Sono passati quattro anni da quando Alessandro Devardo è arrivato sulla panchina del Ceresium Bisustum. In queste quattro stagioni il lavoro del mister e della dirigenza hanno portato a grandi traguardi, arrivando alla promozione in Prima Categoria la scorsa annata, ma ora le strade del CerBis e dell’allenatore si divideranno. L’ormai ex mister rossoblù saluta e ringrazia la piazza di Porto Ceresio, non chiudendo ad un eventuale scontro da avversario che sarebbe speciale, in attesa di trovare la nuova squadra.

Come mai hai scelto di salutare il Ceresium?
“C’era stata la possibilità anche l’anno scorso, ma non me la sono sentito. Avevamo fatto un grande lavoro e portato a termine una grande stagione e mi sarebbe sembrato di tradire la fiducia della società. Abbiamo deciso di salutarci di comune accordo quando ho visto che non c’era un progetto ben delineato davanti”.

Qual la persona sei rimasto più legato in questi anni a Porto?
“Individuare qualcuno in particolare è difficile. Per prima cosa devo ringraziare tutti i ragazzi che ci sono stati, anche quelli che magari non hanno dato il 100%. Voglio ringraziare anche tutta la dirigenza, che mi ha permesso di arrivare al traguardo della promozione in Prima Categoria come non succedeva da vent’anni a Porto Ceresio. Come persone sicuramente Gerri Musciagli e Stefano Marian, ovvero le due persone con cui sono stato più a stretto contatto nei miei anni a Porto”.

Qual è il momento più importante che hai vissuto da allenatore rossoblu?
“Sinceramente sono stati un po’ tutti importanti, perché sono state tutte fasi di crescita nel mio percorso da allenatore. Non posso però dimenticare la stagione passata, che è stato di gran lunga il più emozionante vissuto in rossoblù”.

Nei tuoi anni a Porto qual è la cosa di cui sei più soddisfatto?
“Io sono stato lì tre stagioni, perché quella interrotta dal Covid non la posso considerare visto che si è interrotta a metà. In questi tre campionati siamo stati bravi a capire dove migliorare e ci siamo tolti delle belle soddisfazioni”.

È stata un’annata complicata, ce la racconti vissuta dall’interno?
“Questo è stato un anno difficile: siamo partiti con una rosa ristretta rispetto alla scorsa stagione e, purtroppo, il fatto di non andare sul mercato è stato cruciale. La Prima Categoria di quest’anno era molto forte e. senza l’obbligo di schierare i giovani, lo è stata ancor di più. Siamo partiti con gli stessi ragazzi con cui siamo saliti e con qualche rinforzo sul mercato, ma che abbiamo perso subito per infortunio. Tra defezioni e squalifiche siamo andati a giocare partite in 11 giocatori contati e messi fuori ruolo. Anche chi ha giocato poco lo scorso anno, questa stagione ha trovato più spazio e ci è mancato un elemento di personalità come Brancato”.

C’è qualcosa di cui ti rammarichi o credi di aver fatto tutto al meglio?
“Anche nelle condizioni di cui parlavo prima abbiamo venduto cara la pelle. Non siamo arrivati ai playout per un solo punto e abbiamo dato filo da torcere a tutti. Il rammarico è quello di essermi trovato con un fucile scarico: avere i cambi è fondamentale, ma in queste condizioni non posso darmi colpe. Ho capito che avremmo perso la categoria a dicembre, quando agli allenamenti eravamo in pochi e non si riusciva ad arrivare ad 11 giocatori in campo. In tutto questo devo fare i complimenti a Gelli, che a 40 anni non ha mai saltato un allenamento; purtroppo questo non è stato lo spirito di tutta la squadra”.

Sai già cosa farai il prossimo anno e che squadra allenerai?
“Al momento non ho nessun tipo di programma: l’anno scorso avevo delle richieste, mentre adesso non ho preso accordi con nessuno. Voglio stare alla finestra e scegliere al meglio quello che potrebbe essere un futuro campionato. Non mi interessa la categoria, potrebbe essere Prima o Seconda, io voglio solo allenare e trovare un ambiente con un progetto chiaro in mente”.

Non si esclude quindi che tu possa trovare il Ceresium da avversario l’anno prossimo. Come sarebbe affrontarli?
“Sarebbe una partita emozionante, ma l’allenatore vuole far vincere la sua squadra e non potrei fare sconti a nessuno. Io ripeto: vorrei continuare con questa mia passione, perché il calcio è vita e vedrò cosa mi prospetterà il futuro”.

Andrea Vincenzi

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