Ve lo avevamo anticipato e abbiamo mantenuto la promessa. Il protagonista di questa puntata del nostro viaggio nel mondo di Varese Basketball è Marco Allegretti.

Un uomo, un giocatore, che ha la Varese della pallacanestro nel cuore, che è precursore di un basket completamente diverso da quello che il nuovo corso varesino sta insediando nell’unione tra Pallacanestro Varese e Robur Et Fides ma che è simbolo e guida di un gruppo giovane che sotto le sue ali sta cercando di crescere sempre di più proprio sotto la nuova filosofia societaria.

Come si sta trovando in questo anno zero per la società che per lei è una nuova ripartenza, a 42 anni..
“E’ una stagione sicuramente un po’ particolare. Le due società si sono unite con lo spirito di creare tanti più giocatori che dalle giovanili possano poi approdare alle squadre senior. E’ un qualcosa di nuovo che in Italia non si è mai visto, è bello che ci sia un’idea forte data dalla società che ti fa capire cosa bisogna fare e quale sia l’obiettivo finale. Bisogna avere il coraggio di fare questo passo, non è facile, ci vogliono le persone giuste che portino la nuova filosofia in campo, sia parlando di giocatori che di staff. E’ una cosa secondo me molto positiva che la società abbia le idee chiare ed è bello vedere come i giocatori siano gli attori principali di questo nuovo corso, responsabilizzati nel cercare di seguire gli input datigli, ognuno secondo le proprie potenzialità”.

Come si sta trovando a livello personale in questo nuovo corso tecnico?
“Sicuramente non è facile abituarsi ad un basket completamente differente da quello che ho sempre praticato e nel quale mi sono formato. Però mi piace, perché c’è un’idea da portare avanti e mi sto impegnando nel farlo”.

Cosa l’ha spinta quest’estate ad accettare un progetto non fatto per vincere, assumendo il ruolo di chioccia del gruppo?
“Innanzitutto perché questa è casa mia e mi fa piacere poter dare una mano alla società ed essere parte di un progetto in cui la Pallacanestro Varese ha un’impronta forte. Io sono nato e cresciuto in biancorosso e pensare di finire dove ho iniziato è qualcosa di stimolante. In più c’era tanta curiosità di scoprire questo nuovo percorso in ogni sua dinamica. La cosa più bella è vedere come questo progetto unisca in un filo unico settore giovanile, Serie B e Serie A. Guardando in ottica futura, trovo sia molto formativo per me, al di là degli aspetti di campo dove ho più un ruolo da chioccia come hai detto tu, scoprire questa nuova filosofia per aprirmi ad un basket nuovo e diverso da quello in cui sono cresciuto e che ho sempre praticato. Durante gli allenamenti, rispetto ai miei tempi ad esempio, c’è molta meno pressione sui giocatori, c’è la musica, si cerca di creare un ambiente che aiuti e stimoli il ragazzo a tirare fuori tutto il meglio delle proprie potenzialità. Per me era impensabile venire ad allenarmi con la musica, c’era una mentalità diversa. Tutto questo mi ha stimolato e non me lo sarei mai voluto perdere”.

E’ vero che quest’anno ha più un ruolo da guida, però è altrettanto vero che sta dando un contributo importante in campo..
“Si, è vero. Vorrei fare ancora di più, mi trovo un po’ in difficoltà perché il modo di giocare non mi agevola, mi trovo a correre dietro ai ragazzini che vanno come treni, però di riffa o di raffa riesco ad arrangiarmi in un ruolo dove la nostra squadra è scoperta, quindi diciamo che son contento di dare questo aiuto al gruppo”.

Si sarebbe mai aspettato di giocare in una società congiunta tra Pallacanestro Varese e Robur Et Fides?
“No, non me lo sarei mai aspettato sinceramente. E’ un progetto che già quando avevo 14 o 15 anni si era provato a mettere in piedi ma era durato poco. Sicuramente per tutti quanti può solo essere che un bene. Facendo così, come dicevo prima, c’è una continuità che passa dal settore giovanile, alla Serie B alla Serie A e penso che per un ragazzo non ci possa essere polo attrattivo migliore. Qui ha la possibilità di esprimersi ad ogni livello trovando il proprio spazio. Se ai miei tempi mi fosse stata prospettata una realtà del genere non avrei esitato a farne parte e penso che per tanti giovani questa possa davvero essere una grande opportunità”.

Ultima domanda sul suo presente e futuro da allenatore. Come si sta trovando in questa nuova veste?
“Bene, mi piace molto. Alleno un gruppo under 14, quindi ragazzini ancora abbastanza piccoli per poter parlare di grandi concetti tattici, ci si concentra più sulla tecnica e nonostante le difficoltà in campionato, penso che stiamo vendo un buon percorso di crescita. Non nascondo che in futuro mi piacerebbe allenare squadre di annate più grandi proprio per poter provare ad insegnare la mia idea di pallacanestro, però per ora sto facendo un passo alla volta, sto seguendo tutti i corsi utili a formarmi e spero di riuscire al meglio in questo ruolo”.

Alessandro Burin
Foto di Camilla Bettoni Varese Basketball

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