Spesso ci si imbatte nel proprio destino sulla strada presa per evitarlo. Volendola buttare subito sull’enfatico (per la cronaca, la citazione è da Kung Fu Panda, insomma, niente di che), un po’ quello che succederà domenica ad Ivan Javorcic. Fosse rimasto sulla panca biancoblu, avrebbe raggiunto proprio nella 9^ giornata la prima posizione all time tra gli allenatori tigrotti. Oggi occupata da Pietro Magni giunto a cavallo tra ’50 e ’60 a quota 166.
Informato della beffarda circostanza, lo spalatino ci mette dello humour: “L’avessi saputo prima… sarei restato un altro anno. Scherzi a parte, mi sembra una bella coincidenza simbolica“. Il gradino del podio è quindi “solo” il terzo alle spalle anche del mitologico Imre Ianos Bekey. Ma 156 panchine non sono certo trascorse invano: “Per me sarà come tornare a casa. Ritroverò un posto importante per la mia carriera e per la mia vita personale. Ma c’è anche un lato competitivo. A cui tengo molto e che sarà prioritario nei 90’ ”. 

Dai Bruscitti ai Canederli il passo non è poi così breve. Busto Arsizio e Bolzano. Mettiamo le due città a confronto?
“E’ tutto diverso. A Busto si percepiva di più la dimensione cittadina. Sul piano famigliare ci trovavamo molto bene soprattutto con la maestra della figlia maggiore. Qui viviamo ad Appiano. Fosse anche solo per le montagne che ci circondano, sembra di essere sempre in vacanza. Anche se io sono praticamente giorno e notte al centro di allenamento. Stiamo metabolizzando i diversi ritmi di vita. Anche la percezione del calcio è chiaramente differente. A Busto c’era più confronto e condivisione con l’ambiente e con la stampa. Forse è una cosa che un po’ mi manca”.

Miglior difesa d’Italia contro il terzo peggior attacco del Girone. Pro Patria-SudTirol nasce con una chiave statistica molto chiara…
“Potrebbe sembrare così. Ma bisogna saper leggere i numeri. Siamo ancora all’inizio ed è tutto molto relativo. Credo che la Pro Patria sia una squadra competitiva. Soprattutto in casa dove ha prodotto prestazioni e punti. Prina è un allenatore esperto, con un importante vissuto alle spalle. Saprà sicuramente inserire questo momento all’interno del percorso di costruzione e crescita del gruppo. Sarà una partita di difficile lettura. Complessa nelle sue sfumature tattiche e strategiche. In sintesi, mi aspetto una partita difficile. Di sicuro una delle trasferte più complicate”.  

Non teme che il suo know how possa essere conosciuto dall’avversario?                      
“Beh, penso che ci sia una profonda conoscenza reciproca. Io so che loro sanno e loro sanno che io so”.

Qualche settimana fa Turotti mi diceva: “Ho lavorato con Javorcic 4 anni ma sembrava ci conoscessimo da 40”. Con Paolo Bravo c’è già una frequentazione consolidata. Può nascere lo stesso feeling?   
“Con Turotti si era creata un’alchimia rara nel mondo del calcio. Apparteniamo a generazioni diverse. Apparentemente con pochi punti di incontro. Invece il lavoro quotidiano credo ci abbia reciprocamente migliorati. Visto il modus operandi, con Bravo può esserci un percorso simile. E’ un direttore molto presente, operativo, maniacale nei dettagli, estremamente incisivo nel lavoro con la squadra. Il SudTirol di oggi è soprattutto suo. Ha certamente grandi meriti”.

Dal 3-5-2 della Pro Patria al 4-3-1-2 (o affini) attuale. Nessun feticcio tattico?   
“Non sono dogmatico. Ho studiato molto questa squadra e ho valutato che la cosa migliore fosse non cambiare. Non ne vedevo l’utilità. L’abito tattico era già quello giusto. Qui è stato fatto un grande lavoro nel passato. Già con ottimi risultati. Bisogna avere pragmatismo. Poi su questa base stiamo portando avanti un cambiamento più profondo. Come fatto nel tempo alla Pro Patria. Al di là del sistema di gioco. Il lato creativo è quanto mi stimola di più come allenatore”.              

Difesa a 4, trequartista… non è quanto sembrava dovesse fare in origine alla Pro Patria? 
“Vero. E’ una spigolatura che ci può stare. Io nascevo così, con questa idea. Poi per colpa di Zaro siamo rimasti a 3..”.

Ma chi? Quello Zaro? Lo stesso al centro della difesa del SudTirol? Un cerchio che si chiude?
“Allora, la colpa a cui facevo riferimento è chiaramente un merito. O una qualità. Quanto a Giovanni, posso dire di aver ritrovato un ragazzo migliorato come calciatore e come uomo. Nell’esperienza al Modena ha dimostrato di saperci stare anche a 4. E’ una questione di maturità. Il calcio resta una materia liquida, fluida. In cui conoscenza e qualità valgono certamente più degli schemi rigidi”.  

A proposito di ex, Daniele Casiraghi con 3 reti e un assist è l’uomo copertina di questo inizio di stagione. Alla Pro Patria nel 2013/14, in una squadra che aveva tantissimi giocatori di grande prospettiva (Spanò, Mignanelli, Bruccini, Giorno, Giannone, Gabbianelli, Siega…), non lasciò esattamente il segno. I motivi di una crescita così esponenziale?   
“Qualità e personalità. Un ragazzo di grande temperamento. Con un notevole peso specifico nel gruppo. Nel tempo ha saputo perfezionare le sue attitudini offensive trasformandosi da centrocampista, di fatto, in trequartista tendente all’attaccante. Con grande pericolosità negli ultimi 30 metri”.  

Nicolò Schira su TuttoC.com ha scritto che Javorcic pesa 7/8 punti in più nel fatturato della squadra che allena. Condivide questa contabilità?    
“Mi fa piacere essere identificato come un allenatore capace di dare un’identità. Di incidere. Quanto non sta a me dirlo”.

Il marchio di fabbrica resta la difesa. Una rete subita e imbattibilità di Poluzzi a 519’. Parte tutto da lì? 
“Sì, ma non vorrei però che diventasse un cliché. Un’etichetta. In questo avvio di campionato abbiamo creato tanto. Anche domenica con la Giana. Seppur in una gara terminata 0-0. Diciamo che ci sono state partite in bilico nel punteggio. Ma non nella sostanza. Siamo una delle squadre con i migliori numeri nelle occasioni create, nei tiri fatti e nei passaggi in zona offensiva. Ci mancano dei gol. Motivo per migliorarci”.      

Dopo la semifinale vinta contro il PSG con il suo Manchester City Guardiola chiosò: “Abbiamo passato il turno con la difesa e 2 contropiedi”. Frase che sarebbe stato più plausibile aspettarsi da Trapattoni. Non certo dall’icona del tiqui-taca. Intende questo quando si riferisce alle etichette?
“Assolutamente. Ormai il nostro mondo è fatto di luoghi comuni e letture semplicistiche. Il calcio va letto nel suo insieme. Con un approccio sistemico. Venendo al nostro specifico, la qualità della fase difensiva influenza e determina l’incidenza dell’attacco. Senza l’una non ci sarebbe l’altra”. 

Provocazione calcolata. La vulgata corrente vorrebbe il Girone A come quello meno competitivo della Serie C? Davvero così?
“Rimango sempre sorpreso quando sento questa cosa. Certamente non lo è oggi con le migliori del B che sono traslocate nell’A. Ma non lo era neppure gli altri anni con squadre che sono sempre andate fino in fondo nei playoff. La stagione passata su tutte”.   

Cambiando completamente argomento, in America il tema dell’obbligo vaccinale sta spaccando leghe professionistiche, proprietari e sindacato giocatori. In Italia il calcio ha saputo trovare posizioni più sfumate. Dove si colloca Ivan Javorcic come allenatore e come cittadino?   
“Abbiamo una sensibilità diversa dagli Stati Uniti. E un differente approccio rispetto al tema delle libertà personali e di quelle collettive. E’ un argomento molto delicato. Credo si debbano rispettare le diversità. Ma il tema della responsabilità sociale non può essere riassunto in poche righe”.

Capienze ridotte e pubblico drammaticamente diminuito. In particolare alle nostre latitudini. La sua analisi?
“Stiamo parlando di un problema generale. Il Covid ha tolto qualcosa a tutti. A partire dai tifosi negli stadi. Ma al di là dei numeri e parlando di domenica, lo “Speroni” è uno stadio che sa come farsi sentire e incidere nelle partite”.       

Nelle ultime elezioni amministrative Patrizia Testa è stata la più votata della lista civica a sostegno del Sindaco Antonelli con 309 preferenze. Allora la Pro Patria sposta ancora a Busto Arsizio? 
“La storia della Pro Patria è talmente grande che incide nella coscienza collettiva. Nel tessuto sociale. E’ un passato che pesa. Oltre ad essere ben custodito e ben curato. Sono felice che una persona onesta e leale come la nostra presidente possa portare i propri valori anche nella macchina amministrativa della città”. 

La nostra presidente? Solo un lapsus? O qualcosa di più?
“L’ho già detto e lo ribadisco. Sono e rimarrò figlio della Pro Patria. E questo è per sempre”.  

Giovanni Castiglioni

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