Diego Surace è una delle punte di diamante del Valle Olona, neo realtà che si è affacciata alla Promozione quest’anno grazie alla fusione tra Fagnano e Olgiatese. Attaccante moderno, generoso, che aiuta la squadra e che ha una buona media realizzativa, può vantare un passato da “enfant prodige” tanto da essere stato premiato come migliore tra i Giovanissimi Nazionali di Lega Pro quando giocava a Legnano. Poi, la vita talvolta mette alla prova e costringe a fare un passo indietro. Ma Diego non ha mai mollato e, con il ricordo vivo della mamma che è sempre stata la sua prima e più grande sostenitrice e tifosa, si è rituffato a capofitto in ciò che ama: il calcio che l’ha portato in Toscana e a calcare anche i campi di Serie D.

Riavvolgiamo il nastro. Da bambino e ragazzino eri considerato un ottimo prospetto.
“Ho giocato fino a 13 anni alla Lombardina e poi Angelo Massola, uno dei più bravi dirigenti e allenatori che abbia mai incontrato, mi ha scoperto e portato al Legnano dove ho fatto davvero molto bene tra i Giovanissimi Regionali Professionisti e Giovanissimi Nazionali. Alcune squadre avevano puntato gli occhi su di me e tra queste c’erano l’Inter e il Monza. Ho scelto di andare al Monza perché ero sicuro di essere titolare e l’anno dopo ho detto sì al Lecco dove mi dividevo tra Berretti e Allievi Nazionali. E’ con questi ultimi che mi sono tolto una bellissima soddisfazione trascinando la squadra a suon di gol per la prima volta nella storia del club alle Final Eight degli Allievi Nazionali”.

E’ in quella situazione che ti si è aperta un’opportunità.
“Durante quelle finali nazionali mi sono fatto notare e il Viareggio mi ha acquistato. Così, a 17 anni, sono partito da solo per la Toscana. Ho svolto il ritiro con la prima squadra del Viareggio che all’epoca era in Serie C e mi alternavo tra prima squadra e Berretti. Ho collezionato anche una panchina in Serie C quando i bianconeri hanno affrontato il Santarcangelo. Stavo bene ed era tutto perfetto, ma è durato solo pochi mesi. Mia mamma, purtroppo, si è ammalata e ho proferito tornare a casa e starle vicino. Così, mi sono trasferito alla Pro Patria e ho vestito la maglia delle Berretti di mister Alberto Colombo. In sei mesi abbiamo pareggiato solo due volte e abbiamo vinto tutte le altre partite. Ricordo che abbiamo fatto il record di punti e, naturalmente, la classifica si è raddrizzata notevolmente”.

Poi, cosa è successo?
“Purtroppo mia mamma, che era la mia prima sostenitrice, è mancata e questa perdita mi ha cambiato la vita. Non riuscivo più a giocare, mentalmente è stata durissima tornare quello di prima. Così, dopo sei mesi di stop, sono approdato alla Pro Sesto in Serie D e poi sono andato di nuovo in Toscana, questa volta alla Massese. Mi ha voluto Danesi, che mi conosceva dai tempi del Viareggio, e lì mi sono ripreso. La stagione per la squadra, però, non è stata positiva e ricordo che la società ha cambiato ben quattro allenatori. Chiusa l’annata, sono tornato in Lombardia e sono andato al Saronno di mister Antonelli con cui mi sono trovato benissimo. Sono stato a Saronno per tre anni dopo i quali ho girovagato in altre squadre tra Eccellenza e Promozione. Ora sono felice di essere al Valle Olona, un club che ha un progetto valido e un mister come Rovellini che mi stima e che è uno dei migliori in circolazione”.

Hai qualche rimpianto per la tua carriera?
“Spesso ho scelto la squadra in modo troppo affettato perché reagivo d’istinto e non ho sposato progetti importanti. Forse il rimpianto maggiore è stato quello di non aver accettato la proposta dell’Inter quando ero ragazzino. Sono anche tifoso dell’Inter e per me giocare in nerazzurro è sempre stato un sogno, ma allora mi sentivo insicuro e ho preferito andare al Monza. Successivamente forse ho sbagliato a scendere in Promozione perchè scendere di categoria è facile, mentre lo è molto meno risalire. Inoltre, non posso negare che la morte di mia mamma mi abbia segnato. Ho perso un anno in un momento cruciale per un ragazzo che ha potenzialità e che deve farle esplodere definitivamente. Per un attaccante, poi, è ancora più difficile riacciuffare l’occasione e a me non ne sono più capitate”.

Quali sono i ricordi più belli?
“Ho avuto la fortuna di segnare gol importanti come quello al volo da fuori area con il Saronno contro il Vittuone, oppure quello con la maglia della Massese nel derby vinto contro il Viareggio in Serie D, o ancora quello dell’1-0 del Lecco contro l’Atalanta con gli Allievi Nazionali. Ho giocato con Zaza al Viareggio, con Giuseppe Giovinco, fratello di Sebastiano, e con Martella, mentre gli allenatori che mi sono rimasti più nel cuore sono Cuoghi al Viareggio, Danesi alla Massese e Antonelli al Saronno, tutte grandi persone e tecnici preparati”.

Il campionato è fermo e da due mesi a questa parte non ci si può nemmeno allenare. Com’è stato il tuo impatto al Valle Olona?
“Siamo un ottimo gruppo, dei bravi ragazzi che hanno voglia di farsi notare e di fare bene. Abbiamo avuto qualche difficoltà iniziale ma con il cambio del mister stavamo ingranando bene. Personalmente avevo grande desiderio di farmi notare, di riscattarmi dopo qualche stagione non al top e di andare in doppia cifra. Non nascondo, poi, che un mio obiettivo alla lunga è tornare in Eccellenza”.

Come credi che evolverà la situazione?
“Secondo me non si riprenderà nemmeno a gennaio e questa stagione sarà archiviata. Se tutto va bene ricominceremo a settembre con un nuovo campionato. Non vedo l’ora di iniziare e stare fermo mi fa stare male fisicamente e mentalmente, ma non so quanto i dilettanti siano realmente pronti per una eventuale ripartenza a breve termine. La situazione è grave e gestirla non è semplice”.

Qual è il tuo bilancio del 2020? E l’augurio per il 2021?
“Il 2020 è stato un anno complicato e sono impaziente di tornare in campo, tornare a sorridere e abbracciarsi dopo un gol. Speriamo di poterlo fare presto. Nel frattempo, da interista mi auguro che la mia Inter possa vincere lo scudetto. A gennaio spero possano arrivare tre rinforzi e spero che Conte cambi idea su Eriksen che a mio parere sta umiliando come giocatore prendendolo pochissimo in considerazione”.

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