Il rugby è lo sport dello spirito di squadra, di chi non molla mai, di chi impara a lottare insieme fin da bambino nel fango delle periferie. E’ il gioco del gruppo che ama soffrire, sempre unito, nei successi e soprattutto nelle difficoltà economiche che le nostre realtà rugbistiche vivono ogni stagione. Varese non è un ‘eccezione. I ragazzi si allenano tutti insieme, dall’under 12 fino ai seniores. Ciò che conta è l’amore per il gioco e la passione di chi guida dall’alto, con estrema difficoltà, una famiglia che vive unita in campo e fuori. Stefano Malerba è l’ uomo al timone del Rugby Varese da quattro anni e la scorsa stagione ha visto sfumare la promozione all’ultimo respiro nella doppia sfida con Bassano.
C’è amarezza nel parlare oggi ancora dalla serie C?
“Assolutamente no. Abbiamo disputato un ottimo campionato, nonostante i tanti problemi, il ricambio generazionale, i ragazzi hanno ottenuto ottimi risultati. Il bilancio è molto positivo. Siamo stati competitivi a tutti i livelli, dai seniores fino all’under 20 che ha partecipato al campionato interregionale”.
Da quattro anni guida questa società, cos’è cambiato nel suo percorso?
“Poco o nulla direi, i giocatori provengono sempre dal vivaio, nessuno viene pagato. La nostra forza sono i ragazzi di Varese che scelgono il rugby e che ci danno la possibilità di restare competitivi. Tutto lo staff tecnico e dirigenziale lavora senza ricevere nulla. Ciò comporta ovviamente tanti problemi nella gestione strutturale. C’è chi va e chi viene, è un continuo work in progress”.
I giovani sono fondamentali per la vostra realtà, cosa si può fare per migliorare il loro inserimento in gruppo?
“Noi dobbiamo rimanere nello spirito puro del gioco che è quello dilettantistico, quindi abbiamo un’unica via, inserire giovani di Varese. Siamo costretti a farlo per ovvie esigenze, dunque la nostra missione è quella di continuare a lavorare per produrre atleti in grado di offrire sempre il massimo”.
Un passo indietro alla passata stagione. Cos’è mancato nella sfida con Bassano?
“Un po’ di esperienza nella gestione dei momenti cruciali della partita. Come dicevo prima, siamo una squadra di dilettanti e basta dire che dall’altra parte c’era un giocatore che due anni fa era al mondiale ed è capitato per caso a Bassano, forse. Posso solo dire che ci ha fatto male”.
Un occhio alla prossima stagione. L’obiettivo di quest’anno?
“Il girone è molto duro, ma partiremo con lo spirito giusto. E’ difficile porsi degli obiettivi per noi, ma credo che ripetere i risultati della scorsa stagione sarebbe importante e magari chi lo sa…”
Per concludere, cosa le hanno insegnato e le insegnano oggi questi ragazzi?
“Questi ragazzi sono il rugby, quindi è più giusto dire cosa questo sport mi ha dato. Ho iniziato a dodici anni, ho smesso per problemi fisici. Diventa una casa, una grande famiglia, una seconda moglie di cui le mogli sono gelose. Ti insegna il rispetto e rappresenta il tuo modo di vivere. Mi ha dato tanto negli anni ed è il motivo per cui sono qui”.
Giuseppe Lippiello