Sembrava fosse amore, invece era solo un abbaglio.
Potrebbe essere questo il breve riassunto dell’intensa quanto breve storia d’amore tra il forte play croato e Varese; una storia nata per i problemi economici del Cibona nel febbraio dell’anno scorso e terminata quando sembrava che il nazionale croato potesse divenire una bandiera della società di piazza Monte Grappa.
Va detta una cosa: errori ve ne sono stati in questa vicenda; ad esempio, quando le varie testate giornalistiche hanno annunciato il rinnovo di Stipcevic, sarebbe stato doveroso un atto di smentita da parte della società onde evitare quanto successo poi che non ha certo messo in buona luce la Pallacanestro Varese.
Di certo, anche il fatto che l’agenzia del giocatore abbia fatto un netto dietrofront quando tutto era quasi nero su bianco lascia parecchio perplessi.
Non ci sentiamo, però, di biasimare il giocatore: serio professionista ha sempre dato tutto sé stesso sul campo e anche fuori; offerte come quelle di Milano non possono essere rifiutate da un ragazzo di 26 anni che ha la possibilità di svolgere il suo lavoro nella maniera più gratificante, puntando a grandi traguardi in una delle prime società europee del momento.
Chiaro, l’affare non è ancora concluso, ma ormai Stipcevic e Varese sono separati in casa: non c’è più spazio per lui nella Cimberio che verrà. Rimane il groppo in gola ai tifosi per certi gesti che poi passano in secondo piano durante l’estate: quel basket e quelle bandiere, purtroppo, appartengono ad un glorioso passato.
Con l’addio del croato, però, si aprono spazi per una riconferma di Rannikko: uomo prezioso a livello di spogliatoio e, se i problemi fisici sono superati con l’intervento appena subìto, giocatore che può garantire 15-20′ di pura classe e saggezza cestistica ad una Varese tutta da scoprire.
Piccola nota a margine: a giorni il Fenerbahce di Pianigiani incontrerà Siena per discutere dell’ingaggio di Mc Calebb. Si parte da un buy-out di 1,5 milioni più 2 milioni di ingaggio al forte play macedone. Cifre che lasciano senza parole…
Matteo Gallo