Ad un paio di mesi ormai dalla fine della stagione sportiva della Pallacanestro Varese il presente e dil futuro biancorosso sono cambiati completamente, nel bel mezzo della rivoluzione argentina che Luis Scola sta attuando ai piedi del Sacro Monte.

Un cambio di rotta che coinvolge ogni ambito della vita della società di Piazzale Gramsci, da quella puramente strutturale interna, a quella esterna in tema di infrastrutture con l’accordo con Pelligra Group fino a quella di campo, dove il duo BraseGalbiati è pronto ad aprire una nuovo ciclo, che tutti auspicano possa essere vincente e produttivo, all’insegna del player development.

In questo ciò che ad oggi è rimasto sullo sfondo è il mercato giocatori, con il GM Arcieri impegnato nella ricerca dei prospetti migliori della Summer League, con l’auspicio che il colpo Reyes dello scorso anno sia solo il primo di una lunga serie.
In attesa di novità su questo fronte, abbiamo fatto il punto della situazione con il Team Manager biancorosso, Massimo Ferraiuolo.

Partiamo dalla novità in panchina, che idea si è fatto di coach Matt Brase?
“Dico subito che non lo conosco, mi sono fatto un’idea riportata da quello che mi hanno detto Arcieri e Scola. Parliamo di un allenatore assolutamente in linea con i principi, le idee ed i modi di gestire la Pallacanestro Varese ed i giocatori che vogliono loro. Da qui in avanti ci sarà una gestione molto attenta di tutte le risorse, lavorando molto, come ormai risaputo, sullo sviluppo individuale dei giocatori che si presume saranno giovani e con margini di miglioramento. Mi sembra che Brase sia un ottimo interprete di questo tipo di filosofisa, sia per ciò che concerne l’idea ed il modo di giocare della squadra che vorremmo vedere qui a Varese, sia per quello che riguarda l’idea di sviluppo e di crescita dei giocatori”.

Negli anni passati eravamo abituati ad arrivare ad inizio luglio con la squadra praticamente fatta mentre ora mancano ancora i pezzi da 90 del prossimo roster. Come sta vivendo questo nuovo modo di gestire il mercato?
“La prima mossa doveva essere quella della scelta dell’allenatore in modo tale da poter condividere poi con lui tutte le scelte. E’ chiaro che, rispetto ad un mercato un po’ più classico basato sul bacino europeo, si va ora a scandagliare un mercato molto più ampio, nuovo e diverso non solo per Varese ma per tutta Italia. Per la tipologia di giocatori che stiamo andando a cercare si parla di ragazzi che non hanno avuto esperienze nei campionati continentali, quindi anche fare ipotesi di nomi o intrecci diventa davvero difficile per tutti. E’ chiaro che anche per noi che lavoriamo sulle prime scremature a livello di ricerca, le aree di lavoro si ampliano moltissimo e si vanno a vedere tanti giocatori che prima non pensavi nemmeno di dover considerare. Tutto questo è molto stimolante da un lato e dall’altro c’è anche molta curiosità di vedere come verrà composta, assortita e come giocherà in campo la nuova squadra”.

Quanto siete soddisfatti dei risultati che i giocatori già in rosa, vedasi Woldetensae e Carus, hanno fatto e stanno facendo in Nazionale? In attesa di vedere all’opera Virginio e Librizzi..
“La maglia azzurra è un ulteriore premio a questi ragazzi per quello che stanno facendo quotidianamente, cercando di migliorarsi sempre più. Devono ringraziare se stessi per il lavoro che, dalla parte della seconda parte della stagione in poi stanno portando avanti, moltiplicando gli sforzi in palestra. L’attenzione al player development individuale sta agevolando questa crescita e quello che hanno fatto Tomas con la Nazionale maggiore e Willie con l’under 23, sono lo specchio di questa crescita. Ora siamo in attesa di vedere Librizzi e Virginio, sperando possano ritagliarsi uno spazio negli Euopei under 20”.

Dal campo alla scrivania, come ha vissuto l’arrivo del gruppo Pelligra e il loro insediamento nel mondo biancorosso?
“Con tanto entusiasmo, come poi è stato per tutta Varese. Ad oggi si può guardare al futuro con occhi diversi, perché una società si costruisce sì con i risultati del campo ma non solo, ci vuole organizzazione e programmazione costante ed a lungo termine. L’idea di poter avere nella nostra città un’impiantistica sportiva all’avanguardia che non riguardi solo il basket ma anche le altre discipline sportive penso sia fondamentale, sapere poi che questo può portare un beneficio di visibilità, crescita ed economico a noi così come a tutta Varese, si genera più entusiasmo anche nell’approccio al lavoro quotidiano. Guardo con grande curiosità e fiducia al nuovo corso che sta nascendo”.

A che punto siamo oggi con l’accordo con la Robur Et Fides per il settore giovanile?
“E’ un accordo su cui stiamo lavorando da davvero tanto tempo e mi auguro possa realizzarsi presto. E’ un progetto che richiederà grande sforzo da parte di tutte le componenti in causa e di coloro che lavorano nelle due società ad ogni livello. Il successo primario sarà quello di avere una comunione d’intenti nel fare le cose e svilupparle poi nel concreto di tutti i giorni. Spero che a breve si possa arrivare ad ufficializzare tutto questo e penso che per la Varese del basket si tratti di una svolta storica, sia nel modo di gestire che di lavorare quotidianamente con i giovani. Ci sarà per tutti la possibilità di giocare a basket e di arrivare al massimo livello. Ogni ragazzo dovrà avere la chance di mettersi in gioco, divertirsi e sviluppare al massimo il proprio talento”.

In attesa che Varese piazzi i primi colpi sul mercato le altre squadre si stanno già muovendo con grande forza. C’è qualche squadra che la sta colpendo particolarmente?
“Devo dire che nessuno mi sta soprendendo particolarmente. Senza dubbio ci sono squadre che si stanno muovendo molto bene, ad esempio Brescia, che però è ormai una certezza in questo; mi sta piacendo Treviso che con le prese di Sorokas e Banks si è rafforzata molto e sono convinto che le neo promosse saranno tali solo sulla carta, perché poi sul campo parliamo di due realtà che hanno storia e tradizione come Verona e Scafati. Come ogni anno quindi diciamo che sarà sempre più dura per tutti. Dovremo arrivare pronti fin dall’inizio perché per squadre come la nostra sarà importante provare a “rubare” qualche punticino inaspettato per mettere fieno in cascina. Penso sarà ancora un campionato molto equilibrato, com’è stato lo scorso anno”.

Infine le chiedo una battuta sull’approdo di Meo Sacchetti a Cantù..
“Adesso prenderò gli insulti di tutti i tifosi che leggeranno l’intervista ma dico che in realtà speravo che Cantù già quest’anno risalisse in Serie A perché è una società troppo importante per tutto il movimento cestistico italiano. Sono andato a vedere qualche partita a Desio dei playoff e hanno come sempre un pubblico molto caldo. A questo aggiungo che a noi i 4 punti del derby durante l’anno fanno sempre comodo (ride, ndr). Sarebbe bellissimo tornare a vedere la gabbia del nostro palazzetto piena dei loro tifosi perché i derby creano sempre delle emozioni particolari, a maggior ragione adesso che Meo è andato ad allenarli. Non posso dire di essere contentissimo di questa scelta, come già ho detto in privato anche a lui, vorrà dire però che quest’anno farò un pizzichino di tifo anche per i cugini”.

Alessandro Burin

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