Senza ombra di dubbio è la più bella scoperta di questo inizio di stagione della Pallacanestro Varese e presto è diventata una certezza assoluta. Parlaimo di Guglielmo “Willie” Caruso. Il lungo campano fin dalla pre-season quest’estate ha mostrato di aver voltato decisamente pagina rispetto allo scorso anno, riuscendo a mettere in mostra, partita dopo partita, allenamento dopo allenamento, tutte le sue qualità.

Una crescita costante e continua che lo porta, oggi, ad essere sulla bocca di tutti ma soprattutto, un vero e proprio baluardo di questa OJM che sta stupendo l’Italia anche grazie alle prestazioni del proprio numero 30.

Si sarebbe aspettato un inizio di stagione, personale e di squadra, di questo livello?
“Da un punto di vista personale, sinceramente, no. Non mi aspettavo di iniziare così bene, venivo da una stagione in cui ho acquisito poca fiducia a causa degli infortuni che mi hanno tenuto fuori per tanto tempo. Sapevo però fin da quest’estate che avrei dovuto lavorare per arrivare all’inizio del campionato pronto per affrontarlo. Nonostante tutto, però, non mi aspettavo di partire così bene, anche a livello di squadra. Ero conscio del fatto che fossimo una buona squadra, con una chiara idea di gioco ma oggettivamente stiamo andando oltre ogni aspettativa. Giochiamo insieme, ci divertiamo, lo facciamo con entusiasmo e questa penso sia il nostro asso nella manica”.

Parlando nelle settimane passate anche con il preparatore atletico Barnabà, ha sottolineato come il lavoro continuo fatto in estate l’abbia portata ad avere una forma fisica ottimale in questo inizio di stagione. Conferma?
“Sì confermo assolutamente. La mia sfortuna l’anno scorso è stato il non trovare continuità a causa dei due pesanti infortuni che mi hanno fortemente penalizzato. La costanza che ho trovato fin da quest’estate mi ha permesso di lavorare senza problemi e mi ha aiutato molto. Poi è chiaro, quando dietro hai uno staff che ti fa lavorare al meglio i risultati si vedono. Ho notato in me un grande miglioramento dal punto di vista fisico, di come mi sento in campo. Dovrò continuare a lavorare così perché siamo solo ad inizio stagione ed io ho solo 23 anni, quindi penso di poter avere ancora ampi margini di miglioramento”.

Una delle qualità più importanti che sta mettendo in pratica in campo è la velocità di piedi e di movimento con cui, ad esempio, gioca i tanti pick’n’roll che create in partita. E’ una caratteristica nuova per lei o anche negli anni passati giocava molto su questo?
“In parte era una cosa che avevo anche prima. Sicuramente però questa mia caratteristica è amplificata dal modo in cui giochiamo e ci alleniamo ogni giorno. Mettiamo in campo molta intensità, puntando tanto sulla velocità di movimento. Penso che allenarsi con continuità in una determinata maniera porti poi dei risultati importanti, a maggior ragione poi quando lavori con giocatori veloci quanto te se non di più e poi in partita questo ti porta ad essere sempre un passo avanti ai tuoi avversari”.

In una squadra che è molto più votata alla fase offensiva lei è uno dei massimi interpreti della fase difensiva del gruppo…
“La fase difensiva è molto importante per noi. Devo continuare a lavorare perché ormai nel basket di oggi non c’è un’azione dove il lungo in difesa non sia coinvolto almeno due o tre volte a possesso. Devo trovare sempre più costanza, che è la cosa più difficile, perché giochi tanto in attacco e in un attimo ti ritrovi subito in difesa. Questo richiede forza fisica ma anche mentale, da sviluppare con abnegazione tanto in allenamento quanto in partita. Sto lavorando su questo e cerco di migliorarmi sempre più”.

Com’è la convivenza tra lei e l’altro lungo biancorosso, Tariq Owens?
“Il rapporto tra me e Tariq nasce al di fuori dal campo. Andiamo molto d’accordo, siamo due ragazzi a cui piace scherzare molto, siamo estroversi e stiamo bene insieme. Questo ovviamente aiuta poi anche la connessione in campo. Siamo in competizione continua, ma parlo di una competizione sana che ci porta a cercare di migliorarci ogni giorno per “rubare” uno più minuti all’altro in partita. Non c’è invidia, non c’è gelosia e questo è molto importante, perché poi quando arriviamo alla partita il nostro unico obiettivo è quello di fare bene nel reparto per aiutare la squadra a vincere. Il fatto poi di avere un’alternanza così continua, con cambi ogni 3/4 minuti, ci dà modo di cercare di viaggiare sulla stessa lunghezza d’onda per dare uno continuità al lavoro dell’altro”.

Un passo in avanti che sta facendo è anche dal punto di vista mentale e di approccio alle partite. Mi viene in mente quando con Venezia entra in campo e le prime due azioni va a fare spallate con Watt per fargli capire che non sarà una serata semplice…
“Questa è una cosa frutto della continuità che sto trovando in campo e della fiducia che sento nei miei confronti da parte di tutti. So di avere un ruolo importante in squadra e questo mi porta ad aumentare anche il mio senso di responsabilità nel confronti di essa, cercando di fare qualcosa di più, che non vuol dire per forza segnare un canestro in più, fare una stoppata o prendere un rimbalzo ma anche dare una scossa emotiva al gruppo in certi momenti. Migliorare l’aggressività e la voglia di fare, riuscire a gestire al meglio la mia emotività, sono tutte situazioni su cui sto lavorando per crescere. Poi è chiaro che la voglia di sbattersi e fare quando giochiamo in casa è ancora più semplice da trovare, spinti da oltre 5000 persone”.

Cosa le ha lasciato l’ultima esperienza con la Nazionale?
“Mi sono rimasti dei gran bei ricordi perché parliamo di esperienze che si vivono poche volte nella vita. Far parte di un gruppo che ha conquistato l’accesso ai prossimi Mondiali ed in generale di una squadra che nelle ultime estati ha raggiunto grandi traguardi, mi ha fatto capire che ho ancora molto da imparare. Queste finestre con la Nazionale mi danno modo di testare il mio livello, mi fanno capire a che punto sono della mia crescita e poi l’orgoglio azzurro è sempre lo stesso, da quando avevo 15 anni, che giochi o meno, che si vinca o che si perda”.

Un pensiero al Mondiale lo sta facendo?
“Ovviamente, mi farebbe piacere anche solo far parte del raduno pre competizione, per partecipare e fare tutto il lavoro con il gruppo, poi quello che verrà, verrà. Devo lavorare sodo da qui fino alla prossima estate”.

Willie leader in campo ma anche fuori, dove è bersaglio continuo, in senso buono, dei suoi compagni..
“Si è vero, io sono il tipico giocatore napoletano. Mi piace scherzare moltissimo con tutti, che siano i compagni italiani o stranieri. Parlo tanto, cerco di coinvolgere tutti e mi trovo molto bene con loro. Gli sfottò che ci facciamo sono assolutamente buoni e aiutano a cimentare il rapporto tra tutti noi”.

Domenica arriva l’esame Virtus Bologna, la squadra probabilmente più completa e forte del campionato. Che partita si aspetta e se pensa che la lotta a rimbalzo, statistica nella quale Varese perde sempre nonostante vinca le partite, possa diventare invece stavolta fondamentale?
“La Virtus è la squadra più completa del torneo. Sono in un buon momento e mi aspetto una partita dura, sia a livello tecnico-tattico che fisico. Dovremo essere bravi ad entrare in campo con la giusta tranquillità, cercando di limitare l’impatto emotivo e controllando quante più situazioni possibili. La lotta a rimbalzo sarà importante, tenuto conto che loro sono una squadra molto grossa. Sappiamo però che i nostri punti di forza sono altri rispetto ai rimbalzi e dovremo cercare di metterli in luce. Limitare poi sempre più questo nostro deficit ci può aiutare a vincere tante più partite, soprattutto quest’anno che molte gare finiscono punto a punto. Dovremo trovare il giusto equilibrio mentale e fisico in campo, consapevoli che siamo una grande squadra e che possiamo vincere la partita”.

Alessandro Burin

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui