestamente, ci credo anche se poi il campionato è abbastanza equilibrato e quindi non sarà per nulla facile. A partire dalla prossima gara con Avellino, che verrà qua in cerca di vittoria per riscattare la sconfitta subìta contro Montegranaro in casa”.
Il gruppo però ormai è saldo. Con chi ti trovi meglio? E chi può essere la sorpresa dell’anno per Varese?
“Vado molto d’accordo con tutti, da Cerella a De Nicolao, che già conoscevo, fino ad arrivare agli americani, con i quali c’è molto feeling. La vera sorpresa di Varese, per me, sarà proprio Bruno Cerella; non appena si riprenderà dall’infortunio stupirà tutti, ve lo assicuro. E’ molto stimolato e non vede l’ora di ricominciare”.
Chiudiamo: passato, presente e futuro. Chi sarebbe Achille Polonara se non fosse un cestista? Dove vuole arrivare? Cosa farà da grande?
“Partiamo dal presente: io sono uno che si pone degli obiettivi, e al momento spero di raggiungere l’Eurolega, magari proprio con Varese. Questo è il mio sogno. Futuro: onestamente credo e spero di rimanere nell’ambito della pallacanestro diventando un dirigente o un allenatore. La palla a spicchi mi accompagnerà per tutta la vita. Infine passato: se non fossi un cestista, avrei aperto una palestra con mio fratello Valerio, anch’esso giocatore di basket all’Acireale in serie C1; è grazie a lui che ho cominciato. Ho anche una sorella, che è la mia più grande fan, e un nipotino di 13 anni che gioca a Pesaro e sta prendendo tutto dallo zio”.
Come detto, buono, generoso ed attaccato alla famiglia; un campione su tutti i fronti.
Marco Gandini